Nella seconda edizione 1956 del dramma Vita di Galileo Brecht aggiunse una frase che sembra uscire dal nuovo film Oppenheimer sul padre della bomba atomica: verrà un giorno, si rammarica il Galileo del drammaturgo tedesco, in cui ad ogni nostro EUREKA! farà eco un grido di orrore dell’umanità!
In effetti Brecht si riferiva proprio all’inventore della bomba atomica, i rimorsi del quale non possono tuttavia essere facilmente giustificati col concetto della deterrenza: se non lo avessimo fatto noi, lo avrebbe fatto Hitler. Sarà pure vero, ma la questione verte sulla responsabilità individuale dello scienziato, al servizio di qualsiasi potere politico, che lavora per la distruzione: colui che opera consapevolmente o collabora più o meno scientemente alla costruzione di strumenti di morte, si condanna da solo al suo inferno.
Mi soffermo su queste riflessioni visitando a Roma la mostra “Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, promossa dalla Soka Gakkai italiana. La mostra che definirei piuttosto un vero e proprio evento è aperta fino al 18 maggio presso l’Ospedale delle Donne (piazza San Giovanni in Laterano 74, Roma) e mira a creare un movimento di opinione per la necessaria e impellente ratifica da parte dello Stato Italiano del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) approvato all’ONU il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021.
“Il vero nemico non sono le armi nucleari in quanto tali – si legge nel programma che mi ha fatto subito pensare al Galileo di Brecht – né gli Stati che le possiedono o le costruiscono, il vero nemico è il modo di pensare che giustifica le armi nucleari: l’esser pronti ad annientare gli altri qualora essi siano considerati una minaccia o un intralcio alla realizzazione dei propri interessi.”
Senzatomica non è solo una mostra, termine che potrebbe far pensare a qualcosa di statico e fruibile passivamente come una visita museale, né tantomeno una galleria degli orrori di Nagasaki e Hiroshima. Invece si tratta di un’esperienza sensoriale attraverso un percorso in cinque aree pensato e realizzato per un pubblico giovane con strumenti audiovisivi di ultima generazione che smuovono e impressionano le coscienze dimostrando, come nel film War games-Giochi di guerra, che la follia dell’uso militare dell’atomica sia un vero e proprio cancro mondiale. Oltretutto ci sono anche da fare due conti come dimostrano le proiezioni sotto gli occhi dei visitatori: col bando delle armi nucleari si potrebbero infatti risolvere i problemi a livello planetario della fame, dell’istruzione, della ricerca scientifica e medica di pace. Naturalmente questi concetti rischiano sempre di suonare come prediche nel deserto. Ma un conto è ricevere informazioni passivamente, altro partecipare attivamente, come nell’intento degli organizzatori della mostra-evento, alla formazione di un’opinione che non viene calata dall’alto, ma stimolata attraverso un percorso di immersione totale. Proprio questa impostazione multimediale spiega il successo dell’iniziativa Senzatomica che dal 2011 a oggi, è stata allestita in oltre 70 comuni italiani, visitata da oltre 365.000 visitatori, tra cui oltre il 40% di studenti delle scuole elementari, medie e superiori, diventando uno dei principali movimenti per il disarmo nucleare in Italia.
L’utopia sessantottina del mettete dei fiori nei vostri cannoni / perché non vogliamo molecole malate della famosa hit dei Camaleonti che in tempi di Guerra Fredda poteva suonare irrealizzabile col mondo diviso in due blocchi, oggi si è trasformata in una necessità assoluta. Le armi atomiche infatti rappresentano non più una minaccia reciproca tra due contendenti che si fronteggiano e controllano, ma gli strumenti letali per l’umanità data la diffusione delle testate a livello planetario che potrebbero essere utilizzate anche nella miriade di conflitti locali che ci affliggono. Rischi che trovano in Senzatomica una testimone d’eccezione in Setsyko Thurlow, sopravvissuta alla bomba di Horoshima che nel discorso per il ricevimento del premio Nobel per la pace ha raccontato della sua terribile esperienza da bambina, prigionera sotto le macerie in fiamme.
Lo step finale di Senzatomica è una suggestiva galleria delle voci dove i visitatori possono lasciare la loro impressione e il loro messaggio. Come ho fatto anch’io con le parole di Marx riprese da Trilussa nella celebre Ninna Nanna:
La guerra è quella cosa in cui i ricchi mandano a morire i figli dei poveri.
Enrico Bernard