E’ Lino Guanciale “L’uomo più crudele del mondo”

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Al Teatro Franco Parenti, Milano. Recita del 5 aprile 2024

In un ambiente di spoglio ma apparente degrado in cui tutto ha una finalità, adiacente una fabbrica da cui attutiti da una musica che subito introduce in una dimensione altra, filtrano lontani rumori. Schermati i vetri, offuscati, come le coscienze dei due protagonisti, oltre i quali inizialmente non è dato vedere. Due uomini s’incontrano in un  fissato appuntamento: Paul Veres, padrone della più importante azienda d’armi europea, uomo schivo e riservato, ha espressamente scelto un giovane giornalista di una testata locale cui ha concesso un’intervista. E’ l’inizio di L’uomo più crudele del mondo, pregnante frutto della nuova drammaturgia italiana, scritto da Davide Sacco, da cui si può intuire la grande passione per la scrittura e per il palcoscenico, cresciuto com’è in una famiglia di teatranti e da sempre a contatto con il mondo dello spettacolo. Il testo ha trovato la via del palcoscenico diventando una produzione della Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, LVF, Teatro Manini di Narni che ha già percorso l’Italia e presentato ora al Teatro Franco Parenti in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Quella che inizialmente sembra una formale conversazione tra due uomini mostra subito la tagliente piega imposta da Paul Veres, di virarla verso un sottile quanto deliberato jeux au massacre tingendo la pièce di atmosfere di lucido thriller psicologico. “Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte… lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?” dirà Veres al giornalista. E da qui, con un susseguirsi di altalenanti atmosfere or tranquille or tumultuosamente surreali, si dispiegano le personalità dei due uomini che letteralmente giungono a denudare i loro più intimi recessi dell’animo per mostrarsi quale realmente sono o sarebbero, se si lasciassero prevalere i primordiali istinti che ci differenziano dalle bestie. E’ così che Davide Sacco, autore e regista al tempo stesso, riesce per quasi tutta la durata della rappresentazione a scuotere lo spettatore sollecitando una continua, quanto repulsiva adesione o a prenderne le distanze, nel travolgente e malefico irretimento fra chi è, di volta in volta, vittima e carnefice. Lo scandaglio degli animi si fa allora più profondo, scorticante le nostre fragili certezze di essere migliori e di riuscire a far prevalere la ragione. La discesa agli inferi verso i lati segreti e ben nascosti sollecitata da questo testo, esplorando quello che anche noi celiamo a noi stessi, si chiude su un efficacissimo “coup de théâtre” finale che getterà tutta intera la luce, a ritroso, sulla pièce. Lino Guanciale e Francesco Montanari interpretano L’uomo più crudele del Mondo in maniera così calzante da sembrare sia stato scritto per loro. Lino Guanciale dalla penetrante espressività del viso, fa intuire fin dall’inizio il tormento che torce il personaggio, le pungenti passioni che dilaniano quell’anima. La recitazione d’intensa esagitazione riflette il fluttuare degli stati d’animo che lo fanno a  volte incosciente; la ricca gamma di colori vocali e la varietà di accenti, or imperativi e drammatici or sarcasticamente bonari, mostra la dolorosa lucidità del fine che si è proposto, sfociando in un calcolato cinismo dall’amaro disincanto. Francesco Montanari gli sta al pari, iniziando l’interpretazione del suo personaggio in dimensione terrena e fin semplice, in realtà è la maschera di un degrado interiore che forse lui stesso si è nascosto o ben occultato, tanto da non rendersene conto fin che Paul Veres gli scava dentro, staccandone via via gli strati venutisi a stratificare. Appare allora la voracità umana primordiale, non più temperata dalla ragione. Ficcante la regia di Davide Sacco (sue anche le scene) che avvinghia e tiene in sospeso lo spettatore conducendolo per i meandri della “feccia” che fermenta nei protagonisti, resa essenzialmente con scarni gesti e asettiche luci di Andrea Pistoia. Travolgente l’ovazione finale che ha accolto i due protagonisti e festosa accoglienza per l’autore.

gF. Previtali Rosti

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