La vita e la morte dei genitori, lati sconosciuti di un’unica immagine, sono affrescati con dolcezza affettuosa ne “Un momento difficile”, di Furio Bordon  

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. Dal 26 febbraio al 3 marzo 2019

Quel che avviene sul palcoscenico ha le sembianze di un sogno che inizia con una breve “ouverture” a sipario ancora chiuso: una musica da ballo suonata da un’orchestra che progressivamente si atrofizza riducendo l’organico e rallentando il ritmo. Resta, con una costanza non ossessiva che in qualche modo fa compagnia, il ticchettio di un invisibile orologio (o è un metronomo?), segnalatore di un tempo che passa inesorabile, indifferente a quel che avviene tra le persone e, soprattutto, nel loro intimo.

Due personaggi emergono dal buio: una donna anziana (Ariella Reggio, brillante, ironica ed efficace) è distesa sopra un letto, ai cui lati stanno un cassettone carico di farmaci, un comodino e, poco lontano una toletta. Ha più di novant’anni, non può alzarsi se non sostenuta dalle braccia forti dell’infermiere, al momento non presente. Nella stanza c’è un uomo seduto (Massimo Dapporto, che interpreta con rara sensibilità la parte del figlio ormai anziano; nel testo di Furio Bordon è indicato, in modo fortemente simbolico, con “TU”).

“Un momento difficile” è il terzo pannello di un trittico, la “trilogia delle età indifese” scritta dall’autore triestino, cui fanno parte “Le ultime lune” e “La notte dell’angelo”.

L’ampia e ariosa scenografia di Alessandro Chiti, lineare ed essenziale, è dotata di una scalinata nascosta da una balaustra cieca e di alcune aperture, strategiche per far apparire e scomparire due personaggi vestiti di bianco (Francesco Foti, dai modi fascinosi e signorili e Debora Bernardi, esuberante e diretta): rappresentano il ricordo dei genitori del protagonista.

Provengono da una dimensione altra, bloccati in un passato carico di qualche luce e molte ombre, travisamenti e lucide intuizioni, rivelazioni e tardivi pentimenti.

In questa parentesi onirica ma molto logica e realistica dialogano con il figlio che è ora più anziano di loro, ma anche con “la vecchia signora”, la madre ormai alla fine dei suoi giorni, in balia delle allucinazioni provocate dalla demenza senile, grandiosa nella sua totale fragilità e la regia di Giovanni Anfuso conferisce alla pièce un ritmo che permette di accogliere con leggerezza una situazione di per sé drammatica.

Chiudere i conti in sospeso con i genitori non è facile, ma neppure chiedere perdono ai figli lo è, perché ognuno possiede una parte nascosta, non sempre benevola, costituita da sentimenti e pensieri di cui a volte non si ha una vera consapevolezza ma che condizionano le relazioni e i comportamenti, spesso mal compresi da chi ci sta vicino.

A ciò si aggiungono aspettative infrante, immagini illusorie difficili da abbandonare, interpretazioni fuorvianti di situazioni cui si crede di essere stati testimoni oggettivi.

Non basta: la distanza generazionale crea inevitabili barriere molto difficili da valicare, perché ogni epoca ha un proprio linguaggio, segue regole e crea dinamiche diverse a volte in modo impercettibile, ma di fatto sostanziale e non basta conoscere a memoria le narrazioni degli episodi vissuti in prima persona da chi ci ha preceduto nell’albero genealogico della nostra famiglia.

Sarebbe davvero bello avere la possibilità che Furio Bordon ha donato a TU: l’occasione di risolvere davvero e fino in fondo ogni incomprensione esistente tra noi e le persone grazie alle quali siamo venuti al mondo, prima di lasciarle andare.

L’amarezza e il dolore per la perdita rimarrebbe sempre, ma le fratture sarebbero ricomposte.

Sarebbe altrettanto bello riuscire a farlo con i nostri figli, prima che sia troppo tardi.

Paola Pini  

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Assicurazioni Generali
Dal 26 febbraio al 3 marzo 2019
UN MOMENTO DIFFICILE
di Furio Bordon
con Massimo Dapporto, Ariella Reggio
Francesco Foti, Debora Bernardi

regia Giovanni Anfuso

scene Alessandro Chiti
costumi Riccardo Cappello
musiche originali Paolo Daniele
movimenti di scena Amalia Borsellino
luci Gaetano La Mela
coproduzione Teatro Stabile di Catania e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

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