“Accabadora”. Vincere le consuetudini attraverso il sentimento

Data:

Dal 26 marzo al 7 aprile 2019 al Teatro Franco Parenti di Milano

Maria, interpretata da Anna Della Rosa, diretta da Veronica Cruciani, sulla scena dialoga con la Tzia Bonaria che però non vediamo mai, perché lo spettacolo comincia quando la donna, l’Accabadora che dà il titolo allo spettacolo e all’omonimo romanzo di Michela Murgia, colpita da un ictus, giace sul letto come “un verme”, odorante di morte e senza poter più parlare. Per questa ragione è un lungo accorato monologo in cui Maria ripercorre la sua infanzia, e finalmente, ora che non è più una bambina, capisce cose che non aveva capito prima, tutta presa com’era dall’amore della nuova mamma che l’aveva  “prescelta” quando una manciata di ciliege, nascoste nella tasca dalla piccola, aveva rilasciato il succo rosso sul suo vestitino bianco. E Tzia Bonaria, vedendola, aveva sentito che “la sua sterilità era finita.”

La figlia adottiva, appena avuta la notizia dell’accaduto, torna per accudirla, ricambiando con lo stesso amore quell’amore che per tutta la vita ha ricevuto da Bonaria, e non certo dalla madre naturale.

Maria, catapultata a Torino per vivere un’altra vita, la seconda, presa dallo stupore per la grande città, e da tutto quello che può trovarci, lascia scivolare via, in un lento oblio, la cultura della sua terra, istintiva, muliebre, primordiale, più legata e più vicina a un tempo di misericordia, di pietas, di coraggio, di morte.

Una straordinaria cultura che va al di là delle leggi scritte, delle pene inflitte dalla giustizia legittimata, delle credenze bigotte e della cultura corrente, del politically correct e delle mode.

E così, quando Maria ritorna a casa, dopo avere finalmente capito che la Tzia è stata “l’angelo della morte” per i sofferenti, per i malati terminali o semplicemente per tutti coloro che non riuscivano a sopportare di vivere in condizioni diverse dalla dignità, dalla forza, dal rispetto, ha un reazione di orrore ma sopratutto di sdegno perché Bonaria non glielo ha mai confessato.

Ma Maria capisce che quelle cose che, secondo la morale, e secondo tanto altro “non si fanno”, sono state solo opere pie, gesti d’amore che hanno messo fine a vite vissute in forma di vegetali, attaccati a una flebo che sgocciola ventiquattro ore al giorno le sue pozioni magiche, tra le bugie, le diagnosi sbagliate, le sofferenze, le rassegnazioni.

Accabadora, una donna che di fronte al silenzio di Dio, e al dolore degli uomini, non si stupisce, non s’ indegna, non piange, non prega ma agisce, con la consapevolezza che farà solo del bene.

Bonaria, l’Accabadora o cosa significa amare veramente: anche uccidere chi si ama, se ce lo chiede.

Alla fine, Maria, ormai rientrata nel grembo della sua arcaica cultura per vivere una terza vita, sentirà pietà per quella madre che non reagisce, che non parla, che odora di morte, di vomito e di urina, e agirà come faceva Bonaria: premendo un cuscino sul viso della Tzia, per dare alla Morte la possibilità di sostituirsi alla Vita, portandosi via ogni sofferenza. Che sensazione si deve provare a toccare, annusare, sentire un cuscino in cui è rimasto impresso l’ultimo respiro di una persona?

Bonaria, l’Accabadora, che ha generato una figlia non dal suo ventre ma dal suo cuore. Questo è essere madre, comunque.

Uno spettacolo, che ispirato dal romanzo di una scrittrice sarda, cerca di recuperare il senso dell’essere Donna, della natura primordiale che ci appartiene e che molte di noi hanno perso, per lasciarsi sedurre da un mondo troppo razionale e materiale, dove gli istinti, la telepatia, le intuizioni, le grandi dolcezze, vengono visti come cose superate, inutili per fare carriera e avere successo, poco moderne e ancor meno tecnologiche. Noi Donne dovremmo tornare a correre con i lupi e non contro di essi. Solo così, noi Donne, potremmo salvare l’Umanità da una lenta discesa verso il nulla.

Daria D.

 

ACCABADORA
dal romanzo di Michela Murgia edito da Giulio Einaudi Editore
drammaturgia Carlotta Corradi
con Anna Della Rosa
regia Veronica Cruciani
scene Antonio Belardi
costumi Anna Coluccia
luci Gianni Staropoli e Raffaella Vitiello
suono Hubert Westkemper
musiche a cura di John Cascone
video Lorenzo Letizia
assistente alla regia Mario Scandale
produzione e comunicazione Giorgio Andriani/Antonino Pirillo
produzione Compagnia Veronica Cruciani, Teatro Donizetti di Bergamo, TPE – Teatro Piemonte Eurpopa, CrAnPi con il contributo di Regione Lazio – Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili – Area Spettacolo dal Vivo

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