CIOCCOLATA & THE, COLONIALI CHE HANNO FATTO LA STORIA

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La bevanda che tutti amano chiamata cioccolata, ha una storia che merita di essere raccontata. E’ cosa nota che dal cacao si estrae “Il cibo degli Dei”, così chiamato dalle civiltà precolombiane, ma forse pochi sanno che molto tempo prima gli Olmechi già la potevano gustare e si deve agli abitanti della penisola dello Yucatan, i Maya, per aver prodotto un tipo di bevanda calda ancora molto dissimile dal prodotto che conosciamo noi oggi. Questo veniva dai preziosissimi semi della Theobroma, venerati dagli abitanti della penisola e usati come merce di scambio, anche identificati come droga alcaloidea e, come se non bastasse, l’imperatore Montezuma II, prima di recarsi nel talamo del suo harem, era convinto che la sostanza appena ingerita fosse un potente afrodisiaco. Nel 1492, l’italiano Cristoforo Colombo capì subito l’importanza di quelle fave di cacao, decise d’inviarle in Europa, come sempre i ben pensanti delle grandi potenze preferivano merci che facessero subito cassa, senza coltivare e attendere il frutto dell’investimento. Solo Cortés, dopo essere titolato governatore del nuovo mondo, diede in omaggio tanti semi di cacao all’imperatore Carlo V di Spagna per fare la preziosa bevanda calda.
Chiudiamo questa prima parte con questo quesito, in molti hanno tentato di rispondere: La cioccolata calda, è da considerarsi un cibo oppure una bevanda?

Altra meravigliosa rivelazione importata fu l’ambrata bevanda nata molti secoli prima, lei come la precedente è avvolta a leggende… quasi incredibili. Una tra le tante più affidabili, narra di un imperatore cinese conosciuto come Chen Nung, uno specialista ligio all’igiene legato alle sue abitudini, ordinò al suo popolo di bere acqua bollita, facendone anch’esso grande uso. Amava riposare all’ombra della consueta pianta sorseggiando la sua bevanda di acqua bollita… e come accadde a Isaac Newton… a un certo punto si staccò una foglia dal ramo entrando nella tazza. Incuriosito per l’accaduto, decise di sorseggiarne la gustosità, le papille gustative furono attraversate da una sensazione inaspettata, mai provata in precedenza. Episodi come questo si trovano in ogni dove, ogni Paese che coltiva quel genere di pianta, esprime la sua versione e merito di aver scoperto l’infuso del the, circondato da curiosità e aneddoti. Tutte valide… forse nessuna vera!
La descrizione del the si perde tra le pieghe del tempo scrivendolo secondo le culture del proprio territorio, mentre nei secoli si riporta negli antichi manoscritti di viaggiatori come Marco Polo, mentre questo percorreva la Via delle Indie, scambiando merci che potessero giungere sino a noi.
Vi sembrerà strano sapere che in origine le foglie del the seccate erano mescolate ad altri ingredienti da formare specie di zuppa, oppure che il the veniva servito con acqua bollita e sale.
Con l’inizio dell’VIII sec. la bevanda ambrata iniziò a essere un infuso e come per il cacao fu considerata moneta di scambio e da quella semplice fogliolina essiccata inizia un capitolo nuovo: Cha no yu, la Cerimonia del Tè giapponese, arte legata allo Zen.
A questo punto vi domanderete, chi diede inizio al famoso cerimoniale inglese dell’ora del tè…?
Tutto iniziò dalla nobildonna Anne Stanhope, duchessa di Bedford, ma questa è un’altra storia!
Fu così che l’uso delle due spezie importate dalle colonie, in breve tempo divenne, non solo per l’aristocrazia,  status symbol di quel periodo.

Daniele Giordano

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