Real Madrid – Roma 1 a 2. Il teatro, aldilà del resto.

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Il connubio artistico tra Giuseppe Manfridi, uno dei più importanti drammaturghi contemporanei, e Paolo Triestino, attore di consolidato e costante successo nei teatri di tutta Italia, senza preferenze geografiche di sorta, continua felicemente a sorprendere. Grazie ad un magico equilibrio tra i testi del primo, ormai riconosciuto come il padre del “teatro dell’eccesso” per la ricchezza ridondante della sua scrittura ed il lavoro sapiente, da grande teatrante, del secondo, atto a tramutarne in scena godibile l’effluvio inarrestabile di parole, concetti e deviazioni di cultura classica, le due serate al Teatro Quarticciolo del 21 e 22 febbraio, sede della prima nazionale di Real Madrid Roma 1 – 2, sono state senza dubbio un grande successo. Come sempre, il calcio, la singola partita, pur essendo centrali nei testi di Manfridi, offono innumerevoli spunti di riflessione. In questo caso il tema su cui disserta la pièce è la grandezza, quella accessibile all’uomo, che non lo fa sentire microscopico. Una grandezza da poter ammirare, di fronte alla quale sentirsi adeguati. Un’opera d’arte, un monumento, uno stadio. Una squadra di calcio universalmente riconosciuta “galattica. Un’ideale, un concetto che possa essere raggiunto, o almeno sfiorato. Un’immaginaria Moby Dick con cui stabilire un contatto. Cacciatori e prede della stessa. Noi tutti, come Achab, alla ricerca e contemporaneamente inseguiti da un ideale di grandezza. Seppur “affamati di normalità”, sospinti dall’inerzia della vita, anche quando la grandezza è nefasta, assassina, percorriamo il cammino del trapasso, come nel tunnel che dagli spogliatoi porta al campo di gioco. A volte senza accorgerci delle fessure che separano un’epoca da un’altra. Una vita prima e un’altra dopo….come parlare di una partita vinta il 5 marzo 2008 ma avendo in testa quella persa..in quell’11 settembre 2001. Sette anni di distanza, in cui abbiamo saltato una di quelle fessure e niente è come prima. Dove la terra di mezzo può diventare momentaneamente un ascensore di un lussuoso albergo de Il Cairo, in cui due giovani vacanzieri ignorano la grandezza del male che sta spezzando un’epoca.

Tutto questo e molto altro ancora, veramente affascinante, in Real Madrid Roma. Paolo Triestino riesce, con una prova d’attore di grande difficoltà, a rendere efficacemente l’ironia, l’epos e il pathos dell’autore con la giusta, esperta leggerezza. Con una scenografia semplice (di Francesco Montanaro) che si rivelerà estremamente funzionale e suggestiva, con la garanzia delle luci di Marco Laudando e con proiezioni di brevi e divertentissimi video di uno pseudo inviato speciale sui luoghi del racconto (Ariele Vincenti), lo spettacolo si avvale di un ritmo sostenutissimo che riesce a catalizzare l’attenzione, anche di chi il calcio non sa nemmeno cosa sia. Impresa non scontata quando si ha a che fare coi testi di Manfridi. Del resto, qui non si tratta tanto di “fedi calcistiche”, quanto di far teatro. Quello visto in queste prime due serate ne ha tutti i crismi e non potrà che crescere col tempo.

Paolo Leone

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