Ciao Francesco, puoi parlarmi brevemente della tua formazione di compositore e di pianista.
Sono un autodidatta per quanto riguarda la composizione, intorno agli 11 anni ho avuto la curiosità di suonare qualcosa di diverso, di mio. Ho iniziato premendo letteralmente tasti a caso e segnandomi a mente le combinazioni che mi piacevano. anni dopo ho scoperto che quelle erano settime, decime etc. Per quanto riguarda il pianoforte “classico” ho preso delle lezioni private tra i 7 e gli 11 anni e qualche anno di conservatorio verso i 18.
Ascoltando i tuoi pezzi mi rendo conto che ti avvicini molto allo stile di Einaudi e di Allevi, dico bene?
E non sono solo loro, di Nyman, Clayderman, Bosso, Glass..
“Piove”, “Mare di Dicembre”, “E’ Sera”… sembra che per te la musica sia un po’ come un dipinto espressionista.
Esatto, sono le colonne sonore della mia vita, ogni brano ha una sua storia. “Mare di Dicembre” ad esempio è stata composta dopo una passeggiata sulla spiaggia di Latina, il silenzio, le onde, la spiaggia deserta. Ci vedo tanto nei miei brani e ognuno ci vede quello che sente.
Hai un rapporto molto vicino con la musica classica, ma cerchi anche con il tuo stile di renderla accessibile al pubblico, come avviene questo connubio tra musica classica e per certi versi pop – nel senso di popolare?
In realtà ho un rapporto molto vicino con la mia musica, non mi ritengo un esecutore se non dei miei brani. La prima volta che sono uscito da una sala di registrazione a 18 anni ho fatto la cosa più immediata che mi è venuta in mente, ovvero mettere i brani su Youtube. nel 2009 era un luogo molto meritocratico, e così è iniziato tutto, in modo “popolare”, i primi ingaggi, i primi concerti e via…
Cosa significa oggi comporre musica strumentale in un panorama dove commercialmente vanno per la maggiore cantanti a volte dalle dubbie capacità?
Se la controparte sono i Talent mi sento tranquillo dopo le parole di Red Ronnie. Non è il mercato che deve influenzare l’arte, ognuno deve fare le sue ricerche artistiche, se il mercato premia ben venga.
Tu sei italo-turco. Cosa c’è d’italiano in te e cosa c’è invece di turco? D’altra parte anche la Turchia ha dei nomi molto importanti nel panorama pianistico internazionale, come Fazil Say.
Di Turco non saprei, di Istanbul ci sono 6 anni della mia vita e un quasi turco madrelingua. La maggior parte dei brani che ho composto sono nati in quella città e c’è qualcosa che mi fa provare grande nostalgia ogni volta che ci penso. E’ una di quelle città dove ci lasci una parte del cuore. Di Italiano c’è invece tutto, sono nato a Roma e 3/4 di vita li ho vissuti qui.
“Flying” è il tuo terzo album, puoi parlarmene un po’, dicendomi cosa rappresenta per te?
Flying è uscito dopo 2 anni di viaggi sulla tastiera e nel mondo. c’è un brano per mio padre, uno per una ragazza che non ho mai più rivisto, c’è il Bosforo con i suoi tramonti, c’è un tramonto su Roma, e c’è Destiny, un brano con cui ho provato a uscire dal mio stile.
Progetti futuri?
Per ora ho 11 date fino a metà di quest’anno, tra Roma, Milano e anche Los Angeles. Stiamo lavorando per una tournée che abbracci tutto il territorio Italiano. Attualmente sto componendo il quarto disco, che non so dire quando uscirà, ma non sarà così tardi!
Grazie a Francesco Taskayali
Stefano Duranti Poccetti