“La Classe DiGerente 3-La Rivoluzione” al Teatro Belli

Data:

Al Teatro Belli di Roma fino al 17 aprile 2016

Siamo troppo assuefatti alla tastiera per fare la Rivoluzione? Quella vera, con la maiuscola. Ce lo domandano Emy Bergamo ed Elio Crifò in scena al Teatro Belli di Roma con “La Classe DiGerente 3-La Rivoluzione“, fino a domenica 17 aprile 2016. Un testo avvincente, quello scritto e diretto dal siciliano Crifò, che snocciola alla radice i mali della nostra società. Sebbene la lista sia lunga Elio ed Emy riescono a portarne in scena una sintesi ‘ammirevole’: corruzione, affari sporchi, mafie, riciclaggio, prostituzione e sfruttamento. E solo per citare alcuni dei temi affrontati.
I due attori vestono i panni, talvolta stretti, delle nostre coscienze e ci pongono di fronte alla nostra inettitudine di cittadini proni e assuefatti a ogni cosa, dei veri e propri ‘terroristi’ esistenziali che permettono a chi ci governa di fare – e farci, sic! -ogni cosa. Se volete ridere di voi stessi, senza quasi rendervene conto, questo è lo spettacolo giusto, quasi catartico. Se invece preferite continuare a sognare che tutto cambierà con un tweet o con uno status di Facebook allora potete rimanere tranquillamente davanti alle vostre tastiere.
L’autore ha scelto di prenderla alla larga prima di arrivare al nocciolo del problema, ovvero la nostra incapacità di ribellarci. Si comincia con le malefatte della Chiesa, tante, dai roghi degli oppositori fino alle vere e proprie concessioni al malaffare. Poi si passa per mafia capitale e la grande distribuzione organizzata che ricicla denaro sporco delle mafie, a detta degli inquirenti. Si tocca poi il caso delle scie chimiche, del poligono di Quirra e della sparizione del sardo ‘maori’ Franco Caddeo. Tutti argomenti affrontati dallo spettacolo con leggerezza ma mai con superficialità, tanto che il testo si basa su atti ufficiali e inchieste della magistratura. A guidarci tra l’uno e l’altro ‘malaffare’ della nostra classe digerente, c’è la brava e seducente Emy Bergamo, che veste i panni di una hostess che ci traghetta con grazia verso le nostre colpe e ci spiega, tra le altre cose, come lo stato pontificio abbia sempre guadagnato ‘legalmente’ una percentuale da ogni prestazione sessuale di una prostituta, e questo fino al 1954, anno in cui i bordelli vennero chiusi. L’attrice, con fare ammiccante e divertito, ci mostra poi come lo sfruttamento del corpo delle donne non avvenga solo fisicamente, ma anche moralmente attraverso la nostra televisione con le sue pubblicità seduttive e stereotipate. Insomma, tanta carne sul fuoco in questa interessante pièce tragico-comica, il cui testo sembrerebbe quasi surreale, se non fosse spietatamente vero. Ottimi i due attori, che calcano il palco con grande esperienza e lo riempiono della loro presenza data l’assenza di ogni scenografia. Interessante la musica scelta da colonna sonora, la popolare ‘malarazza’, che racconta della risposta di Gesù sulla croce a un servo che si lamentava del suo padrone: ‘ti lamenti, ma che ti lamenti? Prendi lu bastone e tira fuori li denti!’. Un invito che sembrano rivolgerci Emy ed Elio con l’ultimo inchino, lasciandoci consapevoli che non esiste nessun’altra possibilità di redenzione che non sia una rivoluzione attraverso cui prendere a calci questa classe dirigente corrotta, senza riderci troppo però. Dallo spettacolo è tratto un libro e un dvd (edizioniTerre Sommerse) terzo atto di una vera e propria trilogia della corruzione di stato, che sembra dirci, nonostante il numero 3: non finisce qui.

Elisa Marini

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