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“Jersey Boys”, i four seasons italiani a Milano

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Ha debuttato a Milano, al Teatro Nuovo, il musical Jersey Boys, diretto da Claudio Insegno, ripreso dall’originale di Broadway

Ancora una volta un tentativo all’italiana di farci sentire a Broadway. Jersey Boys ha debuttato nella capitale del musical theatre nel 2005, vincitore di quattro 4 Tony Awards nel 2006 incluso Miglior Musical, ma noto al pubblico di tutto il mondo dopo il film del 2014 diretto da Clint Eastwood. Narra la storia dei Four Seasons, gruppo musicale degli anni ‘60: la formazione, l’ascesa, il successo, i momenti difficili, gli scontri personali e la separazione dei suoi elementi: Frankie Valli, Bob Gaudio, Tommy De Vito e Nick Massi, quattro ragazzi di chiara origine italiana nati e cresciuti nel New Jersey, la cui musica è diventata il simbolo di un’intera generazione, inventori di un sound unico, soprattutto grazie a Bob Gaudio, autore di quasi tutti i loro successi: Big Girls Don’t Cry, Sherry, Stay, Can’t Take My Eyes Off You, December 1963.

Con un’attenzione particolare nei confronti del cantante, Frankie Valli, “il piccolo bambino dal grande falsetto”, si seguono le vicissitudini dei quattro, fedeli a un codice d’onore imparato tra le strade del New Jersey e chiamati a una moltitudine di sfide, provocate loro dai debiti di gioco, dalle minacce mafiose e dai disastri familiari.

La versione italiana mostra innanzi tutto una regia caotica, un continuo viavai di oggetti, elementi scenografici, persone, cose. Non si sa più dove guardare, distratti da mille cose che accadono nello stesso momento e che distolgono attenzione dal filo logico della storia. I quattro protagonisti sono molto bravi: Alex Mastromarino è Frankie Valli, l’ex parrucchiere che con la sua voce lancia il gruppo nell’Olimpo della musica: con un’estensione vocale incredibile proprio come l’originale, che gli consente un falsetto potente e cristallino. Caratteristica vocale per niente comune: vocalmente può piacere o meno, ma si tratta solo di una questione di gusti. Marco Stabile è il chitarrista malavitoso Tommy De Vito, che fonda il gruppo, scopre la voce di Frankie Valli ma che, oltre ad entrare ed uscire di galera, rovina tutto indebitandosi con la mafia che lo costringe ad un esilio dalle scene in attesa che gli altri si preoccupino di salvare il gruppo. Marco ha una bella voce, calda ed avvolgente, e si dimostra a suo agio sul palco e nel ruolo. Flavio Gismondi, reduce dal successo di Newsies, è il tastierista Bob Gaudio, autore dei brani: bellissima voce, già apprezzata in diverse opere, da quando, giovanissimo, fu scelto da Riccardo Cocciante per il ruolo di Romeo nel suo Giulietta e Romeo, ne ha fatta di strada: ora è un artista affermato, sicuro dal punto di vista della recitazione e soprattutto del canto. Claudio Zanelli è il bassista Nick Massi, l’elemento forse meno in vista del gruppo, ma anche lui simpatico e nel ruolo, specie con la frase ripetuta spessissimo “E’ venuto il momento di fondare un gruppo tutto mio”. Oltre ai quattro Four Seasons, si alternano sul palco molti altri personaggi più o meno fondamentali, anche se interpretati spesso dallo stesso artista, cosa non proprio bella dal punto di vista dello spettatore: Felice Casciano, il mafioso Gyp DeCarlo; Alice Mistroni, la moglie di Frankie; uno stupendo Brian Boccuni, il discografico Bob Crewe. Belle, ma troppe, le scene di Roberto e Andrea Comotti, così come i costumi di Graziella Pera. Le coreografie di Valeriano Longoni, ma dove sono le coreografie? Non ne abbiamo viste. Da vedere per la bravura dei quattro interpreti principali.

Chiara Pedretti

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