Corpo e denaro, croce e delizia di Carsen

Data:

Teatro La Fenice, Venezia, dall’8 al 24 aprile 2016

La Traviata di Robert Carsen, proposta ormai ad ogni stagione dal Teatro La Fenice, mantiene ancora la patina di novità nonostante i suoi dodici anni. L’orizzontalità pervade le monumentali scene di Patrick Kinmonth, impostate su diverse tonalità di verde, ed è evidenziata anche dalla scelta di disporre sovente le masse corali a ridosso della ribalta. Nel discorso sul denaro portato avanti dal regista, sia esso cemento per l’azione, sostentamento per Alfredo, compenso per prestazioni sessuali, l’incontro tra Violetta e Germont non può che avvenire in una foresta ove le banconote volteggiano nell’aria come effimere farfalle sino a scendere copiose mentre il lancinante Amami, Alfredo strazia il cuore delle anime sensibili. Altra conferma la si trova nell’erotismo comprato del balletto chez Bervoix, ove cowgirls perizomate e cowboys in chaps diventano prede e cacciatori d’un Far west non proprio lontano. Nella stanza 1206 oramai disadorna solo una televisione rotta, simbolo d’una bellezza ormai spenta, chiude la riflessione sulla riproducibilità dell’immagine, quanto le fotografie prodotte dall’Alfredo reporter. Il light design curato da Carsen e da Peter Van Praet ammanta le atmosfere di luci cupe e confondenti, in un progressivo mancar di forze.

Dichiarato allo stampa di dirigere La Traviata come la voleva Verdi, Nello Santi si lancia in una lettura personale che ha fatto gridare al miracolo molti addetti al settore, ma non me. Santi lavora sui tempi rallentandoli a dismisura e disseminando pause troppo ponderate tra ogni numero, circostanze che cristallizzano l’azione privandola d’incisività. Se da un lato gli va riconosciuta la capacità d’infondere alle sezioni qualche afflato originale, dall’altro sprofonda il violoncello del preludio primo in un eccessivo languore e con palese compiacenza manda allo sbaraglio le percussioni durante la festa spagnola e nel finale terzo. Il vero merito è ottenere da quasi l’intero cast una performance diversa dal solito, permettendo anche ai ruoli secondari di ritrovare lo smalto che la routine spesso sbiadisce.

Francesca Dotto in primis dimostra di saper arricchire il personaggio d’una carica drammatica maggiore rispetto a occasioni passate. Rimangono belli i piani di Dite alla giovine, l’Addio del passato e lo sdegno di Gran Dio! Morir si giovane. Man mano che la tragicità degli eventi prende piede, la voce disvela l’autentica predisposizione al melodramma, facendosi importante e pastosa.

Leonardo Cortellazzi, tenore valido e preparato, è l’Alfredo che da tempo si aspettava! Voce ricca di bei colori, sicura nell’acuto, impersona un amante appassionato, pieno di slancio e drammaticamente ben studiato. Germont crudele quello di Luca Grassi, quasi violento, sempre teso verso l’acuto stentoreo, sebbene non sempre in tono, motivo per cui il taglio della cabaletta No, non udrai rimproveri proposto dal direttore si rivela provvidenziale. Bene si disimpegnano Armando Gabba (Douphol), Matteo Ferrara (d’Obigny) e Francesco Milanese (Grenvil). Finalmente Flora dalla voce ritrovata quella di Elisabetta Martorana. Meglio del solito l’Annina di Sabrina Vianello e il Gastone di Iorio Zennaro.

Sempre smagliante e impeccabile il Coro, preparato da Claudio Marino Moretti.

Applausi convinti per tutti alla recita del 22 aprile. Consensi calorosi per Dotto, Cortellazzi, Grassi e Santi, protagonista indiscusso della serata.

Luca Benvenuti

La Traviata
Melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio.
Personaggi e interpreti:
Violetta Valéry: Francesca Dotto
Alfredo Germont: Leonardo Cortellazzi
Giorgio Germont: Luca Grassi
Flora Bervoix: Elisabetta Martorana
Annina: Sabrina Vianello
Gastone: Iorio Zennaro
Il barone Douphol: Armando Gabba
Il dottor Grenvil: Francesco Milanese
Il marchese d’Obigny: Matteo Ferrara
Maestro concertatore e direttore: Nello Santi
Regia: Robert Carsen
Scene e costumi: Patrick Kinmonth
Light designer: Robert Carsen e Peter Van Praet
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Allestimento Teatro La Fenice
Foto Michele Crosera

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