“Giovanna D’Arco – La Rivolta”. Giovanna e “Giovanne”: quando la rivolta è senza tempo

Data:

Domenica 29 giugno al Capannone Autostazione di Castrovillari, in occasione della Primavera dei Teatri

Sarebbe da considerarsi stucchevole, quando non addirittura retorico, il tentativo di mettere in scena un testo sull’emancipazione femminile, se non fosse che di Giovanne D’Arco, purtroppo, ne esistono ancora, e dico, purtroppo, perché può capitare – e capita davvero – di imbattersi in fatti dall’epilogo tragicamente simile. Le cronache lo confermano: abbiamo anche oggi la nostra “Giovanna”, la nostra eroina quotidiana, che stavolta si chiama Sara,ed è una studentessa universitaria romana di 22 anni, bruciata viva con dell’alcol dall’ex fidanzato che non riusciva accettare di essere stato lasciato per un altro. Come un fantoccio carnascialesco, arso pubblicamente tra l’indifferenza dei passanti, per soffocare la rabbia incontenibile, incontrollabile di aver perso qualcosa di “proprio”, di essere stato usurpato di una proprietà privata invalicabile.

Esattamente lo stesso giorno, la prima nazionale della Giovanna D’Arco a firma della drammaturga americana Carolyn Gage, gettava giù il sipario della XVII edizione di Primavera dei Teatri, il consueto festival teatrale sui nuovi linguaggi della scena contemporanea diretto dalla compagnia Scena Verticale che ha luogo, come ogni anno, a Castrovillari. In Giovanna D’Arco – La Rivolta, per la regia affidata al sodalizio Luchino Giordana – Ester Tatangelo, la pulzella d’Orléans rivive per indossare nuovamente gli abiti maschili di una ragazza emaciata e ribelle che, a soli diciassette anni, guidata dalle voci interiori dei suoi numi protettori, conduce l’esercito francese alla vittoria, sacrificando la propria pubertà in nome dell’affrancamento dai ruoli ai quali le gerarchie del suo tempo la vorrebbero relegata. Quella di Valentina Valsania (che assieme al sopracitato duo Giordana – Tatangelo forma la compagnia HermitCrab) è un’interpretazione notevole, in cui una visibile emozione fa il paio con una grinta straordinaria, ma non si tratta questa volta di rappresentare la storia oltremodo nota della santa cattolica, bensì quella misconosciuta, vera o presunta, di Jeanne Romée, una contadina senza istruzione, accusata di stregoneria per essersi scagliata contro la Chiesa, un’eretica, che alla fine si scopre innamorata di una donna: le sue parole sono quelle universali delle donne coraggiose di oggi in lotta contro le convenzioni sociali e i soprusi di un mondo ancora troppo ancorato a logiche maschiliste, sono quelle che Sara non può più pronunciare, e che abbracciano secoli di storia, dal Medioevo ad oggi, dalla caccia alle streghe al delitto d’onore, dagli abusi allo stalking. Da Giovanna a Sara.

Il testo, seppure sia valso all’autrice esordiente il prestigioso Lambda Award in Drama, appare in certi punti claudicante e poco scorrevole, una sorta di foglio inceppato tra i congegni di una stampante in stand-by. La Gage dichiara di averlo scritto dopo l’avvenuta consapevolezza della propria omosessualità, frutto dell’esorcismo interiore di tutti i passati annichilimenti, che fa dire alla protagonista: «C’è tanto dolore nell’essere strana, ma c’è anche tanto rispetto. C’è dignità nell’essere strana. Ero strana. Lo sono ancora». Ebbene sì, Giovanna è anche lei. Del resto, non sarebbe strano se non fosse così?

Chiara Fazio

 

Giovanna D’Arco – La Rivolta
di Carolyn Gage
traduzione Edy Quaggio
con Valentina Valsania
regia Luchino Giordana ed Ester Tatangelo
assistente alla regia Giulia Cosentino
musiche Arturo Annecchino
light designer Diego Labonia
scene Francesco Ghisu
costumi Ilaria Capanna
video e post produzione Michele Bevilacqua
foto di scena Angelo Maggio
ufficio stampa Francesca Melucci
produzione Hermit Crab

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