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I “Fantasmi e pazzi” del Cut conquistano il Teatro Manzoni ricordando Pirandello

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La nostra Claudia Conte Madrina d’onore dell’evento

Il teatro di Pirandello è tornato in scena il 25 luglio presso il Teatro Manzoni di Cassino con gli attori del Centro Universitario Teatrale di Cassino tra l’entusiasmo del pubblico presente ieri all’apertura ufficiale della ventesima edizione di Cassino Multietnica.

L’intera serata, presentata da Gaetano Franzese accompagnato da una madrina d’eccezione, l’attrice Claudia Conte, ha regalato uno spettacolo ispirato ad alcuni dei più celebri scritti della drammaturgia del narratore siciliano, secondo una personale fusione e rilettura del regista Giorgio Mennoia. “Fantasmi e pazzi”, liberamente ispirato al mito I giganti della montagna, ha voluto rendere omaggio al grande autore italiano del Novecento ricordando sul palcoscenico quell’ “ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica” che fu dello scrittore motivo indiscusso del Premio Nobel per la Letteratura nel 1934.

1Davanti una platea numerosa e attenta, il direttore artistico del CUT Mennoia ha ringraziato l’amministrazione comunale presente in sala, il neo-sindaco D’Alessandro con gli assessori Noury, Di Giorgio e Di Zazzo, soprattutto per la vicinanza, l’interesse e la disponibilità riscontrati sin da subito nei confronti dell’attività del Centro Universitario Teatrale di Cassino definito “un portento organizzativo”.

Ad andare in scena anche la strana famiglia allargata dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, le litigiose e pettegole donne di “Liolà” e i grotteschi protagonisti de “Il berretto a sonagli”. Il trucco e i costumi di scena preparati e scelti con precisione e accuratezza hanno aggiunto dettagli importanti e significativi a ogni singolo personaggio, migliorandone la rappresentazione sul palcoscenico.

A salire sul palco del Teatro Manzoni sono stati oltre 50 attori, con esperienza, età e professionalità differenti, che hanno concluso un nuovo anno accademico ricco di laboratori, seminari, incontri e corsi didattici, e che hanno contribuito a portare in scena il sogno e il bisogno della poesia indissolubilmente legati all’immaginazione.

Il finale ad opera integrale del regista è rimasto in linea con la paura e il senso di sconfitta innescato dai signori potenti e arroganti (i giganti) ma ha lasciato acceso lo spirito più profondo e potente dell’arte del teatro. “Ma no, via! tranquilli; se è pur vero che la gente ha disertato l’arte ed il teatro, non c’è da farne colpa a nessuno! È il materialismo del mondo moderno che ha reso gli uomini ‘fanatici della vita comoda’, chiusi all’immaginazione, e forse sì, anche un po’ bestiali. Ma questo non vuol dire che un giorno lo spirito dell’arte non possa riprendere a parlargli”.

Foto di Annibale Di Cuffa

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