Quant’è brutto Facebook quando scappano certe parole!

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Mi ero ripromesso di non parlare di politica e di attenenermi ad argomenti concernenti arte, letteratura e spettacolo tenendomi fuori dalle polemiche e dai noiosi botta e risposta, ripetitivi e che spesso finiscono ad insulti reciproci, su FB. Tuttavia quando un uomo di cultura e di spettacolo si trasforma in una sorta di censore delle idee altrui – e dagli e dagli esagera – allora sento suonare il campanello della fine della ricreazione, per non dire un vero e proprio campanello d’allarme.

Sui social si sa che gira un po’ di tutto, spesso si scrive avventatamente come succede anche a me, quindi concedo al diretto interessato di questa mia nota il beneficio dell’inventario ovvero la presunzione d’innocenza, perché probabilmente, me lo auguro, voleva dire una cosa diversa da quella che poi gli è scappata fuori.

Mi riferisco ad un post del bravo e simpatico F. S., attore, intellettuale e figlio d’arte, un post che però mi ha fatto saltare sulla sedia dalle prime battute. Il post di F. attacca così:

È da molto che penso che il grillismo sia una malattia, purtroppo una malattia grave.

Ben conoscevo la posizione politica di F. – e la rispettavo pur non condividendola. Sempre col presupposto che ognuno può dire e credere ciò che vuole e che ritiene giusto credere e dire mi imbarcavo talvolta con lui  in discussioni, magari sterili perché in giorni di tifo da stadio fai prima a convincere il romanista Giuseppe Manfridi a fare il tifo per la Lazio che un renziano a pensarla da grillino (e viceversa, ovviamente). Mai però avrei pensato che si sarebbe arrivati a dare del malato, meglio <malato grave>, a chi ha opinioni diverse.

Sono certo che F. non ha riflettuto sul back ground storico che il concetto di <malattia> usato in politica e nel campo delle idee comporta, se ci avesse riflettuto avrebbe evitato di usare questo termine odioso. La parola rievoca campi di sterminio nazisti e gulag sovietici in cui ebrei, zingari, omosessuali, oppositori venivano instradati verso i Lager e bollati come <cancro da estirpare>.

Il post prosegue a suon dei comunissimi improperi che la parte che ha perso le elezioni a Roma rivolge a chi le ha stravinte accumunando addirittura la posizione contro le Olimpiadi con l’ideologia dell’Isis:

esiste una vocazione integralista che non è diversa da quella della furia distruttiva di Palmira

Non mi soffermo più di tanto sul fatto che veramente la furia distruttiva di Palmira, cioè dell’Isis,  è stata l’organizzazione dei Mondiali ’90 di cui io e alcune centinaia di migliaia di cittadini di Roma Nord siamo stati vittime: per mancanza di fondi sottratti alle opere di  pubblica utilità e dirottati sulla stazione mai utilizzata di Vigna Clara ritardarono di ben 5 anni l’urbanizzazione della zona Ottavia-Giustiniana lasciata senza acqua potabile e senza allaccio alle fogne.

Inquieta più che altro la chiusa del post in questione:

Il vero problema è che l’opinione pubblica è malata

Alla faccia del bicarbonato, direbbe Totò. Il voto democratico, ammettiamo pure di protesta ma che un senso politico ce l’ha, viene trattato come un prodotto di una malattia degenerativa di cui però non vengono forniti dettagli precisi circa le cure.

Ho provato a segnalare all’amico F. lo scivolone pericoloso e doppiamente ambiguo, se non compromettente per un intellettuale che vuole dedicarsi anche alla politica – che come insegnano i Greci è l’arte di convincere gli altri ponendo domande (metodo maiuetico) e facendo “sorgere il vero” come un moto spontaneo. Convincere una persona dandogli del malato grave però non è un bel convincere, non è politica, casomai è una minaccia che sa di olio di ricino per guarire da certe idee!

Non sono comunque una mammoletta e,  nel caso,  avrei accettato anche l’insulto di berlusconiana memoria (coglioni!). Coglione detto da lui, d’accordo – ma sentirmi dare del “malato” come elettore per qualsiasi mia scelta di vita o di pensiero, di sesso o di politica li fa girare a me i coglioni, e pure di brutto.

Così ho commentato il post – il post e non il suo autore – come “degno di Göring”. L’ispirata risposta di F., diversamente da quel che mi aspettavo, che so?, un ragionamento affilato e inoppugnabile, qualcosa capace di mettermi in difficoltà,  si è rivelato un assist incredibile a mio favore:

Göring a tu’ sorella!

La risposta da parte mia era scontata:

Se parli di malattia in politica e nelle idee non e’ mia sorella a citare Göring: sei tu.

Ed è la verità: dal momento che il concetto di malattia da estirpare è presente nel Mein Kampf e nell’ideologia della shoà, e visto che mia sorella non l’ha citata non posso dire a mia sorella di non fare come  Göring  in quanto non è lei l’autrice della citazione.

Lo stesso Renzi che sta combattendo una dura battaglia politica per la sopravvivenza, dico dura e senza esclusione di colpi più o meno alti, mantiene un contegno rispettoso e qualche volta anche convincente, per esempio quando afferma: è più facile parlare che governare. E’ un argomento. Come dargli torto?

Ma a F. S. bisogna dare torto, e torto gli darebbe lo stesso Renzi affinché quella parola “malattia” non entri nel gergo politico.  Sarebbe un disastro. Una catastrofe umanitaria perché oggi si dà del “malato” ad un elettore scontento o ad un avversario politico, domani toccherà – e so che F. non lo pensa e non vuole trasformasi nel “Mephisto” di Klaus Mann – ad un “diverso”, ad un artista “degenerato” ad un oppositore, a chi non la pensa lui, con conseguenze che hanno riempito di tragedia la storia.

Allego in appendice il testo integrale del post  in oggetto per dovere di cronaca.

È da molto che penso che il grillismo sia una malattia, purtroppo una malattia grave. La pessima figura fatta a Roma, non solo ha esaltato la fasulla superiorità morale ma ha evidenziato in maniera mostruosa il vero problema di questa banda di finti onesti: l’assoluta mancanza di visione e competenza. La prossima mossa sarà la rinuncia alla candidatura alle Olimpiadi, con motivazioni così miopi da diventare ideologiche ( esiste una vocazione integralista che non è diversa da quella della furia distruttiva di Palmira ). Il vero problema è che l’opinione pubblica è malata, appunto, e continua a valutare la politica dagli scontrini, le auto blu eccetera.

Difficile guarire se ostinatamente guardiamo il dito anziché la Luna.

Enrico Bernard

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