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“L’ORA DI RICEVIMENTO”: Fabrizio Bentivoglio insegnante in una banlieue

Data:

Teatro Signorelli, Cortona. Giovedì 26 ottobre 2016

Con un misto di pazienza, ironia e rassegnazione, più un pizzico di sano cinismo –tutti “tesori” acquisiti in trent’anni di esperienza professionale-, il professor Ardeche, insegnante di francese in una scuola media, affronta l’ennesimo anno scolastico nella difficile realtà ambientale di una banlieue francese, crogiolo in cui convivono –non sempre pacificamente- culture e religioni molto diverse tra loro. Che l’incarico sia particolarmente delicato e complesso lo testimonia l’esiguo numero degli studenti che compongono l’unica classe affidata ad Ardeche: tredici. A ciascun ragazzo l’insegnante affibbia, come sua consuetudine, un nomignolo che ne riassume in sintesi le peculiarità caratteriali e comportamentali; i soprannomi sono ricorrenti tanto quanto le tipologie umane incarnate ogni anno dagli studenti, e servono ad Ardeche per distinguere gli uni dagli altri e imprimerseli nella memoria, almeno per tutta la durata dell’anno scolastico, poi… altre facce, altri nomi, e via da capo: la giostra riparte! Così, nel “campionario umano” della classe di quest’anno (ri)troviamo, tra gli altri: il “raffreddato”, ossia l’eterno freddoloso, che va a piazzarsi nel banco più vicino al termosifone alla disperata ricerca del calduccio; “panorama”, il romantico perennemente con la testa fra le nuvole, che si sceglie il banco “con vista sul mondo”, cioè quello accanto alla finestra; l’“invisibile”, cioè l’anonimo per antonomasia, silenzioso, inerte, che fa di tutto (cioè niente) per non farsi notare; non manca poi, naturalmente, il “boss” della situazione, spalleggiato da un degno “bodyguard”; a difendere i più deboli dalle angherie del boss e del suo scagnozzo ci pensa la “missionaria”…

Più che i ragazzi, però, a creare grattacapi al povero Ardeche sono i loro genitori, che sfruttano l’ora di ricevimento settimanale per sfogare le proprie tensioni sociali e culturali sul malcapitato insegnante, a cui non resta altro che concedersi una corroborante tisana al tiglio per combattere lo stress… Il “vertice della tensione” viene raggiunto durante la pianificazione della gita scolastica di aprile: una vera e propria corsa a ostacoli per conciliare le esigenze di studenti islamici, indù, ebrei, e cristiani. Quale menù proporre per non urtare la suscettibilità di nessuno? Dopo varie proposte bocciate, la decisione è finalmente presa: insalata per tutti! Occhio, però, a non condirla con l’aceto…

La stagione teatrale 2016/2017 del “Signorelli” parte col piede giusto: L’ora di ricevimento (banlieue), storia ambientata in Francia ma scritta dall’autore fiorentino Stefano Massini (su spunti autobiografici), per la regia di Michele Placido, è un’efficace “tragicommedia” che, analogamente ai libri di Domenico Starnone che nei decenni scorsi hanno reso celebre il “filone scolastico in salsa agrodolce”, racconta il mondo della scuola dal punto di vista degli insegnanti, scavando nel profondo (forse ancor di più che nelle opere di Starnone) della loro difficile condizione psicologica e lavorativa. L’allestimento, avvalendosi di un Fabrizio Bentivoglio in gran forma nei panni del sornione e ironico, ma fondamentalmente frustrato protagonista, è incentrato sulla figura di un insegnante che opera in “prima linea”, cioè in periferia. Situazione già “scomoda” di per sé, tanto più se la periferia in questione è quella multietnica di una metropoli francese, dove le tensioni religiose e culturali si sommano alle problematiche sociali più comuni che affliggono qualsiasi periferia del mondo. Inevitabilmente, dato il contesto, gli insegnanti si trovano di fronte a ragazzi “difficili”, che hanno alle spalle famiglie altrettanto difficili, e ciò li costringe a ripensare il proprio ruolo e ad andare ben oltre il proprio compito “ufficiale”, cioè quello formativo, per spingersi in territori che abbracciano psicologia, empatia e, come nel caso presente, perfino… diplomazia! Il professor Ardeche, che vorrebbe insegnare ai suoi ragazzi tutta la bellezza e la poesia racchiuse in secoli di umanesimo, si ritrova invece a dover fare i conti con una realtà perennemente sull’orlo dell’esplosione –etnica, culturale, religiosa-, dove non c’è posto per la cultura e dove l’incomunicabilità –emblematica la figura di un genitore che si rifiuta di parlare in francese ad Ardeche, esprimendosi solo in arabo e facendosi tradurre dalla moglie- ha preso il sopravvento sul dialogo. Nonostante anni e anni di servizio sulle spalle, Ardeche si sente un pesce fuor d’acqua e, dietro la maschera di un apparentemente solido cinismo, nasconde la dolorosa consapevolezza della propria impotenza di fronte a una realtà troppo caotica e incomprensibile. In mezzo a “fazioni” di ogni tipo, il Nostro si ritrova spesso occupato più a far da paciere tra le varie comunità del quartiere che a curare l’istruzione dei ragazzi, con esiti a volte tragicomici (vedi l’episodio della gita). L’incombere delle pressanti sfide che la modernità pone al genere umano (integrazione, convivenza, rispetto reciproco…), figure che si stagliano silenziose sullo sfondo ma che fanno sentire la loro presenza, è in qualche modo esorcizzato, mitigato, alleggerito da una scrittura ricca di trovate divertenti e di momenti di pura comicità grottesca, alternati però a quadri più riflessivi e amari. A fugare ogni possibile dubbio residuo circa la profondità e l’impegno civile del testo, e a riportare lo spettatore alla cruda realtà ci pensa il monologo finale, con l’inattesa confessione di Ardeche che, con spietata onestà, riconosce la propria sconfitta umana e professionale…

Francesco Vignaroli

“L’ora di ricevimento (Banlieue)”
di Stefano Massini
regia Michele Placido
con Fabrizio Bentivoglio
e Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
musiche originali Luca D’Alberto – voce cantante Federica Vincenti
luci Simone De Angelis
una produzione Teatro Stabile dell’Umbria
si ringrazia Fondazione Brunello e Federica Cucinelli

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