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Maiorano nella dark room?

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La polizia? Davanti alle giuste richieste di Alessandro Maiorano scappa senza farsi trovare. Anche stamani il Bandito di Firenze ha di nuovo telefonato alla polizia postale di Firenze chiedendo ancora una volta di incontrare i vertici del dipartimento per avere spiegazioni in merito alle denunce da lui presentate contro Renzi e Carrai in relazione alla fantomatica dark room, dove secondo un importante direttore di giornale nazionale non ci sono i nomi solo di Beppe Grillo e Giuseppe Conte, ma anche quelli dell’avvocato Carlo Taormina e Alessandro Maiorano, finiti così nella lista di gente “da rovinare”.

Dalle carte dell’inchiesta Open, contenenti email e chat sequestrate ad alcuni degli indagati, emerge anche l’esistenza di una task force volta a sostenere l’attività politica di Renzi sul web e sui social.

Ma andiamo per ordine, in base a delle informazioni che abbiamo reperito sulla testata TPI.

Il caso dark room, detto anche bestia, inizia il 7 gennaio 2017, quando il giornalista Fabrizio Rondolino invia un’email in codice a Carrai. Il 2 marzo si passa a un incontro fisico che dà luogo alla detta “bestia renziana”, una chat segreta, la dark room, a cui pare partecipassero circa 30 persone fedeli a Renzi. Tra questi, TPI cita: Fabio Pammolli, Carrai, Giampaolo Moscati, la coppia Ercolani-Rondolino, Andrea Stroppa, Paolo Dello Vicario, Paolo Magi e Alexander Marchi.

Qui inizia il progetto di controllare, con tanto di software all’avanguardia, le tendenze di milioni di utenti social, condizionati, pare, anche da fake news studiate a tavolino per essere orientati politicamente a favore del partito renziano.

Ad Alessandro Maiorano erano giunte voci secondo le quali anche lui e il suo avvocato Carlo Taormina avrebbero fatto parte di questa dark room, cosa a detta del Bandito di Firenze infondata. È per questo che Maiorano da tempo sta cercando di mettersi in contatto con la polizia postale per cercare di verificare da vicino la situazione, ma nessuno risponde. Maiorano ne è certo: c’è sotto un piano per cercare di rovinarlo, ma, come dice lo stesso: “Ormai sono avvezzo alle sfide e so che non ho niente a che fare con la vicenda. Saranno i veri colpevoli a pagare!”

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