Dajana Roncione, una Desdemona sportiva e poliedrica

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Dajana Roncione è un attrice teatrale, televisiva e cinematografica. Non ha una preferenza tra queste tre attività, perché ama la varietà ed è felice di potersi cimentare sempre in qualcosa di nuovo. Di questi tempi la troviamo nell’ “Otello” di Paolo Zuccari, dove interpreta il ruolo di Desdemona…

Ciao Dajana, innanzitutto potresti fare per chi non ti conosce una breve presentazione di te?      

Ho iniziato il mio percorso artistico al Teatro Stabile di Palermo, dove ho recitato per la prima volta in “Assassinio nella cattedrale” di Thomas Eliot, regia di Pietro Carriglio. Subito dopo mi sono trasferita a Roma per frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ho ultimato gli studi accademici nel 2007 e dopo ho continuato ad approfondire all’estero. Ho avuto la fortuna di vivere molteplici esperienze teatrali, cinematografiche e televisive. In ambito teatrale ho avuto l’opportunità di lavorare con diversi registi tra questi  Gabriele Lavia in “Tutto per bene” di Luigi Pirandello.  Ho preso parte a diversi progetti cinematografici come ” Il grande sogno ” di Michele Placido e televisivi (tutti per RAI Uno),  come  “Il commissario Montalbano” – episodio “Una lama di Luce”; “Walter Chiari fino all’ultima Risata”; “Il sogno del Maratoneta”. I ruoli che ho interpretato erano tutti differenti l’uno dall’altra, anche in termini di accenti (emiliano, romano, siciliano).

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Foto Solange Souza

La tua carriera è varia: teatro, cinema, televisione… hai una preferenza?

Come dicevo prima è una fortuna poter prendere parte a progetti vari. In ognuno di questi settori, teatro, cinema e tv, l’attore può sperimentare e trovare stimoli creativi diversi, urgenze diverse, obiettivi diversi. Io ho l’ambizione di continuare a crescere e perciò considero ognuna di queste esperienze un’ occasione per farlo. Ho iniziato con la passione per il teatro, il resto è arrivato in modo naturale. Al momento seleziono attentamente ciò che voglio fare. Poter scegliere un nuovo progetto, soprattutto oggi che l’Arte non vive un momento facile, è diventato un privilegio di questo ne sono consapevole. Io ci provo nella misura in cui è possibile e scelgo con molta cautela solo ciò che mi piace fare e che mi è affine. Per me questo è fondamentale. Oggi quello che mi auguro per la mia carriera è poter fare del buon cinema.

Qual è il personaggio che hai interpretato che ti è rimasto più impresso e che hai sentito più vicino a te?

Sono legata a tutti i personaggi che ho interpretato. I ruoli sono arrivati in un momento della mia vita in cui di fatto potevo interpretarli. Perciò, credo che in modo naturale siano stati  tutti significativi in quei momenti.

Non siamo sempre gli stessi e certe volte mi chiedo come potrei reinterpretarli oggi, cosa non ho potuto capire ieri, cosa capirei oggi. Mi chiedo quanto il mio continuo cambiamento interiore incida nell’interpretazione dei ruoli che mi vengono assegnati. Ma di solito i ruoli arrivano con coerenza rispetto al alla mia crescita personale.

So che sei sportiva e che pratichi molti sport!

In realtà sono quasi laureata in scienze motorie. Il “quasi” è dipeso dalla passione per il teatro che ha strabordato! I miei genitori sono entrambi insegnanti di educazione fisica, perciò da piccola ho fatto diversi sport, ma non amavo le regole, queste le ho poi imparate ad amare solo in teatro. Ero brava soprattutto nella corsa,  più precisamente nella resistenza. Raggiungevo i miei risultati, era una questione di volontà, la mia sfida personale molto banalmente era quella di “Non fermarsi!”. Da due anni invece pratico Bikram Yoga. Quest’attività mi rilassa, mi attiva e mi aiuta ad avere più consapevolezza del mio corpo e della mia mente.

Debutti a novembre con “Otello” alla Sala Uno, parlami un po’ di questo spettacolo e del personaggio che interpreti.

Questo è una delle scelte che ho voluto fare quest’anno, la proposta è arrivata al momento giusto.

Paolo Zuccari, con il quale avevo già lavorato in precedenza nello spettacolo il “Misantropo” di Moliere, è un regista coraggioso e il suo lavoro collima con la mia visione interpretativa. Essendo lui regista ma anche attore riesce a capire le esigenze degli attori e dar  loro la possibilità di esprimersi al meglio. Paolo ama le figure femminili, cosa insolita in Italia, le valorizza. La sua Desdemona esiste; di solito è un personaggio che non viene fuori, di solito il suo dolore è lagna; le ha reso giustizia. Io ho scelto di interpretarla perché penso che il dolore sia rivoluzione. Il dolore è coraggio. Lo stesso Shakespeare raccontava di lei come di una “guerriera” e non di un personaggio solo remissivo.

Foto Fabio Lovino
Foto Fabio Lovino

L’ “Otello” di Zuccari è attuale, è bene che io lo dica. Nella costruzione del personaggio abbiamo potuto permetterci più libertà nei riferimenti al contemporaneo. E’ importante approfondire e cercare di capire il perché tante donne di oggi siano vittime di  violenze, perché molte vengano uccise dal proprio compagno, pur prevedendo queste possibilità ma nonostante tutto nell’incapacità di evitarle. Colgo quest’occasione per ricordare che “Otello” andrà in scena alla Sala Uno Teatro di Roma dal 17 al 27 novembre. I miei compagni di palcoscenico sono: Iago Paolo Zuccari Otello Hossein Taheri Elodie Treccani  Emilia Caterina Bertone Bianca Beniamino Zannoni Cassio.

È la prima volta che ti cimenti su un testo shakespeariano o ti era già accaduto?

In realtà sì, è la prima volta, almeno ufficialmente perché chiaramente in Accademia ho interpretato molti ruoli Shakespeariani. Il mio cavallo di battaglia è stato per anni “Il monologo di Ofelia”. Desdemona era il ruolo che meno mi attraeva.

Progetti futuri?

Sto lavorando ad un documentario per Rai Storia, interpreterò Tina Modotti. Andrà in onda a novembre. Sono anni che con il regista e documentarista Federico Cataldi lavoriamo al progetto dedicato alla sua vita straordinaria. Tina per me è grosso punto di riferimento. Con Cataldi vorremmo realizzare un progetto per il cinema, speriamo che un giorno venga preso in considerazione.  Mi auguro ci sia una produzione interessata. Certo, non è una figura commerciale quindi non affine alle logiche produttive.

Ho consapevolezza di ciò che voglio, del mio lavoro, di quello che comporta e vorrei sperimentare anche all’estero. Ho deciso di trascorrere parte dell’anno a Londra per imparare bene la lingua e per cercare un’agenzia che mi rappresenti. Crescere per me significa anche spostarsi  la dove le condizioni possano essere meno contaminate da logiche legate al potere o al  mero business. Sto iniziando a conoscere il mercato cinematografico inglese e americano. Non ho ambizioni strane o fuori luogo ma voglio crescere, questo sì, e nel mio piccolo mi sto impegnando a farlo, passo dopo passo, giorno dopo giorno.

Stefano Duranti Poccetti

Foto di copertina Fabio Lovino

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