Tutti noi quando scriviamo usiamo la punteggiatura, ma quanti di noi sanno qual è la sua storia? Oggi, Il Corriere Dello Spettacolo è pronto a soddisfare le vostre curiosità in merito a questa questione.
Nell’antichità i segni d’interpunzione presenti nei manoscritti, avevano funzioni ben diverse rispetto a quelle attuali, e non vi erano norme che ne regolavano l’utilizzo, infatti, ogni copista decideva d’impiegare i segni grafici di cui dispone la lingua italiana nel modo che riteneva più opportuno. A partire dal 1496, fu la stampa, in particolar modo l’editore veneziano Aldo Manuzio, con le edizioni delle opere di Pietro Bembo, ad attribuire a ciascun segno grafico il suo attuale valore, non è un caso che proprio in quel periodo, compaiano i primi trattati sull’argomento, che però vengono spesso disattesi dalle figure di spicco dell’epoca.
I grandi scrittori e la punteggiatura
Nel canzoniere di Francesco Petrarca, il punto fermo non è altro che una sbarra obliqua che assume le funzioni di una virgola, mentre nel Decameron di Giovanni Boccaccio, sono presenti anche segni come i due punti e il punto e virgola.
Manzoni soleva utilizzare tantissimo la punteggiatura_ soprattutto la virgola_ Leopardi invece, al contrario, la usava con moltissima parsimonia.
La rubrica Rispettiamo l’Italiano vi dà appuntamento a giovedì prossimo con altre curiosità riguardanti la nostra lingua.
Martina Naccarato