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“Il gesto di Pedro”. In un gesto, una vita

Data:

Roma, Teatro dell’Angelo, 6 dicembre 2016

Al Teatro dell’Angelo di Roma, il 6 dicembre 2016 è stata presentata “l’anteprima della prima” del nuovo spettacolo di Giuseppe Manfridi, sesto tassello del celebre progetto Dieci Partite, nato da un’idea di Daniele Lo Monaco. Entrambi grandi romanisti, entrambi esploratori delle profondità, dei significati più interessanti dietro una partita, un atleta, un gesto. Ecco, il gesto. Ne Il gesto di Pedro, accaduto durante la partita Roma Sampdoria del 14 dicembre 1975, non crediate di sentir parlare di tattiche, di gol o contropiedi brucianti, perché qui quel che brucia è la vita di un uomo controverso come Carlo Petrini, preda dei suoi stessi demoni, di un giovane calciatore che all’apice del suo successo, ha creduto di poter fare qualsiasi cosa, anche fuori dal campo, pagando prezzi altissimi. La storia di una redenzione, piuttosto, nascosta nella premonizione di quel gesto durante quella partita, che il grande drammaturgo sa vedere o solo immaginare, chissà.

corriere_dello_spettacoloLa storia drammatica di un padre incapace, di un marito incontrollabile, di un calciatore dopato come tanti, nel vortice del calcio scommesse come tantissimi. Ma Carlo Petrini detto Pedro ebbe il coraggio di raccontare tutto in più libri e in molte interviste, altro gesto (finale) che restituisce dignità alla sua esistenza tormentata. Tutto questo e molto altro, in mano a Giuseppe Manfridi, diventa filosofia, letteratura, struggente poesia. Il grande drammaturgo, ma ancor di più l’autore che crede fermamente nella potenza dei gesti (ancora) di riappropriazione di un umanesimo non del tutto perduto, ci ha abituati a simili viaggi nell’essere umano e con la sua sterminata cultura riesce ogni volta a sorprenderci e a dirci che dietro l’apparente banalità di una vita dissoluta si nasconde tanto altro. E allora si inizia e chiude con la filosofia di Wittgenstein e il senso della logica del reale, e nel mezzo Caravaggio, Celine, Dostoevsskij, François Truffault (l’uomo che amava le donne), Pessoa, La città lucente e ipocrita di Gianni Brera e quella infangata e reale di Carlo Petrini, così lucidamente descritta nel suo libro Nel fango del dio pallone. E il calcio? C’è, all’inizio e alla fine, nella sua bellezza, nella purezza di un gesto premonitore di una vita che sarà, nell’amore dei tifosi verso Pedro. Un gesto di scusa dopo alcuni gol clamorosamente sbagliati in quella partita. Io c’ero, bambino, in quella giornata del 1975 e se ce lo ricordiamo ancora oggi, a più di quarant’anni di distanza, pensate che impatto ebbe dentro ognuno di noi. Scusa per i gol sbagliati, una richiesta di perdono prima del gol vittoria che lui stesso siglò in quella partita. Perdono per tutto quel che sarà.

Con Manfridi, quel gesto diventa tanto, tanto di più e il finale vale il prezzo del biglietto. Sorprende e commuove la sua descrizione di quel gesto e si ricollega magicamente all’inizio, alle teorie del giovane filosofo che termina il suo “Tractatus Logico-philosophicus” scrivendo: “Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.”

Lo spettacolo, in questa fase, è quasi una prova aperta. Molto può crescere, perfezionando diversi aspetti, e potremo verificarlo dal 26 gennaio 2017, quando sarà in cartellone nel medesimo Teatro dell’Angelo per tre settimane.

Paolo Leone

Il gesto di Pedro (Dieci partite – atto sesto – Roma Sampdoria 1 – 0 del 14 dicembre 1975), di e con Giuseppe Manfridi

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