“La Cena dei Cretini”, in scena al Teatro Ghione dal 16 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017
Musica francese, sfondo rosso bordeaux, quadri, soprammobili di valore e un arredamento sobrio ma di classe: la descrizione perfetta di una vita perfetta fatta di un perbenismo costruito e ingannevole, appoggiato su basi di apparenza, verità nascoste e cattiverie gratuite nei confronti di terzi, decisamente non molto “brillanti”. E’ la casa dell’editore parigino Pierre, il quale, messo k.o. da un brutto colpo della strega, è costretto a rinunciare alla sua cena settimanale con altri ricchi borghesi che si divertono burlandosi degli altri: una cena in cui ogni partecipante deve venire accompagnato da un cretino.
E’ proprio dalla spiegazione di questo evento ricorrente e decisamente cinico, che parte la tragicomica commedia, che trascina con un effetto a catena tanto inarrestabile e quanto esilarante, Pierre, che questa volta ha invitato Francois Pignon, personaggio con un hobby così sui generis, da essere già motivo di derisione. Il premio della serata per chi ha portato il più stolto, rende ancora più sarcastico e canzonatorio il clima di ridicolo compiacimento che queste persone provano nel prendere in giro gli altri e cioè un prosciutto molto pregiato: questo è il valore che danno ed è questo che li rende spietati e senza un minimo di sensibilità.
Ogni singolo oggetto caduto o apparentemente dimenticato e ogni riferimento a personaggi che non compaiono sul palcoscenico diventano invece un marchingegno perfetto che incastra ogni pezzo del puzzle, creando un disegno divertente che coinvolge il pubblico e lo fa anche riflettere con una intelligenza divertente. Infatti la rappresentazione scardina il lato oscuro del protagonista che si beffa degli altri, smascherandolo. Pierre si ritrova quindi nudo e umiliato a causa delle sue stesse bugie, dalla sua stessa cattiveria e ne paga le amare conseguenze ritrovandosi nell’occhio di un ciclone incontrollabile che ribalterà la sua vita all’improvviso rendendolo indifeso e impotente.
Telefonate e situazioni paradossali contribuiscono a far zampillare intrighi e ingrassare le risate della platea in una scala crescente che monta sempre più scatenando un ventaglio di malintesi. L’intreccio della trama si infittisce con stile ed esperienza registica affondando la sua forza vitale nella semplicità di delle dinamiche dei fraintendimenti che seguono tempi comici precisi e puliti. Un meccanismo scenico modellato dalle sapienti mani esperte dei due registi nonché protagonisti Nicola Pistoia e Paolo Triestino, che hanno scelto un cast che completa la rappresentazione rendendola veramente degna di attenzione.
La confessione finale diventa una vera redenzione, un modo per espiare i peccati commessi, ma non sarà troppo tardi per aggiustare i cocci? Uno spettacolo piacevole che non regala solo ilarità, ma anche una morale con una profonda riflessione sulla povertà interiore di chi crede di possedere “cose” e persone e di sentirsi per questo padrone e giocoliere della vita altrui, ma in realtà si rivela essere il più povero e la sua arroganza e desiderio di onnipotenza gli si ritorceranno contro come un bumerang ingaggiato da un destino giustiziere.
Flavia Severin