Raffaella Trighiera… la fotografia diventa sogno

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Il sogno di Raffaella Trighiera è quello di tanti amatori: trasformare la passione per la fotografia in un lavoro. Ecco, lei ha due armi in più degli altri, fattori che potrebbero risultare decisivi per far avverare un desiderio. Punto primo: è brava, guardare le fotografie per rendersene conto. Punto secondo: ha passione, e non ha paura di studiare. Anzi, per la fotografia è disposta a investire ore pur di migliorare luci, rese, pose, esposizioni. Insomma, a 46 anni di età, si è convinta che il detto “mai dire mai” possa far parte della sua avventura fotografica. Sia chiaro, Raffaella non è alle prime armi. Da quattro anni trascorre le sue giornate con un pallino in testa, pur continuando a lavorare come informatica e con una famiglia da gestire. Ma la fotografia ritorna sempre e comunque. Nel Veneto la conoscono in tanti, a lei si sono affidate modelle bellissime in cerca di scatti da ricordare. “Mi piace cogliere l’espressività dell’attimo” racconta con una semplicità che contraddice quella ricerca che sta alla base di tutte le sue fotografie.

Da dove nasce questa passione?

Parte da lontano, dall’amore di papà per la fotografia. Adorava ritrarre la famiglia in qualunque situazione e io ho assorbito questo suo feeling con la macchina. In più a 11 anni mi ha regalato un romanzo per adolescenti: “Un flash per Elly” della scrittrice italiana Valeria Ugolini. Lo studio delle apparecchiature fotografiche venne più avanti verso i 15/16 anni in quanto anche mio fratello, maggiore di 7 anni, nel frattempo si era appassionato, comprava riviste dedicate e io, di soppiatto quando lui non era presente, gliele sottraevo per studiarmele. A 18 anni, mentre tutti chiedevano come regalo la patente per poter guidare al più presto, io chiesi una macchina fotografica “tutta mia” in quanto quella di mio padre la usava solo mio fratello e io dovevo condividere la piccola automatica con l’altra mia sorella. Poi la vita ti fa magari accantonare per qualche momento questo rapporto speciale che cinque anni fa è ritornato…

E ritorna in un momento speciale della tua vita.

Ero diventata mamma e volevo fotografare i miei figli. È stato stupendo scoprire che con la macchina fotografica si potevano raccontare storie bellissime. Così ho deciso di aprire i miei orizzonti a tutto ciò che poteva catturare la mia attenzione. Ed ecco che sono diventata una fotografa amatoriale che, insieme alla sua Canon 5D Mark II, va a caccia di ciò che possa farla emozionare.

Una crescita graduale ma costante.

Ogni viaggio era un’occasione per scattare. Ma con l’arrivo dei figli, ben 15 anni fa ora mai, l’occasione divenne quotidianità. La voglia di catturare ogni loro singola espressione e poterle anche condividere con la mia famiglia, che vive in provincia di Milano, mi faceva passare le giornate a scattar loro una serie infinita di ritratti. Fino a che, cresciuti loro e con un poco più di tempo per me, ho finalmente preso la decisione di seguire dei corsi, e di investire in tal senso.

Ovvero?

Mi piace il ritratto, cogliere espressioni ed espressività, mi piace la natura, i paesaggi, gli oggetti e l’arredo. Insomma, mi piace ciò che non lascia indifferenti e che trasmette un’emozione. Per me, avere in mano una macchina fotografica è come salire sul palcoscenico.

Fondamentale, per te, è stata la formazione.

Sì, prendere ed accettare consigli è il solo modo per crescere e migliorarmi. Sono cinque anni che, appena posso, seguo corsi di formazione, partecipo a workshop, mi aggiorno sui prodotti e sulle tendenze. Certo, a me piace fotografare in senso lato, ma una foto bella appaga chi la fa e chi la riceve…

E poi c’è sempre quel “qualcosa” dentro di sé che rappresenta il valore aggiunto.

Un altro aspetto importante che ha formato il mio carattere e la mia forma espressiva, sicuramente è stato l’amore per la danza e la ginnastica artistica, mondo in cui vivo ancora oggi. Da qui la visione un po’ teatrale di questa mia passione: quando sono in uno studio fotografico mi sento un po’ come se stessi coreografando un balletto, e cerco in ogni scatto di cogliere l’emozione e il trasporto che ogni soggetto vive in quel momento.

Sono poche le donne fotografe: quale può essere il vostro valore aggiunto?

Nel mio caso credo sia l’emotività: quando percepisco qualcosa che cattura la mia attenzione, è come se stessi tornando bambina. Le emozioni che provo nel vedere un panorama, un tramonto, una distesa di fiori, le racconto tramite lo strumento della fotografia.

Cosa può aiutarti a raccontare la realtà che ti trovi davanti?

Dal mio punto di vista e tenendo conto del mio back ground quello che credo mi possa aiutare sono due cose: riuscire a stupirmi e guardare il mondo ancora con gli occhi di una bambina, emozionandomi a tal punto da volerlo immortalare per conservarne vivo il ricordo ma anche condividerlo, sia che esso sia un meraviglioso panorama, un tramonto o un oggetto insolito; e l’altro fondamentale aspetto è la danza e la sua teatralità. Così come vedo e vivo la danza così vedo e vivo la fotografia, una fusione tra interpretazione e creatività.

Sempre più sei coinvolta in progetti fotografici che riguardano eventi e moda.

È vero, è un mondo che mi affascina, anche se per ora sto entrando con l’umiltà di chi vuole imparare tutto. Ho avuto la fortuna e il piacere di collaborare con Nadia Finotti, di averla fotografata con abiti di nuove collezioni. Ecco, la fotografia permette di stringere amicizie stupende e di immortalare persone belle esteticamente con un animo grande.

Quanto è difficile coniugare il lavoro di fotografa con quello di mamma?

Tanto, anzi tantissimo. Il tempo è poco, gli impegni moltissimi. E poi se si vuole interpretare la fotografia in modo professionale, c’è sempre da imparare. Mi sto dedicando a studiare ritratto, voglio migliorarmi nello still life, ho seguito eventi e matrimoni. Insomma, mi sto dando da fare… Voglio ringraziare lo studio fotografico CentoxcentoImmagine di Affi che mi ha dato la possibilità di crescere professionalmente e di studiare fotografia. Grazie a loro ho avuto la fortuna di fotografare numerose modelle durante Workshop e Model Sharing da loro organizzati, dandomi tante opportunità di sperimentare ed imparare sempre cose nuove.

Eppure tu e la moda siete sempre stati a stretto contatto.

Ho lavorato per qualche anno per Fiorucci abbigliamento e la creatività che si respirava è stato di stimolo anche per la mia decisione di prendere la fotografia un po’ più sul serio, di non accantonare del tutto quel sogno e di non lasciarlo per sempre nel cassetto. So che devo ancora lavorare e studiare tanto, ma è la passione che mi spinge a farlo e non mi pesa affatto.

Torniamo al tuo sogno.

Mi piacerebbe passare da passione a professione, potermi dedicare alla fotografia sperimentando e lavorando per migliorarmi. Non è mai troppo tardi, questo l’ho imparato…

Ultimo elemento: quanto c’è di ritoccato nelle tue foto?

Pochissimo, quasi niente. Photoshop non lo uso, tanto per dire! Per quanto sia un’informatica ed ami la tecnologia, non ho mai avuto la necessità di usarlo, e comunque non lo userei per snaturare ciò che ho ritratto. Insomma, le mie foto sono come mamma le ha fatte!

Luca Fina

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