Il famosissimo semiologo, filosofo e scrittore Umberto Eco, c’insegna ad esprimersi correttamente in italiano, e perché no, magari anche ad usare uno stile piuttosto ricercato ed elegante; vediamo cosa ci consiglia di fare e cosa invece no.
Qui di seguito, riporteremo parte della raccolta dei peggiori errori commessi quando si scrive in italiano, tratta dall’antologia La Bustina di Minerva.
- Il congiuntivo non va evitato ma bensì, quando è necessario, va sempre utilizzato.
- Esprimiti nello stesso modo in cui ti nutri.
- Evita di utilizzare le allitterazioni.
- Cerca di non adoperare frasi fatte.
- Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
- Non fare uso di abbreviazioni, sigle ecc…
- Adoperare spesso le virgolette non è elegante, perciò, usale solo in caso di necessità.
- Non abbondare con l’utilizzo dei puntini di sospensione.
- Quando puoi scegliere tra una parola italiana ed una straniera, scegli sempre quella italiana.
- Evita le generalizzazioni.
- Ricorda che i paragoni sono come le frasi fatte, ecco perché, sarebbe bene non utilizzarle.
- Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
- Elimina le frasi composte da una sola parola.
- Evita di adoperare termini volgari, sappi che non servono.
- L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive, perciò, dovresti imparare ad usarla.
- Quando serve, cerca di essere specifico.
- Evita di essere ridondante, non serve a nulla ripetere più volte la stessa cosa.
- La virgola è un importantissimo segno d’interpunzione, impara a metterlo solo nel posto giusto.
- Non utilizzare metafore troppo ardite.
- I due punti ed il punto e virgola hanno funzioni diverse, anche se non è facile farlo, impara a distinguerle.
- Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale.
- Non usare accenti in modo scorretto o superfluo.
- Evita di adoperare metafore incongruenti.
- Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (soprattutto quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
- Ricorda che non si apostrofa mai un articolo in determinati che precede un sostantivo maschile.
- Non pluralizzare mai i vocaboli stranieri.
- Scrivi correttamente i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
- Nomina autori e personaggi di cui parli, evitando così di utilizzare inutili perifrasi.
- Non adoperare preterizioni.
- Non andare troppo spesso a capo, cerca di andarci solo quando serve.
- Cura puntigliosamente l’ortografia.
- Non usare mai il plurale majestatis.
- Non costruire frasi la cui conclusione non segua logicamente le premesse.
- Non devi essere prolisso, ma al contempo, non devi nemmeno dire meno cose di quelle che vorresti dire.
- Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva.
- Ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica.
- eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
- Non essere troppo enfatico, non usare troppi punti esclamativi.
- Ricorda che utilizzare domande retoriche non è necessario.
- All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore.
La rubrica Rispettiamo l’Italiano vi dà appuntamento a giovedì prossimo con altre curiosità riguardanti la nostra lingua.
Martina Naccarato