Firenze, Basilica di Santa Maria Novella. Mercoledì 26 aprile 2017 – ore 19.30
L’Italia è un paese ricchissimo di eccellenze sorprendenti, di progetti realizzati con cura e attenzione che, nati dalla capacità visionaria di alcuni e sostenuti da tanti, si dimostrano all’avanguardia rispetto a quel che viene fatto in altre nazioni al punto di essere rapidamente ripresi da altri.
Troppo spesso restano nascosti e, conosciuti soltanto dagli addetti ai lavori, non riescono ad essere fonte di orgoglio o a favorire un senso di appartenenza comune che unisca, anziché dividere a livello locale, regionale o nazionale.
Officina Corale del Futuro ne è un esempio entusiasmante; il fatto di aver reso protagonisti i giovani in modo così totale ne aumenta ulteriormente il valore.
Feniarco (FEderazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali COrali), grazie all’idea di Marco Fornasier, infaticabile organizzatore dell’Associazione, ha colto l’opportunità, offerta dai bandi offerti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e riservati alle Associazioni di Promozione Sociale, per realizzare un progetto che prevedesse la creazione di almeno 10 cori giovanili regionali, l’esecuzione di altrettante nuove composizioni scritte appositamente per ognuno di essi da un autore che appartenesse allo stesso territorio di provenienza, il consolidamento del Coro Giovanile Italiano (nato nel 2003 e sempre attivo sia in Italia che all’estero) e la commissione di un brano a più mani da far eseguire assieme da tutti i cantori.
Superando le previsioni iniziali, ben tredici sono state le Associazioni Regionali ad aderire all’iniziativa (Abruzzo e Molise hanno costituito un coro comune), scegliendo giovani direttori (altra caratteristica non trascurabile), indicendo audizioni per la scelta dei partecipanti, organizzando per loro le successive prove a cadenza mensile.
Il debutto a livello nazionale si è svolto nel corso del Festival di Primavera, che si avvale della Direzione Artistica del M° Lorenzo Donati, e che riunisce ogni anno a Montecatini bambini e giovani dai sei ai diciannove anni, appartenenti a cori scolastici e provenienti da tutta l’Italia per farli incontrare, dar loro la possibilità di partecipare ad atelier tenuti da docenti italiani e stranieri e, ovviamente, per cantare.
Parallelamente a ciò, ogni singola regione si è preoccupata di commissionare a un compositore locale il brano per il proprio coro, cercando anche in questo caso di scegliere degli artisti che fossero sia bravi che giovani. Tutti i testi usati per le opere sono stati scelti da un’apposita commissione traendoli dagli scritti di Giorgio La Pira, in occasione del quarantennale dalla morte.
Dopo una serie di concerti svoltisi presso le Terme di Montecatini, nei quali ogni singolo coro ha presentato parte del suo repertorio proponendo al pubblico brani di diverse epoche, spesso provenienti dal vastissimo patrimonio, sacro o profano, della propria regione, si è svolto il concerto finale presso la Basilica di Santa Maria Novella a Firenze.
In una cornice già di per sé esaltante, i dodici cori regionali e il Coro Giovanile Italiano hanno dato vita ad un concerto storico per presentare tutte le prime esecuzioni assolute.
Dopo le singole esibizioni, ai coristi (in tutto quattrocento) impegnati fino a quel punto, per eseguire il brano finale se ne sono aggiunti altri seicento, appartenenti ai cori delle scuole superiori, che avrebbero iniziato il giorno dopo a Montecatini le attività a loro riservate.
Ascoltare mille persone cantare assieme a più voci un’opera mai eseguita prima, composta dando attenzione alle caratteristiche uniche di una compagine di questo tipo, inserendovi elementi ritmici, sonori e scenografici assolutamente adeguati al luogo è un’emozione impossibile da rendere a parole, ma facilmente immaginabile da chiunque sia abituato a seguire eventi musicali di qualsiasi genere.
C’è di più: un evento simile è dimostrazione reale, concreta, visibile a tutti della possibilità di realizzare in Italia qualcosa di molto complesso, esteticamente importante e coinvolgente grazie a persone capaci di unire la propria passione con delle innate doti organizzative di livello superiore, sostenute dalle istituzioni di appartenenza, ma in grado di creare anche delle virtuose sinergie con gli enti pubblici.
Non è un caso che tutto ciò sia avvenuto all’interno del mondo corale: cantare in coro costituisce, come giustamente ha ricordato il Presidente Feniarco Ettore Galvani, un atto di umiltà che si concretizza nel mettere a disposizione la propria voce (espressione delle emozioni più profonde) e le proprie conoscenze al servizio di una collettività, con rispetto verso l’altro, sviluppando un adeguato senso critico per migliorare se stessi e comprendere meglio la realtà che ci circonda, migliorando la propria capacità di ascolto, assumendo una sana abitudine alla disciplina e alla costanza.
La pratica musicale in generale e quella corale in particolare è un’attività ad alto livello di astrazione che richiede l’uso contemporaneo di più linguaggi e la sua padronanza può essere facilmente trasferita in altri ambiti con beneficio personale e generale.
Il grande progetto iniziato da Officina Corale del Futuro proseguirà e sembra di sentir riecheggiare le parole contenute nel brano finale: “unificare il mondo facendo ovunque ponti ed abbattendo ovunque muri.”
Paola Pini