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“Il Barbiere di Siviglia”. All’idea di quel metallo…

Data:

Teatro La Fenice, Venezia, fino al 7 giugno 2016

A duecento anni dalla prima assoluta, il Teatro La Fenice omaggia Il barbiere di Siviglia con l’ormai consueto allestimento del 2002, riproposto quasi annualmente al sempre folto pubblico foresto e serenissimo. Il bicentenario poteva essere occasione per proporre una veste diversa a questo “bengala” rossiniano, come piace definirlo a Chiara Gamberale, ma “squadra che vince (al botteghino) non si cambia”. Concepito vecchio, il Barbiere veneziano ritorna in seno a una rassicurante tradizione, a lungo andare rivelatasi congeniale ai fini del bilancio. Bepi Morassi scova nel musical la chiave di lettura e nell’interprete la chiave di volta che però rimane imprigionato nella regia desueta, fatta di mossette e bastoni con pomelli. Il rispetto pedissequo delle didascalie, la natura luciferina del barbitonsore, l’ipercaratterizzazione di Berta possono essere certo piccoli o grandi meriti, ma nel complesso restano briciole rispetto al potenziale trasudante dal libretto. Lo stesso vale per le scene di Lauro Crisman, pregevoli nella loro semplicità, ma statiche e illuminate dalle luci troppo calde di Vilmo Furlan.

In realtà torno a vedere questo Barbiere passatista per Stefano Montanari. Con meraviglioso gesto, il direttore rock sfrutta al massimo le potenzialità di ogni sezione e valorizza in maniera coerente il linguaggio rossiniano. Montanari è maestro d’inventiva e al contempo di rigore, trova sovente dettagli su cui costruire varianti originali, mantenendo costante l’empatia con strumentisti e pubblico. Dirige l’orchestra della Fenice con piglio divertito, come dimostrano la Sinfonia iniziale, restituita con freschezza esemplare, e il serrato controllo dei cantanti.

Oltre al magnifico direttore, risollevano la serata i baritoni Davide Luciano e Omar Montanari, rispettivamente Figaro e Don Bartolo. Il primo restituisce un Barbiere assai valido, della cui voce rimangono impresse la limpidezza, il bel timbro e l’ampia estensione. Il secondo, grazie a autorevolezza, inventiva e buon gusto, interpreta un tutore perfetto nel canto e sulla scena, seppur qualche attrito si palesi nell’ostico sillabato Signorina, un’altra volta.

Due anni fa sentii Chiara Amarù a Treviso, nella spassosa Cenerentola di Lorenzo Regazzo, spettacolo che sì meriterebbe di essere riproposto. Rimasi allora colpito dal timbro corposo e profondo, accompagnato dall’ottima tecnica che le permette di superare con disinvoltura ogni agilità. Qui Rosina risente invece d’una voce mutata, perché alleggerendosi ha perso il  caratteristico brunito, sebbene rimanga indubbia la tecnica solida.

L’Almaviva di Anicio Zorzi Giustiniani piace al pubblico veneziano, seppur abbia le carte in regola per crescere in spessore vocale e drammatico.

Il basso Roberto Scandiuzzi, recentemente insignito del Premio Arrigo Boito dal “Cantiere all’Opera”, veste i panni d’un Basilio corretto, ma alquanto defilato.

Dulcis in fundo, chi è Berta? Giovanna Donadini, veterana del ruolo di cui diffonde il verbo in tutta la penisola. Rimane interprete di riferimento a cui Morassi dà ampio spazio, trasformandola in mina vagante fondamentale alla drammaturgia. Donadini sfoggia ancora acuti potenti e dispensa lezioni di disinvoltura scenica da manuale.

Plausoal Fiorello perfetto di William Corrò, meno all’ufficiale d’Enzo Borghetti.

Sempre impeccabile il Coro, preparato da Claudio Marino Moretti.

Consensi calorosi per Zorzi Giustiniani, Amarù, Luciano e i due Montanari alla serale del 19 maggio.

Luca Benvenuti

Il barbiere di Siviglia (Almaviva, ossia L’inutile precauzione)
Dramma comico in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini.
Personaggi e interpreti (primo cast):
Il Conte d’Almaviva: Anicio Zorzi Giustiniani
Bartolo: Omar Montanari
Rosina: Chiara Amarù
Figaro: Davide Luciano
Basilio: Roberto Scandiuzzi
Berta: Giovanna Donadini
Fiorello: William Corrò
Un ufficiale: Enzo Borghetti
Maestro concertatore e direttore: Stefano Montanari
Regia: Bepi Morassi
Scene e costumi: Lauro Crisman
Disegno Luci: Vilmo Furlan
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Allestimento Teatro La Fenice

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