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“Non aver paura… è solo uno spettacolo” La drammatica distruzione storica dello stesso spazio culturale e le tragiche vicende della compagnia Sperelli

Data:

Al Teatro Ghione di Roma, fino al 14 maggio 2017

Talora è bene voltarsi indietro per analizzare il cammino che s’è fatto, rievocare i momenti più salienti della propria vita e pensare se c’è qualcosa che si possa migliorare. Ciò è quello che sta cercando di realizzare a conclusione della sua stagione di prosa il teatro Ghione con il suo ultimo spettacolo: “Non aver paura” nella versione italiana di Franco Ferrini, su progetto artistico di Gianluca Ramazzotti, composta dall’iberico Eduardo Aldan e diretta da Ricard Reguant che è stata campioni di incassi a Madrid ed in America Latina puntando sul genere trhiller e noir per far vivere alla sala le angosce che sperimenta con registi dalle tinte fosche come D. Argento. Dunque nel 1915 un violento incendio abbattè il locale di via delle fornaci e, pure se i “bomberos” riuscirono a salvare 23 persone, la piccola e mostruosa Violetta Sperelli ed il padre Ettore perirono bruciati senza venir recuperati, a parte le loro ossa che 4 anni dopo furono fuse con il materiale usato per la ricostruzione dello spazio, su decisione discutibile del responsabile dei lavori arch. Saverio D’Amico. Quella degli Sperelli era una compagnia di varietà e Violetta di 6 anni, parodiando il “Cyrano” di Rostand, prestava la voce alla sorella maggiore Margherita che non sapeva cantare. Per mantenere questa atmosfera cupa e di paura,di spettri e di fantasmi aleggianti nell’area come una tragedia di Ibsen, la versione italiana di Franco Ferrini ha assemblato tre terrificanti e surreali microstorie criminali  e d’enorme suspense che vogliono verificare le capacità degli spettatori di restare incollati alle poltrone, nonostante un forte impatto emotivo, la possibilità di suggestionarsi con varie tipologie di fobie, che sono oltre cinquecento. Alcune sono abbastanza note, come: l’agorafobia, la claustrofobia o timore del chiuso, ne è un esempio la narrazione della baby-sytter collocata in una villa sulle colline Torinesi nel 2013. L’aracnofobia o spavento per i ragni trasferita pure in platea, l’agiofobia o tremore per le icone dei santi, alla base del racconto” La pensione” posto a Roma nel 1940; infine c’e la paidofobia unita alla corro fobia o spavento da bambini mostruosi o pagliacci al centro della vendita della collezione Vendramin nel 1982 a Venezia. Dissertatore scientifico e grande esplicatore,maestro affabulatore e filo unitario della pièce è l’attore Gianni Garko dalla perfetta scansione linguistica secondo i canoni dell’Accademia della Crusca e tali da suggestionare il pubblico su questi traumi umani,mentre gli interpreti uno per storia in un totale di 80 minuti sono: C. Genolini, L. Basile e Y. Mohamed. Si replica in un clima da desolata brughiera funebre albionica derivante dal ciclo notturno tetro e romantico da “suspiria” di Ossian primo Ottocento. Si replica al teatro Ghione fino al 14/05.

Susanna Donatelli

con Gianni Garko
progetto artistico Gianluca Ramazzotti
scritto e diretto da Eduardo Aldan

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