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Home/ Recensioni / Musica / Amore e morte nella Rapsodia satanica di Mascagni

Lug

16

Amore e morte nella Rapsodia satanica di Mascagni

  • 16 Luglio 2017
  • Musica, Opera e Musical
  • Catania, Laura Cavallaro, Musica, Opera

Al Teatro Massimo Bellini di Catania

Il Teatro Massimo Bellini di Catania, come in passato, rinnova il suo legame con la settima arte e lo fa in occasione della rassegna estiva, che quest’anno si svolge all’interno del Teatro Antico di Catania, rendendo omaggio alla musica da film.

Il primo appuntamento è stato con l’American movies tribute, in occasione del quale Carmen Failla ha diretto l’esecuzione di alcune delle colonne sonore più famose della storia della cinematografia, seguito da un secondo che si è rivelato una vera e propria chicca per gli spettatori e gli appassionati, Rapsodia satanica di Pietro Mascagni diretta da Marcello Panni.

Se i più legano il nome del compositore livornese alla sua più celebre opera,“Cavalleria rusticana”, in pochi sapranno che fu uno dei pochissimi musicisti che si occupò di comporre anche per il cinema.

Pare, infatti, che nel 1914 Mascagni avesse firmato un contratto con la casa di produzione Cines per musicare cinque pellicole, ma che a causa del dilagare della guerra ne portò a compimento soltanto una, per l’appunto Rapsodia satanica, che fu eseguita per la prima volta il 3 luglio del 1917 nella sala dell’Augusteo a Roma. Su libretto di Fausto Maria Martini e con la regia di Nino Oxilia, la film, come veniva definito un tempo, ha come protagonista una delle attrici del cinema muto più famose, Lyda Borelli, nei panni dell’ormai vecchia contessa Alba d’Oltrevita, la quale pur di riavere indietro la sua giovinezza stringe un patto con Mefisto. Se solo rinuncerà all’amore, la sua bellezza non sarà mai più intaccata. La donna però non tiene fede all’impegno, non solo s’innamora di Tristano ma per di più rifiutando suo fratello Sergio, innamorato perdutamente di lei, ne provoca la morte. Alla fine Mefisto la punirà ridonandole l’aspetto originario, nella solitudine della sua casa.

Composto da un prologo, una prima e una seconda parte, il film muto, restaurato dalla Cineteca di Bologna, che ha ripristinato le sfumature di colore realizzate a mano e ha inserito alcuni “neri”, per colmare la mancanza dei fotogrammi perduti, evidenzia il lavoro certosino compiuto da Mascagni. Ciò che lascia sbalorditi è la sincronia perfetta tra immagine e suono, come nell’apparizione di Mefisto sugli alberi, o nella ballata di Chopin suonata da Alba oppure nello sparo fuori scena del fratello suicida, un carico di lavoro che come si può leggere in alcune lettere non fu indifferente, costringendo più e più volte l’autore a cronometrare il tempo.

Il direttore d’orchestra Panni ha un approccio deciso, non a caso siamo di fronte ad un esperto conoscitore della materia mascagnana, la sua è una direzione dinamica fatta da gesti composti per nulla artefatti, nei quali alterna l’uso delle mani a quello di una bacchetta corta che utilizza per gli ultimi due intermezzi che precedono Rapsodia satanica. Si tratta di tre brani in tutto tratti dalle opere “Amica”, l’unica scritta in francese per il Grand Théatre de Monte Carlo,“Gugliemo Ratcliff” e “Cavalleria rusticana”.

Nel primo intermezzo prevale l’impronta musicale del compositore, fatta da un crescendo di suoni che raggiungono picchi trionfali e si contrappongono, in certe battute, a sonorità più morbide. Una tensione melodica che evidenzia il ricco repertorio del compositore e alla fine si scioglie nell’intermezzo di Cavalleria rusticana, l’opera indubbiamente più popolare della sua produzione.

L’Orchestra del Teatro Massimo Bellini è stata degna di nota, neppure l’umidità di cui hanno risentito gli archi, ha inficiato la superba esecuzione dei musicisti.

A conclusione della proiezione del film il direttore ha generosamente condiviso gli applausi con l’intera orchestra.

Una serata piacevole che ha coniugato arte e musica sotto un cielo trapuntato di stelle.

Laura Cavallaro

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    • Pino Caruso , Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.

    • Orson Welles , Il teatro resiste come un divino anacronismo.

    • Giorgio Albertazzi , Teatro è guardare vedendo.

    • Louis Jouvet , Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro.

    • Arthur Miller , Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. E’ come la vita.

    • Joël Jouanneau , Scrivere, è annerire una pagina bianca; fare teatro, è illuminare una scatola nera.

    • Federico Garcia Lorca , Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana.

    • Terrence Mann , Il cinema vi renderà famosi; la televisione vi renderà ricchi; ma il teatro vi farà bene.

    • Eduardo De Filippo , Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita.

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