Roma, Globe Theatre, dal 21 luglio al 6 agosto 2017
Daniele Pecci è un attento studioso di Shakespeare, lo capii intervistandolo tempo fa per un’altra testata. Personaggio sobrio, quasi schivo, mi trasmise il suo profondo amore e rispetto per il teatro e per quello del Bardo in particolare. La popolarità ottenuta con la tv e il cinema, fu lui stesso a dirmelo, gli consente di poter proporre ruoli che aderiscano alla sua formazione che, per chi non lo sapesse, è prettamente teatrale. L’Enrico V in scena in questi giorni al Globe Theatre di Roma è un bellissimo spettacolo, anche visivamente, adattato e diretto dallo stesso Pecci. Una scommessa, questa, vinta. E se l’Amleto della passata stagione al Quirino aveva lasciato delle perplessità, l’allestimento e le interpretazioni nel magico cilindro di Villa Borghese hanno davvero qualcosa di affascinante, in bilico tra la storia e la magia del teatro. Chissà per quale motivo questo testo non era mai stato rappresentato qui. Scritto da Shakespeare espressamente per il Globe d’oltremanica (eloquente la celebre battuta del coro “..possiamo forse far entrare in queta O di legno anche i soli elmi che quel giorno atterrirono l’aria di Azincourt?”), Enrico V è l’esempio, l’ennesimo, di come il teatro Shakespeariano non sia affatto tedioso e in questo caso adattamento e regia denotano una confidenza col testo e con le sue possibilità di rappresentazione.
Due teli di stoffa bianca possono essere un mondo intero, nel teatro, se chi lo fa conserva il rispetto per l’autore e la giusta umiltà per non tradirlo. Riuscitissima l’idea di affidare il ruolo del coro all’eleganza della voce e delle movenze di Carlo Valli, capace di guidare il pubblico al centro del dramma storico, di farlo sentire partecipe degli avvenimenti. Davvero suggestiva la regia, che trasforma il Globe ora in Corte, ora in campo di battaglia, belli e funzionali i movimenti scenici ideati. Pecci è un Enrico V convincente, enorme presenza scenica, non sovrasta mai i suoi compagni e si nota la sua passione nel ruolo, che cresce col passare dei minuti, culminando nell’emozionante discorso prima della battaglia di Azincourt nel giorno di San Crispino prima, e nel divertente finale con il corteggiamento di Caterina di Francia poi. Uno spettacolo godibilissimo, emozionante, divertente, un cast di grande qualità, fusione perfetta tra rappresentazione e luogo. Da vedere.
Paolo Leone