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Stéphane Braud. Come rendere magici e vitali gli oggetti d’atelier

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Si era fatto conoscere per essere uno dei pochi Artisti a dipingere sott’acqua, attraverso una particolare tecnica. Oggi Stéphane Braud è uno degli Artisti più quotati di Francia, ma ultimamente ha deciso di stabilirsi in Italia, propriamente a Cortona, dove è presente il suo atelier. La sua vita oscilla tra il nostro Paese, la Francia e il Marocco e proviene proprio da qui una serie di alcune sue opere dipinte anni fa, che ritraggono delle eleganti porte del luogo. A volte queste sono chiuse, delle volte invece un’anta rimane aperta, permettendoci così di immergerci nella magica profondità che viene a crearsi.

Braud 1Di magia parlo per le opere di Braud, perché, nonostante all’apparenza i suoi lavori rappresentino normali oggetti, essi si caricano di una intensità speciale, sembrando volerci nascondere un segreto indicibile. Ciò è dovuto sicuramente al grande lavoro compiuto dall’Artista sull’opera, che viene creata attraverso numerosi passaggi, che infine la portano al suo ultimo splendore formale e concettuale. Sembra paradossale parlare di concettuale per questi pezzi di preziosa fattura tecnica, ma all’occhio e al cuore attento non sfuggirà il mistero che si cela, ma che non vuole essere svelato. Ultimamente Braud ha dato luogo a una nuova serie di dipinti che prende il nome di “Les Pots à Pigments”. Si tratta di quei barattoli da pittura che potremmo trovare in qualunque atelier, che l’Autore ha deciso di elevare a oggetto artistico. Egli era partito dal barattolo vuoto, per poi in un secondo tempo riempirlo di diversi pigmenti, prelevati in diverse parti del mondo. Il risultato che ne consegue è eccezionale ed è interessante vedere insieme l’installazione completa che comprende più barattoli vicini tra di loro, mettendo in mostra un’incantevole piacevolezza cromatica.

Braud 2Cosa che li rende ancora più speciali è il fatto che essi siano dipinti sulla lamiera, materiale che li avvicina ancora di più alla realtà. Vedendoli potremmo pensare alla Pop Art e ai “Campbell’s Soup Cans” di Andy Warhol, in realtà Braud non si è ispirato a questi, ma il suo intento è semplicemente quello di dare rilievo agli “oggetti d’atelier”, spesso e volentieri utilizzati, ma non valorizzati. Braud però non si accontenta solo di valorizzarli, egli riesce realmente a imprimere loro vita e di esprimere un mistero che non ci è dato conoscere appieno.

Stefano Duranti Poccetti

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