“Ciao” di Walter Veltroni

Data:

Al Teatro Quirino di Roma, fino al 22 ottobre 2017

Con un bellissimo testo di teatro da camera scritto come biografia familiare e storico-culturale bilancio nazionale del dopoguerra democratico nel nostro Paese, da un importante politico ormai in pensione quale Walter Veltroni è iniziata la stagione del Quirino, teatro che ora porta il nome di V. Gassman. L’ex segretario del PD e vicepresidente del governo Prodi immagina che durante la canicola estiva, mentre la moglie e le figlie sono in vacanza,sia seduto alla scrivania del suo studio nella casa avita di via tevere,vicino piazza Fiume,a redigere le memorie della sua vita e gli appaia il padre Vittorio rallegrandosi con lui per essere rimasto lì e raccontandogli la sua esistenza,che finì troppo presto per una grave malattia del sangue per essere coscientemente conosciuto dall’erede. Con lucida narrativa razionale e voce sicura gli ricorda la sua gloriosa carriera di radiocronista,con spezzoni evocativi dell’attentato a Togliatti, nel 48 dimenticato per la vittoria di Bartali al Tour de France,il secondo festival di Sanremo con Nilla Pizzi che canta “Vola Colomba”, per finire con i funerali del grande Torino per la tragedia di Superga. Il figlio, un timido ed umile, desideroso d’apprendere i meriti e le virtù paterne,gli rammenta che fu autore di rubriche satiriche,inventore di burle e scherzi ai colleghi, conobbe A. Sordi, di cui s’ascolta la voce goliardica nella rubrica ”Mario Pio”. Ma gli rimprovera pure di non aver capito la crisi del regime ed essersi ravveduto per tempo come altri. Nella veste di tanti critici censori che condannano troppi opportunisti del tempo,il padre gli fa presente che parecchi cambiarono “casacca” dal mattino alla sera. Dopo il 25 luglio del 43 e perciò gli raccomanda d’essere prudente ed equanime nei suoi giudizi, specie con chi sembra facile giudicare.Ora la sua ansia di contatto con il padre, di cui ha cercato di colmare in tenera età la carenza affettiva abbracciandone le giacche, è stata saziata, la staffetta spirituale d’affinità elettiva e valori mentali è trasmessa ed il buon Walter può accingersi  pacificato a completare il suo libro e fare il regista. Tuttavia gli resta un interrogativo. Se è più doloroso lasciarsi o non essersi conosciuti a pieno in terra?Bella è la scena costruita da Maurizio Balò con la grande biblioteca sullo sfondo in cui scorrono talora filmati video e c’è un incantevole luce rosa del tramonto tra i pini di Roma,con una nostalgia patetica per la madre che in effetti l’ha affettivamente legati. Peccato che qualche volta,in questa ricerca d’identità e radici paterne,si perdesse la dizione di Ghini. La regia intrisa di psicologia e tesa alla definizione dei caratteri è abilmente calibrata da P. Maccarinelli. Lo spettacolo è fino al 22/10.

Susanna Donatelli

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