“L’elisir d’amore” di Maestrini. Tra i rombi dell’auto di Dulcamara e la marcia di “Full Metal Jacket”

Data:

Giovedì 26 ottobre 2017 all’Opera di Firenze/Teatro del Maggio Fiorentino

Coraggioso e divertente L’elisir d’amore di Pier Francesco Maestrini, che dà all’opera di Donizetti un’interpretazione di certo originale, portando la vicenda agli anni ’70 americani, ambientandola all’interno di un’atmosfera tra hippy e far west, tra figli dei fiori e tori meccanici da cavalcare. È qui che si muovono Adina, proprietaria dell’Adina’s road food, e Nemorino, che lavora per lei, facendo pubblicità travestito da pollo.

Le scene corali e di massa sono centrali in questa opera e già nel primo atto si mostra l’intera comunità in cui si svolge l’azione, dove l’estro del regista ha portato a immaginare Belcore in quanto sergente di un gruppo di Marines americani, che si presentano sul palco cantando la marcia di Full Metal Jacket  di Kubrick – c’è qui da aprire subito una parentesi, l’originalità della messa in scena non si ferma infatti alla scenografia, ma ne va aldilà, inserendo suoni, melodie, canti, che da libretto e da partitura non esistono e questo citato ne è un caso eclatante, insieme alle sonorità emesse dalla macchina di Dulcamara, come del resto ai fuochi d’artificio finali.

Dulcamara si presenta infatti in scena con un’auto sportiva blu, vestito completamente di bianco, con tanto di panama, trasformando così quello che viene spesso identificato come una sorta di stregone in un abile venditore dalla facile parlantina.

A fare da contorno al melodramma vi sono inoltre degli abili figuranti, dalle capacità ginniche e danzanti di rilievo, che rendono il tutto ancora più dinamico (Si tratta di Elena Barsotti, Maria Diletta della Martira, Silvia Giordano, Gaia Mazzeranghi e Matteo Mazzucato).

Opera di Firenze. Cortile di palazzo Pitti. Prove generali dell' opera "L'elisir d'amore".

Audaci anche altre scelte, tra cui l’amplesso amoroso tra Adina e Nemorino, con l’acuto finale della cantante che rammenta in modo palese il raggiungimento del piacere della protagonista. Una scelta che comunque s’inserisce nel clima di comicità e ironia generali.

Altra caratteristica complessiva della messa in scena è la sua qualità fumettistica, i personaggi infatti risultano volutamente ed esageratamente stereotipati, compiendo movenze e gestualità che si potrebbero ritrovare in un cartone animato – vedi per esempio Dulcamara, che mangiando i pop-corn li lancia in aria per gettarseli in bocca.

Ma vediamo da vicino le scene di Juan Guillermo Nova, impreziosite dal disegno luci di Bruno Ciulli, di certo particolari e interessanti.

Nel primo atto vediamo in lontananza un paesaggio campestre, in primo piano un palco rialzato su cui si muovono i personaggi, nonché dei lampioni, un’insegna luminosa stile America anni ’70 e una vecchia pompa di carburante. Bella e riuscita la gamma cromatica scelta da Luca Dall’Alpi per i costumi, dove le diverse tinte danno luogo a un’atmosfera variegata e color fantasia. Emerge inoltre il color giallo canarino di Nemorino, travestito da pollo. La scelta è riuscita dal punto di vista estetico e a livello tecnico aiuta a riconoscere il protagonista nelle scene di massa.

Opera di Firenze. Cortile di palazzo Pitti. Prove generali dell' opera "L'elisir d'amore".

Nel secondo atto, aperto da figuranti travestiti da Village People, che danzano sulle note di Donizetti, la scena è quella della grande festa data in onore delle nozze tra Adina e Belcore, che poi non avverranno. Questa è dal sapore Pop Art, con la grande insegna luminosa dell’Adina’s road food sullo sfondo e con un toro meccanico posto al centro. L’insegna avrà un ruolo fondamentale proprio nel finale, quando l’uscita trionfale di Nemorino e Adina, finalmente sposi, sarà salutata dalle esplosioni e dai fuochi d’artificio proiettati proprio lì, facendo sì che si crei un’atmosfera gloriosa, che ricorda il finale del film Il Migliore con Robert Redford.

Per quanto riguarda i cantanti, che si appoggiano a un libretto eccezionale di Felice Romani, ritengo strepitosa la prova del basso cantante Fabrizio Beggi, che oltre un ottimo timbro mette in luce quelle caratteristiche indispensabili al personaggio rappresentato: la sua bravura istrionica, come la sua qualità ironica, sapendo elevarsi a stereotipo senza scadere nel già visto e sentito. Si muove come un gatto per il palco, nessuno può ingannarlo, se non Adina, che rifiuta il suo elisir (Adina è una donna forte e sono forti molte delle donne protagoniste delle opere di Donizetti – si pensi alla Maria Stuarda o alla Rosmonda d’Inghilterra, solo per fare degli esempi. In questo senso il compositore italiano è molto innovativo e anticipa il tema dell’emancipazione femminile).

Ottima anche la prova di Mario Bussi nei panni di Belcore, totalmente a suo agio nel ruolo di soldato Marines americano, anzi, ne sembra completamente divertito e gioca piacevolmente con il personaggio, donandogli sfumature di certo grottesche e divertenti, aiutandosi anche con la sua voce calda e profonda.

Lelisir_damore_6_-_940x440Nemorino (Juan Francisco Gatell) e Adina (Mihaela Marcu) ci sono piaciuti. La loro fisicità, la loro giovane età, la loro freschezza, si adattano perfettamente ai ruoli. Tra i due sembra esserci un buon feeling artistico, cosa che sicuramente aiuta alla riuscita dello spettacolo. Entrambi hanno un’ottima attitudine teatrale e tramite i loro movimenti e la loro gestualità rendono il complesso dinamico. Buona anche la loro prova vocale. Non si tratta di timbri particolarmente profondi, ma decisamente consoni alla rappresentazione di due giovani ragazzi innamorati. Civettuola e dal timbro d’usignolo e dolce lei, dal timbro delicato e lirico lui, che emerge in particolar modo dall’aria più famosa dell’opera: Una furtiva lacrima, la quale, tra l’altro, con la sua vena malinconica e romantica, ci porta al di fuori del contesto buffo del melodramma.

Sul palco anche la Giannetta Giulia Bolcato, amica di Adina, artefice di una buona prova. Si tratta di un personaggio importante per rendere la vicenda ancora più fluida e organica, essendo lei la mediatrice tra la protagonista e la comunità.

Dal punto di vista musicale, emerge ancora una volta la straordinaria prova del Coro del Maggio, diretto da Lorenzo Fratini, particolarmente presente in questa opera, non a caso considerato uno dei migliori d’Italia e d’Europa.

Anche la direzione di Fabrizio Maria Carminati, alla guida dell’Orchestra del Maggio, si sposa bene con il complesso e la sua esperta bacchetta rispetta i ritmi donizettiani senza stressarli, lasciando quindi quel giusto spazio per poterli assaporare con intensità. In questo senso forse si sono visti Elisir d’amore dal ritmo anche più incalzante e ferrato e in questo caso la scelta di dare luogo a un’interpretazione più distesa ha premiato.

In definitiva, abbiamo assistito a un Elisir coraggioso e particolarmente comico ed ironico, contornato da una scenografia e da costumi dinamici e colorati. Certamente questo allestimento, prodotto dal Maggio, è risultato piacevole e a giudicare dagli applausi del pubblico, nonostante la sua originalità, non sempre apprezzata universalmente, la prospettiva di Maestrini è stata recepita nel migliore dei modi.

Stefano Duranti Poccetti

L’elisir d’amore
Opera lirica in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Prima rappresentazione: 12 maggio 1832 al Teatro della Cannobiana, Milano
Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
Artisti
Direttore
Fabrizio Maria Carminati
Regia
Pier Francesco Maestrini
Scene
Juan Guillermo Nova
Costumi
Luca Dall’Alpi
Luci
Bruno Ciulli
Maestro del Coro
Lorenzo Fratini
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Personaggi:
Adina
Mihaela Marcu
Nemorino
Juan Francisco Gatell
Belcore
Mario Bussi
Dulcamara
Fabrizio Beggi
Giannetta
Giulia Bolcato
Figuranti speciali:
Elena Barsotti, Maria Diletta della Martira, Silvia Giordano, Gaia Mazzeranghi, Matteo Mazzucato
Foto Pietro Paolini

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