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Memoria – I sopravvissuti raccontano

Data:

ITALIA   1997   85’  COLORE
REGIA: RUGGERO GABBAI
VERSIONE DVD:  SI’, edizione CECCHI GORI HOME VIDEO

“VOI CHE VIVETE SICURI NELLE VOSTRE TIEPIDE CASE, VOI CHE TROVATE TORNANDO A SERA IL CIBO CALDO E VISI AMICI: CONSIDERATE SE QUESTO E’ UN UOMO”  (da Se questo è un uomo di Primo Levi)

“CAN YOU BELIEVE GOD MAKES YOU BREATHE? / WHY DID HE LOSE SIX MILLION JEWS?” (dalla canzone The only way di Emerson, Lake & Palmer)

Autunno 1938: l’Italia fascista promulga le leggi razziali, volte a colpire principalmente i cittadini di religione ebraica, che da quel momento vengono privati di diritti fondamentali quali il lavoro e l’istruzione. Settembre 1943: in seguito all’occupazione tedesca in Italia e alla creazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI) comincia la caccia agli Ebrei, che i nazisti conducono in collaborazione con i fascisti, operando arresti e deportazioni. 1944: agli Ebrei italiani viene revocato anche il diritto al possesso, mentre si verificano le deportazioni di massa verso i campi di concentramento.

Attraverso le testimonianze di 93 Ebrei italiani sopravvissuti (non tutte poi inserite nel documentario), Memoria racconta l’inferno di Auschwitz-Birkenau, con un breve prologo dedicato alle premesse della tragedia, cioè le scellerate leggi razziali fasciste attraverso cui, a partire da quel fatidico 1938, gli Ebrei italiani si scoprono “CITTADINI DI SECONDA CLASSE” all’interno del loro stesso Paese, passando poi per il successivo peggioramento della situazione, culminata con i rastrellamenti e le deportazioni del 1943-44, dapprima nelle carceri e nei campi di concentramento italiani, in attesa della destinazione finale.

Quotato documentarista italiano formatosi negli USA, Ruggero Gabbai gira, poco più che trentenne, la sua opera più conosciuta e apprezzata, avvalendosi della collaborazione, in qualità di autori, di due tra i massimi studiosi italiani della Shoah e dell’ebraismo nell’epoca fascista: gli storici Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto. La voce narrante, asciutta ma comunque evocativa e capace di esprimere la drammaticità dell’argomento, è di Giancarlo Giannini.

Memoria è un’opera il cui alto valore civile la rende non solo importante, ma necessaria. Va ad aggiungere un altro tassello fondamentale –e non ce ne saranno mai abbastanza- a quel gigantesco e mostruoso mosaico intitolato “IL SONNO DELLA RAGIONE” rappresentato dal nazifascismo. Per conoscerlo. Per comprenderlo. Per non dimenticarlo. Per non ripetere. Per non sentir più certe barzellette macabre che qualcuno, evidentemente malato di ignoranza, più che di stupidità,  racconta ancora. Memoria è una parola-chiave, un monito, una preghiera, forse un imperativo. Grande  rispetto e ammirazione per il coraggio dimostrato dagli intervistati, tra cui gli scrittori Nedo Fiano, Rubino Romeo Salmonì e Ida Marcheria, disposti a guardare nuovamente in faccia il Mostro –alcuni tornando pure nei luoghi della loro sofferenza- in nome della Causa. La regia, dal canto suo, rifugge qualsiasi tentazione enfatica o retorica –ammesso che sia possibile far della retorica in questo caso- e si mette a completa disposizione della Storia, riportando al centro di essa l’essere umano. Perché la Storia non la fanno solo i dittatori, i capi, e gli “uomini del destino”. La Storia, quella vera, è anche –se non soprattutto- la storia della gente comune, degli oppressi, la storia di chi è messo in condizioni tali da dover far ruotare la propria quotidianità attorno a un pezzo di pane, massimo orizzonte concesso da quella che in molti hanno definito “LA BANALITA’ DEL MALE”. Male che però, in questo caso, non opera con il mero fine dell’annientamento fisico dell’individuo: prima ancora di arrivare a tale traguardo si preoccupa, in maniera quasi scientifica –ed è uno degli aspetti ancora oggi più inquietanti-, di perseguire l’annichilimento morale e umano, spogliando le persone non solo dei beni materiali, ma anche della dignità. Da qui, il peso e il significato della celebre esortazione di Primo Levi, con cui si apre il film: “CONSIDERATE SE QUESTO E’ UN UOMO”.

Francesco Vignaroli

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