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SONO UNA DONNA LACERO CONFUSA. Bilancio d’una felice ed ironica carriera di 40 anni di palcoscenico

Data:

Al Teatro degli Audaci di Roma, fino al 25 febbraio 2018

Dopo averla persa per qualche anno,siamo tornati ad osservare nello spazio comico della Bufalotta un’attrice inossidabile che,andata in pensione a scuola già da una decina d’anni con illustre merito, ora può dedicare tutte le sue forze ed il tempo libero a comporre e rappresentare i suoi testi, che sono giunti a ben 26 dopo essere iniziati nel 1979 al Leosardo di Trastevere con successo. Tutti sono stati contrassegnati dalla sua puntuale satira pungente ed informata sulla società del suo tempo, la professione scolastica e la politica,ma non trascurando nemmeno di soffermarsi con ghigno beffardo sulla sua sfera privata e la famiglia. Ecco dunque passare al setaccio con sarcasmo i progressi della società che è divenuta sempre più eccentrica e multietnica con la fortuna delle extracomunitarie ora inseritesi come colf e badanti,tanto che alla nipote senza lavoro, consiglia un soggiorno in Romania per poi tornare come factotum, immaginando che ella l’ascolti seduta su una sedia. Le donne oggi dedicano più tempo all’estetica personale che alla cucina e questo per sentirsi sempre fresche e pimpanti per seduzione e feste, citando a tal proposito la canzone di S. Endrigo ”La festa, appena cominciata, è già finita” con cocente smacco dopo ingenti preparativi.Se una donna,come lei va a fare la spesa alle otto di sera in un supermarket sulla tiburtina,alcuni bambini la prendono per “la befana” ed acuiscono la sua crisi neurologica e d’identità per cui deve andare due volte dallo psichiatra con pareri contrari che la sconcertano ancora di più,tanto da farle perdere gli appunti per un nuovo spettacolo e la patente. Dubbi le sorgono pure sui figli e la loro identità:un figlio vive in America,ed ella quando viene si chiude paradossalmente in camera, non sapendo quali idee abbia maturato,dell’altro figlio a Roma in un momento d’isteria dimentica d’essere la madre. Da qui il ricorso al suo secondo cavallo di battaglia canoro: R. Cocciante. Mentre ha rapportato a sé anche l’intramontabile Vanoni ancora a Sanremo a 82 anni. Una frecciatina l’ha riservata pure al marito Romano, accusato d’essere ”un cupista” (nome preso dalla corrente pittorica dei cubisti e coniato in cupista) e toglierle ogni speranza e sostegno negli stati d’animo di sconforto, come quando tornò a casa afflitta e nervosa dal supermercato. Ad accrescere la sua prostrazione e stanchezza fisica s’aggiunge l’enfisema polmonare,per cui le sue preoccupazioni la spingono a rivedere l’ultimo lavoro del 2010 in chiave più intima e personale. Arginando la sua velenosa polemica contro la scuola e la politica rimpiangendo il copione di “Noi le ragazze degli anni sessanta” del 1982,che resta il suo testo preferito. La rabbia e l’ardore della donna sembrano adesso un po’ scemati e nel suo “Amarcord” felliniano ella, non tradendo le sue origini popolari, consiglia terapeuticamente ai centristi di vecchia e nuova ideologia e classe anagrafica di limitarsi ad un piccolo manufatto artigianale rispetto al suo,che realizzava come antidoto al proprio stato psico-fisico prima inquieto e disturbato. La sua è dunque,forse,una cavalcata satirica, un po’ amara, malinconica, cui è possibile assistere fino al 25/02. Sarà seguito dalla ripresa della commedia agrodolce ”punizione ad effetto” con il duo brillante Avaro-Casertano.

Susanna Donatelli

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