“Settimo cielo”. La lotta per la liberazione dell’Africa dal colonialismo vittoriano

Data:

Al Teatro India di Roma, fino al 25 febbraio 2018

Da uno dei maggiori autori albionici contemporanei ci giunge un bellissimo testo di riflessione ed analisi storico-sociale ed etico civile che abbraccia un secolo dalle prime esplorazioni scientifiche in Africa con l’inizio della crisi dell’Impero Vittoriano, che aveva già subito l’insurrezione dei ”sepoys” e “boxer” in Asia, fino all’insediamento del governo Thatcher con le misure antiminerarie e di rigorismo conservatore. Il testo composto con una tagliente e beffarda ironia e salace umorismo,tradotto con euforica vena ludica ed empatica da Riccardo Duranti e allestito con eccellente visionarietà dalla regista e video maker femminista Giorgina Pi, che partecipa al collettivo Artistico ANGELO MAI e s’è specializzata nella rappresentazione dei lavori della scrittrice britannica, come caffettiera blu prima di questo. Dunque come microcosmo induttivo dell’impero della regina Vittoria una famiglia allargata agisce prima nell’AFRICA del 1879 e poi nella Londra del 1979, come ben indicano le didascalie luminose sullo sfondo del palcoscenico della sala B. Ma per il nucleo parentale sono passati con incredibile e paradossale artificio stilistico-narrativo solo 25 anni. La romanziera con spirito libertario vuole che il suo lavoro rispecchi fedelmente la vita. Quello che siamo e vogliamo portare avanti non ciò che possiamo essere in base all’oppressione politica e sessuale,ridefinendo con autonoma invenzione le singole identità. Ecco perciò “il rosscasting” con inversione dei ruoli sessuali ed il dominio dei bianchi nella terra camitica dei neri con la ferrea normativa sessuale importata dalla madre patria. Da qui il sentimento catulliano d’attrazione e repulsione per il selvaggio, l’omofobia e la condanna giuridica per gli omosessuali fino al carcere nei casi estremi in Uganda ed altri Paesi coloniali. Con un sarcastico matrimonio dalle personalità trasposte finisce il primo atto,mentre nel secondo siamo nella Londra del 1979 con l’insediamento a Dowing street n. 10 di Margareth Thatcher. Ciò comporta la ripresa delle battaglie delle donne e dei gay d’ambo i sessi per la piena parità dei diritti civili,il superamento della canonica moralità puritana ed anglicana della famiglia tradizionale, per l’emancipazione sessuale da ogni bieco e vetusto divieto etico in Europa,sfociata nei Pax e nelle unioni civili unisex. Si volevano rimuovere le ingiustizie di classe ed i tabù sociali, i condizionamenti esistenziali per i gruppi LGBTIQ; non deve essere il potere a regolamentare pure il sesso. Tale voluta rivoluzione sessuale provoca sulla scena e nella comunità una serie d’adulteri realizzati od onirici nella famiglia e nel suo cerchio di conoscenze ed amicizie, mentre la censura vittoriana alla letteratura tematica esplicita spronava ad allusivi ipertesti connotativi scabrosi; poi l’età della Thathcher trascina ad una aperta e violenta ipocrisia, discussione della cultura superiore da Great Empire ricevuta per un ribaltamento di merito dei valori in campo. L’opera mai data in Italia dalla sua redazione nel 1979,ed arricchita da musiche e canzoni attinenti, sublimando le passioni con un ritmo swing,tra cui i celebri motivi Britannia e quello del titolo dello spettacolo, replica al teatro off dell’India fino al 25/02. La produzione rientra nel progetto non normale,non rassicurante, con riferimenti simbolici sul palcoscenico come la bandiera inglese di San GIORGIO,l’enorme sfera emblema dell’impero ed il Kilt scozzese s’avvale di un ottimo cast sinergico e ben rodato a fianco del compesso musicale dei Blu Emotion.

Giancarlo Lungarini

Foto Futura Tittirifante

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