Nomei Cognigni, artista dello spettacolo

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Fotomodella e conduttrice tv. Ma, soprattutto, attrice di cinema e di teatro, col sogno un giorno di occuparsi della regia lanciando messaggi che abbiano contenuto sociale. Poca apparenza e tanta sostanza. D’accordo l’immagine, ma Noemi Cognigni, 29enne di Napoli, ha il pregio negli anni di aver sempre anteposto il cervello all’immagine di bella statuina. Alla lunga, il mondo dello spettacolo le ha dato ragione. Ed oggi si prepara a raccogliere i frutti di una lunga semina, di una gavetta che l’ha vista iniziare dal basso ed oggi la vede presenza fissa sul piccolo schermo, ricercata da brand internazionali per campagne pubblicitarie, personaggio sempre più seguito sui social dove ad una foto ammiccante preferisce proporne una che contenga almeno un pensiero. Non è un caso che la sua passione per l’arte abbia abbracciato tutto il mondo dello spettacolo dove accumula presentazioni, spot pubblicitari, eventi modaioli, ospitate in radio e co-conduzioni in tv dove nella citta partenopea è una sorta di celebrità. In tasca, giusto per rimanere in tema, ha una Laurea in Relazioni internazionali e master seguiti per affinare la recitazione. Come docenti, ha voluto artisti di livello nazionale ed internazionale. E, dulcis in fundo, ha studiato in Accademia per un anno. Chi si ferma alla bellezza, insomma, si perde una bella fetta.

Ripartiamo dall’inizio: la fotografia…

In effetti è stato questo il primo settore che mi ha avvicinata al mondo dello spettacolo. Avevo un’amica che lavorava come modella e mi lanciò l’idea di buttarmi, di fare qualche lavoretto. Ed eccomi qua… poliedrica avendo sviluppato collaborazioni teatrali, musicali, cinematografici e pubblicitari. Devo dire grazie a due maestri della fotografia come Luca De Nardo e Roberto Pierucci che mi hanno dato la possibilità di approcciarmi alla fotografia lavorando con persone speciali e professionisti impeccabili. Grazie a loro, ho potuto spaziare dal glamour all’artistico. Non ricordo più la mia “prima volta”, ce ne sono state talmente tante…

E qui ti sei messa in gioco.

Ho realizzato anche set importanti di nudo artistico dove ne è uscito un lavoro bello ed interessante. In fin dei conti, la fotografia è come rubare un istante, raccogliere un momento che può durarti una vita e fuggire al tempo. Il mio modo di intendere la fotografia è più ampio e la abbraccia dal punto di vista artistico: al di là dello scatto che è ricordo personale, uno scatto equivale a fare arte lanciando un messaggio di cultura. Per questo, bisogna avere contenuti per poter passare alla storia.

Un modo di intendere la fotografia molto diverso da quello di tue colleghe…

Da questo punto di vista mi differenzio molto dal commercial quotidiano dove tutte si dicono modelle, tutte sono attrici. In realtà una folta serie di scatti che vedo, ripropongono un’immagine che è priva di messaggio e non arriva da nessuna parte. Uno scatto fotografico è sì anche immagine, ma è soprattutto lo strumento attraverso cui far passare un concetto più ampio. La verità è che non tutte le modelle sono abili nell’interpretare questo passaggio.

Cosa rende un’immagine… arte?

La fotografia non è solo estetica, anche se questo aspetto rimane fondamentale. Occorre prestare attenzione alla forma e alla posa, è fondamentale rispettare linee e forme, ma a mio modo di vedere al giorno d’oggi si è sdoganata la potenza del messaggio comunicato. Oltre al corpo, l’occhio pretende qualcosa in più.

Cosa ti ha dato la fotografia?

Mi ha dato la possibilità di rivelare qualcosa di me: il mio sguardo, la mia delicatezza, la mia eleganza e la mia supposta fragilità. Grazie alla fotografia mi sono scoperta, in particolare quando ho lavorato col nudo ho affrontato un progetto davvero meraviglioso, stando a mio agio col fisico. Chi non prova queste esperienze, al di là dell’ipotetica carriera, perde la possibilità di una conoscenza approfondita del sé. Ma la fotografia impone di compiere un lavoro di fondo su se stessi, sulle proprie emozioni, la necessità di andare sempre alla ricerca di se stessi.

E se invece ci si concentra solo sul fisico?

Se sfugge il desiderio di veicolare un messaggio, si rischia di sprecare contenuti e occasioni. Io faccio ciò che sento, il mio osare è sempre molto attento alle mie modalità di risposta, agli agenti esterni che intervengono su di me. Per quanto sia molto irruenta come persona, nel mio lavoro non mi butto a capofitto.

La tua carriera abbraccia numerose collaborazioni.

Le più importanti hanno sempre e comunque avuto a che fare con l’aspetto della recitazione. Parlo di partecipazioni a film o in teatro, ma anche di cortometraggi: adoro questa forma di comunicazione perché lì mi metto in gioco davvero, vivo la mia modalità interpretativa in cui mi sento più a mio agio.

Ma non solo…

Ho realizzato mostre e calendari, preso parte a collaborazioni a 360 gradi perché questo è un elemento che contraddistingue il mio mondo e il mio personaggio. Se è pur vero che le mie ambizioni vanno verso il cinema, inevitabilmente mi sono ritrovata a spaziare. Ed allora eccomi protagonista in tante pubblicità, numerosi cataloghi, piccoli spot per la tv o per i cinema, altri progetti riguardano in un prossimo futuro collaborazioni con brand importanti per riviste di livello internazionale e media europei.

Quanto è stata importante la gavetta?

Questo è il mio mestiere ormai da due anni, ma prima ho dovuto seminare tanto ed ho dovuto dire no a progetti che non mi convincevano puntando al lungo termine. Oggi nello spettacolo mi occupo di arte a 360 gradi, ma se dovessi riuscire ad affermarmi come attrice il passaggio successivo sarebbe quello di occuparmi della regia o di scrivere un libro.

Insomma, sogni da realizzare…

Mi piacerebbe lavorare in campo internazionale, senza scorciatoie, ma lanciando un messaggio di diversità, in cui emergano sentimenti ribelli rispetto a ciò che non condivido, affiancando la mia immagine che voglio tutelare e che voglio conservare “diversa”. Sogno di essere una persona che sappia trasferire qualcosa di importante, mi auguro davvero di poter lavorare su me stessa e sull’ambiente circostante.

Come giudichi il mondo dello spettacolo?

Il mondo dello spettacolo lo vedo in parte di altissima competenza e livello, l’altra parte invece non ha nulla a che fare con questo mondo. Ma ci sarebbe da dire troppo…

Che rapporto hai con i social?

Fino a poco tempo fa avevo un rapporto pessimo, non mi reputo influencer anche perché non capisco perché mai si debba seguire qualcun altro copiando il suo stile. Al contrario, penso che la gente sia più interessata a quello che voglio dire e al mio sforzo lavorativo rispetto a sentirsi dire ciò mangio o faccio nel quotidiano.

A proposito di quotidiano: che ragazza sei?

Una ragazza a cui piace stare al centro dell’attenzione delle persone che mi amano. Sono un’egocentrica sul palco, accetto le critiche costruttive, ma adoro la semplicità. Il mio guardaroba è ricco di vestiti comodi, un sexy giusto e mai provocatorio, senza mai esagerare. E forse questo mi differenzia dalle altre: una bellezza che emerge dall’acqua e sapone, dalla normalità.

Fisicamente e caratterialmente: pregi e difetti?

Partiamo dai pregi! Fisicamente direi il viso, a livello caratteriale la mia forza e l’impatto che trasmetto, il senso armonico amplificato dai miei lineamenti. Difetti… sono una persona molto irruente, burrascosa, che perde spesso la pazienza, dal temperamento incostante. I miei hobby sono quasi tutti legati all’arte: amo viaggiare, scoprire terre nuove, persone mai banali, culture nuove, adoro sport e natura, mi piace il rischio e ciò che è estremo. Tutto questo poi è in linea con la mia attività professionale.

Dove ti vedi in futuro?

Ci sono importanti progetti cinematografici da aprile in avanti, probabili opportunità nel mondo della tv. Tra dieci anni mi vedo nel mondo, impegnata a viaggiare per progetti ma anche attiva nel sociale.

Luca Fina

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@noemi.cognigni

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