Nei miei scritti dedicati alla “Ricezione” di testi non capita spesso di scrivere o dedicarmi interamente a un’opera filosofica. Ciò che mi porta oggi a farlo è un testo che ha suscitato in me un’emozione. Tale testo racconta di Papa Francesco, ed è stato scritto da Massimo Borghesi, docente di “Filosofia morale” presso il Dipartimento di filosofia, scienze sociali, umane e della formazione dell’Università di Perugia. Il volume è edito dalla casa editrice Jaca Book nel 2017 e si intitola “Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale”. Attraverso uno studio molto importante, l’autore prende in esame un aspetto essenziale, decisamente trascurato per la comprensione dell’attuale Pontefice: quello della genesi e dello sviluppo del suo “pensiero”, di cui il testo offre un sistematico approfondimento dell’entroterra culturale e degli influssi intellettuali che hanno contribuito a formare la personalità e il “pensiero” di […] Bergoglio1.” In questo contesto, conoscere la biografia di un uomo non significa solamente conoscere la sua storia e il pensiero o come questo sia stato determinato, bensì significa anche approfondire l’individuo nella sua trascendenza. Fare ciò significa incontrare un umano nel suo umano, guardando il suo passato come prospettiva del presente. Prendendo spunto proprio da Papa Francesco, credo che la biografia e il pensiero di un uomo ci possa donare luce per il presente, producendo un cambiamento che apra nuove prospettive. La Chiesa con Papa Francesco torna a incontrare l’umano. Questa biografia ci rivela quello che manca oggi al soggetto umano: il vedere che l’umano non incontra l’umano e questo non incontrarsi significa trovarsi nel vuoto. Magari sentiamo che ci manca qualcosa, ma non sappiamo che ciò che ci manca è proprio l’umano. Quando in questo articolo cito “umano nell’umano”, faccio riferimento al Pontefice, spesso non compreso (o perlomeno forse all’inizio del pontificato non lo era) nel suo messaggio, volto a recuperare la spiritualità e l’amore. Papa Francesco pone una critica a una società che esclude, toglie il lavoro, crea nuove divisioni, che non vuole fare […] riconciliazione tra storie diverse2, in un t’uttuno in cui manca proprio l’incontro tra l’umano con l’umano. Parliamo di un uomo – Papa Francesco – che a livello filosofico non ha avuto una adeguata preparazione e conoscenza della filosofia occidentale, ma che ha costruito il suo pensiero, aprendosi all’umano, non fermandosi mai; e questo lo distingue.
L’Occidente ancora vive dentro un processo ingannevole. Ciò succede quando – come dirà lo stesso Bergoglio a P. Spadaro: “Il pensiero perde di vista l’umano o quando addirittura ha paura dell’umano o si lascia ingannare da se stesso. […] Il pensiero ingannato può essere raffigurato come Ulisse davanti al canto delle sirene.” Un canto che abbaglia e non ci fa vedere la luce. Il pensiero è anche come un processo di innamoramento che ti acceca. È per questo che dobbiamo prendere coscienza del non contro dell’umano e dare apertura e voce al pensiero. Il pensiero è una facoltà che si apre non solo attraverso l’istruzione, ma anche attraverso l’incontro e dialogo tra gli individui. Da rilevare che se il pensiero non perde l’umano allora ci sarà luce limpida. Di conseguenza dobbiamo recuperare l’umano che c’è in noi, laddove troviamo anche Dio e noi stessi. Proprio da Papa Francesco possiamo cogliere tutto questo.
Giuseppe Sanfilippo
