Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. Dal 21 al 25 marzo 2018
Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ospita, in prima esecuzione nazionale e unico teatro in Italia, il Tour europeo del grandioso musical “Sunset Boulevard” nell’edizione originale inglese; oltre a Trieste e alla Gran Bretagna, sarà possibile assistervi, in questa stagione, soltanto al Koninklijk Theater Carré di Amsterdam.
Per ospitare l’orchestra diretta dal M° Adrian Kirk (composta da sedici elementi, organico imponente per uno spettacolo di questo tipo) che accompagna la numerosa compagnia, è stata aperta la buca solitamente celata della capiente sala del Politeama Rossetti il che, assieme agli schermi posti per dare la possibilità di vedere meglio il direttore stesso e al pubblico delle grandi occasioni, conferisce alla platea un’aria particolarmente festosa, densa di attesa, ben prima che lo spettacolo abbia inizio.
La musica di Andrew Lloyd Webber, che proprio oggi 22 marzo compie settant’anni, sostiene in modo pieno ed elegante la vicenda che fedelmente segue la sceneggiatura dell’omonimo film di Billy Wilder, non a caso considerato dall’American Film Institute uno dei venti migliori film statunitensi di tutti i tempi, dimostrandosi così perfettamente adatta ad essere presa come base per il libretto di un’opera musicale.
La scenografia (disegnata, assieme agli accurati costumi, da Colin Richmond) riproduce con grande attenzione le ambientazioni, rappresentando in modo essenziale e molto efficace gli Studios della Paramount all’epoca in cui viene ambientata la vicenda (luci e macchinari compresi), il salone della villa della protagonista in cui troneggia un’imponente scalinata e il locale dove si incontrano i giovani artisti. In essa si muove il nutrito cast mantenendo dei ritmi incalzanti senza mai perdere un colpo e anche i cambi di scena, quasi tutti a vista, avvengono con una disinvoltura rara che impreziosisce tutto con movimenti precisi e misurati, più simili alla danza che a quelli attesi da un supporto tecnico.
I due protagonisti sono grandi, sia a livello scenico che vocale: Ria Jones, perfettamente a suo agio in un ruolo che sembra esserle stato cucito addosso è Norma Swanson, la grande diva del cinema muto in bianco e nero dimenticata sulla soglia dei cinquant’anni da un mondo di spettatori convertitisi al colorato film sonoro; Danny Mac, brillante e vivace, sempre in scena è Joe Gillis, giovane sceneggiatore senza successo; per caso entra in contatto con la donna che poco a poco si impossessa della sua vita cercando di impedirgli sempre più qualsiasi contatto con il mondo esterno. Per loro numerosi e ben meritati applausi a scena aperta.
Di grande impatto anche la presenza di Adam Pearce nel ruolo di Max von Mayerling, che nel film era stato affidato a Max von Sidow. Pearce è un baritono dotato di grande duttilità nella voce e tali caratteristiche sono rese ancora più evidenti se messe in confronto con la studiata rigidità dei movimenti.
Ben calati nei rispettivi ruoli anche Molly Lynch (Betty Schaefer, la giovane che con l’aiuto di Gillis tenta la prima sceneggiatura, causa dell’innamoramento tra i due e scatenante la tragedia finale) e Carl Sanderson (il regista Cecil B. DeMille cui Norma propone la realizzazione di un film che l’avrebbe vista ritornare sul set con se stessa protagonista nel ruolo di Salome).
L’amore che Norma crede di provare per Joe non è altro che il tentativo malato di ritrovare in un altro da sé la giovinezza ormai perduta, nell’illusione che un rispecchiamento narcisistico possa riportare indietro le lancette dell’orologio proprio e dell’universo che la circonda, che la vedeva divina e che ora ha trovato “un nuovo modo per sognare”, violando “la musica del silenzio”. Della distruzione che provocherà non riuscirà ad essere consapevole, intrappolata fino alla fine in un’eterna e triste illusione.
Paola Pini