Da nonno Raffaele, pittore e regista di fama internazionale, Sveva Saitto ha preso un’innata inclinazione verso l’arte e la creatività. Da mamma e papà, rispettivamente pittrice e scultore, ha fatto propria la passione per raccontare emozioni e non esser mai banali. Era scritto nel destino che anche lei, oggi 31enne, iniziasse ben presto a trasmettere sensazioni. Lo strumento scelto, nel suo caso, è stato quello della fotografia. L’apparenza però è solo una delle parti da contemplare. Fisico da urlo, occhi impossibili da dimenticare, lineamenti delicati. E poi tanto, ma tanto cervello. Sveva è cresciuta presto. Mamma di uno splendido bimbo che è la sua gioia assoluta. Fotomodella con il gusto dell’eleganza. Ragazza abituata a correre dalla mattina alla sera con il gusto per lo sport. La fotografia è una chicca “anche se per me è sempre stato un gioco”. Fortuna di tutti, un gioco che non ha mai abbandonato. “E’ stato semplice il mio percorso, anche perché il mio primo servizio fotografico è nato come un gioco – racconta – in quel contesto ci si mette alla prova: sapevo di essere fotogenica, ma non è mai stata questione di sicurezza. Ognuno di noi sa di avere dei punti forti ma il resto credo siano insicurezze”. Farsi ritrarre le ha cambiato la prospettiva di vita.
Qual è stato il valore aggiunto di diventare fotomodella?
Quando ti esponi, può essere sì esibizionismo ma anche voler cercare una conferma in chi ti guarda. Perché sei troppo critica con te stessa, perché non ti ami abbastanza. Nel mio caso, queste sono state le motivazioni che mi hanno indotta a buttarmi e a proseguire.
Tanti shooting, ma sempre con i piedi per terra.
Il vero mondo dello spettacolo non l’ho mai vissuto, mai fatto un casting o un provino. Magari qualche anno fa avrei potuto provare, ma sentivo che fondamentalmente non ero come quelle ragazze coperte di lustrini e trucco. Preferisco una vita più semplice, più vera.
Fra te e le altre vedi molta differenza?
Tante persone che ne fanno parte si spengono a poco a poco, si deprimono. Altri ci sguazzano, certo, ma credo si celino tanti sorrisi superficiali, finti. Devi essere sempre al Top, essere sulla cresta dell’onda e la vita non segue esattamente sempre questi schemi.
Che rapporto hai con i social?
Lo definirei superficiale. Posto e guardo i post ma non sono attaccata h24 a guardare i fatti degli altri e non sono un leone da tastiera! Men che meno un’influencer, ho un mio stile. Mi vesto seguendo il mio umore. La moda mi piace, la seguo, ma come ogni cosa la faccio mia.
Un’autonomia che arriva da lontano.
Oggi ho 31 anni, sono nata a Roma, ma dopo pochi anni ho cambiato città. E crescendo l’ho fatto di nuovo, e ancora… non mi sono mai sentita legata a nessun posto. Poi mi sono trasferita a Milano, ci vivo da quasi 8 anni e l’ho fatta mia. Ho tanti bei ricordi che mi legano a questa città, mi sento meno “gitana”. Anche se ancora non ho finito di camminare… e di scoprire nuovi posti.
Si dice che chi viaggia molto, scopre più facilmente nuove culture.
Sono sempre stata una persona creativa, la vena artistica l’ho presa da entrambi i genitori: da mio nonno Raffaele Saitto, pittore e regista del 1900, mio padre scultore e mia madre pittrice. Io mi sono diplomata come tecnico della Grafica Pubblicitaria all’istituto ad Ostiglia.
Attraverso la fotografia esprimi emozioni. Che ragazza sei?
Non scontata: ho una forte personalità, o mi ami o mi odi, ma nel bene e nel male sono io. Sono lunatica ma sensibile e dolce. Mi commuovo davanti ad un film, davanti ad un bel gesto. Sono istintiva, testarda, faccio sempre di testa mia alla fine. Sono una persona sincera, diretta, non mi do a tutti. Studio molto chi ho di fronte. Mi apro solo quando mi sento a mio agio e se provo stima.
E poi c’è quel lato artistico insito nel dna.
Fin da piccola mi piaceva cantare, recitare! Mentre facevo il bagnetto, già all’età di 6 anni pubblicizzavo tutti gli shampoo in vasca! Oppure chiedevo un titolo ai miei genitori e da quel titolo partiva una canzone lunghissima, buffa e con poco senso. Tutte più o meno avevano la stessa melodia, cambiavo solo le parole!
Poi è sopraggiunto anche l’animo… rock!
Da adolescente io e alcune amiche modenesi, avevamo formato un gruppo tutto al femminile! Facevamo punk rock! È stato pazzesco, divertente. La sala prove, l’ansia prima di un concerto (anche se con poche persone ad ascoltarci) il nostro affiatamento… Ho tanti bei ricordi di quegli anni.
Poi si cresce, si fanno altri percorsi.
E io sono diventata mamma a 27 anni di un maschietto, Leonardo Tomaso. La gioia più grande. Un amore incondizionato che ora dà un senso a tutto. Faccio la mamma, continuo a coltivare le mie passioni, mi piace allenarmi, mi appaga il senso di soddisfazione dopo la fatica, vado in palestra e faccio muay thai a Quarto Oggiaro (MI) alla D’Ascanio Gym, siamo una grande famiglia e ringrazio il mio Maestro Ruggiero D’Ascanio, grande professionista e Maestro di Vita.
Cosa ti spaventa in tutto questo?
Mi fa paura l’ipocrisia: temo la cattiveria gratuita, il giudizio di chi si sente vuoto dentro e ha bisogno di colmare quel vuoto parlando male di qualcuno.
Dove ti vedi nei prossimi anni?
In una casa che sentirò mia al 100%. Più sicura di me, con meno fragilità, indipendente a 360°. Sogno di essere già sposata con chi amo, e di avere un altro bimbo. Sogno una continua evoluzione, migliorare me stessa è la mia prerogativa, per rafforzarmi e non farmi più scalfire. Vorrei fossimo tutti liberi di essere, senza la paura del domani.
Luca Fina