Gli “Inna Cantina Sound” continuano il loro percorso “a piedi nudi”

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Gli Inna Cantina Sound sono una band romana da sempre vicina alla musica reggae. Il trio è arrivato di recente al suo terzo album: A piedi Nudi, del quale ci parlano in questa intervista.

Ciao a tutti, per prima cosa potreste presentarvi in poche parole ai nostri lettori?

Ciao lettori del Corriere dello Spettacolo, siamo gli Inna Cantina, giovane band romana, amiamo il reggae e abbiamo la missione di farvi ballare.

Da dove il nome Inna Cantina Sound?

il nome viene da nostro luogo e cioè la cantina, lì dove abbiamo iniziato a suonare e dove ancora oggi produciamo i nostri pezzi. inna perché “in the“ in slang giamaicano diventa inna e allora noi siamo gli inna cantina sound.

Perché l’amore per il reggae?

E’ nato spontaneo, una passione che coltiviamo dal liceo e che è stata un po’ il nostro legame fino ad oggi. il reggae ci fa emozionare, è un genere che ti fa ballare e divertire tantissimo, ma è anche un genere ricco di tanti valori che rispecchiano il nostro pensiero. l’unione di queste due cose ha creato una grande passione.

2Siete arrivati al vostro terzo album: “A piedi nudi”. Come lo definireste?

A piedi nudi è un album diverso dagli altri, abbiamo sperimentato nuove sonorità sempre rimanendo sul reggae come filo conduttore, ma abbiamo cercato di mettere anche altri generi e mischiarli fra loro. Complice è stato anche Marco Magista, produttore perugino che ci ha aiutati a mantenere un sound omogeneo dall’inzio alla fine, pur avendo dei pezzi molto diversi fra loro.

C’è una canzone al suo interno che più vi rappresenta?

Il ballo del Cantinaro è sicuramente quella che ad oggi ci rappresenta di più e che sta riscuotendo un bel successo sia sul web che dal vivo, poi siamo solo all’inizio, magari dopo il tour cambio idea 🙂

Progetti per il futuro?

per ora abbiamo il tour estivo che ci impegnerà fino a settembre e abbiamo già altre date invernali, per cui ora la testa sta sulla promozione di questo disco. in un futuro meno prossimo c’è l’idea di registrare un altro disco in un modo meno convenzionale del solito!

Stefano Duranti Poccetti

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