Dinamismo ed emotività della musica di Ezio Bosso

Data:

Cavea, Auditorium Parco della Musica di Roma, 13 luglio 2018

Una serata di musica classica che ha deliziato il pubblico numeroso dell’Accademia di Santa Cecilia non solo per la bella scelta dei contenuti delle due partiture musicali, ma per la presenza sul podio del maestro Ezio Bosso che colpito dalla progressiva patologia di una malattia neurodegenerativa da una decina d’anni a questa parte,non vuole arrendersi e con una disperata grinta vitalistica stringe tra le mani la bacchetta di direttore e si rivolge ai suoi ammiratori che l’osannano. Egli compose la sua sinfonia n°1 oceani, 8 anni fa per violoncello ed orchestra in 5 movimenti dedicati a ciascuno degli oceani, ma oggi nella sua rielaborazione il violoncello ha preso il sopravvento divenendo un concerto in 3 movimenti: allegro, (per L’Atlantico), ”oceano bianco e vuoto” (per l’Antartico) con l’adagio ed il frenetico finale in ”quasi presto” (per l’indiano). Il compositore per spiegare la sua creazione dettata dal suo innato genio musicale parlava parlava del valore della migrazione,dello spostamento della vita alla ricerca di condizioni migliori, come quelle dei naufraghi nel Mediterraneo,nonché dei cicli della vita nell’antica concezione laica e circolare del tempo. Ci vengono alla mente altri due scrittori Torinesi: come lui, nato nel 1971, in rapporto al viaggio: Baricco con”novecento” in cui descrisse il pianista che per 90 anni solcò l’oceano senza scendere dalla nave e Salgari che illustrò la giungla della Malesia senza mai navigare.La sinfonia, che chiudeva i brani ”Sea songs” in totale di 8 dedicati al mare, compendiava pure la sua avventura in America e a Londra, cogliendo pure l’ispirazione per questo da un altro musicista boemo che l’aveva preceduto su quella strada, indicata dal connazionale Kafka nel romanzo ”Amerika”. E. Bosso, che ha diretto magistralmente e con la sua stimata forte personalità l’orchestra di S. Cecilia appellando ”fratelli” i suoi elementi, ha affidato il ruolo di violoncello concertante, a Luigi Piovano, dal 2013 primo degli archi di S. Cecilia, che ha suonato pizzicando con virtuoso entusiasmo le corde dello strumento del cremonese Giuseppe Guarneri. Antonin Dvorak era stato invitato a trasferirsi a New York dalla sua Kaslup. Nel 1891 per dirigere artisticamente il locale conservatorio da Jannette Turber ricca moglie d’un commerciante: dopo parecchie perplessità, il lauto stipendio annuo lo convinse ad andare. Il lievitare musicale della grande mela, nell’ultimo quarto di secolo ebbe da lui un grande impulso,ma contaminarono la sua formazione europea determinando nuovi esiti.La partitura si basa su 4 movimenti:adagio, che termina in allegro molto largo,scherzo molto vivace.Seguiranno mercoledì 18 c. m. i Carmina Burana medievali di Orff e giovedì 20c. m. il concerto n.1 per pianoforte di Ciajkovskj con k. Doniati.

Susanna Donatelli

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