Al Teatro Libero di Milano, il 12 luglio 2018
Un episodio nell’infanzia, in apparenza molto banale. Ma espressivo di un conflitto violento e perdente tra una personalità nata per essere libera e la forza pesantemente oppressiva di un padre rigido e tradizionalista.
Come regalo dal padre, Alma desidera ricevere dei pattini. Per andare libera, per correre, per volare come i gabbiani, per regalare alla sua anima (Alma!) gli spazi senza confini cui anela. Riceve invece una penna, con l’ordine, l’indicazione, l’obbligo di una vita da dedicare a “cose più serie”, come lo studio, la lettura. “Sempre a sognare, tu ! Prima il dovere e poi il piacere !”.
Le bambine ribelli, infatti, non piacciono ai papà.
“Ho perso la penna che il papà mi ha regalato e sarà arrabbiato con me” sarà il tormentone di tutta la pièce, a ricordare l’imprinting angoscioso di negazione e di senso di colpa che la protagonista porta con sé, fino alla liberazione finale.
Intorno a questo nodo di vita, al Teatro Libero di Milano il 12 luglio è stata messa in scena la storia di Alma Wilson, la donna che desiderava volare, e della sua sorella Alba, così diversa eppure così vicina.
Il testo è stato selezionato per la rassegna di drammaturgia inedita Banco di Prova, curata e realizzata da Manuel Renga, Francesco Leschiera e Susanna Verri.
Daria D Morelli, attrice, scrittrice di raccolte di racconti (a breve sarà in uscita il suo primo romanzo), di drammaturgie e di sceneggiature, ha scritto e interpretato la parte di Alma, in questo racconto avvincente di una vita dalle molteplici sfaccettature psicologiche.
Lo scenario ricorda l’ambiente in cui l’autrice ha vissuto in quei dodici meravigliosi anni americani, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella sua personalità.
Una giornata di sole sulle colline di Hollywood, nella veranda di una villa (da paradiso?). Una villa con piscina, naturalmente, perché “tutte le case di LA ce l’hanno. Nessuno va a fare il bagno nell’oceano”.
Le continue, prepotenti forzature del padre sulla personalità di Alma bambina ne hanno fatto una donna di grande intelletto e talento letterario, scrittrice premiata da un successo abbagliante.
La ferita originaria, tuttavia, non si è mai rimarginata. Alma infatti rifugge dal mondo. Crede di trovare riparo nella solitudine, si illude di vivere la vita nei racconti fantastici dei suoi romanzi, in questi ottenendo ciò che le è stato negato.
Una scelta di non vita che apparentemente la mette al sicuro, dietro alle maschere delle varie storie, da cui sbirciare la realtà.
Diverse volte, dunque, lo spettacolo sta in bilico tra realtà e racconto, come la protagonista, tormentata da sentimenti e sensazioni contrastanti. Una splendida occasione per Daria Morelli per dare corpo e dolore a emozioni profonde e laceranti, mai banali e monocordi.
La sorella Alba rappresenta la critica vivente a questa scelta di negazione, un alter ego (l’allitterazione dei nomi delle due sorelle è più che suggestiva), che Barbara Sirotti ha interpretato con contagiosa vitalità, estroversione scoppiettante e squisita malizia femminile a tratti ammiccante. E’ “solo” una parrucchiera, Alba, ma assetata di vita, anche se lei pure rivela le ferite di dolori profondi e amarezze tuttora vive.
Le due A. parlano, ricordano, si stuzzicano, si lasciano, si riprendono, ballano, bevono, ridono, piangono.
La Alma Wilson di Daria Morelli è attraversata dolorosamente dal desiderio di solitudine e nello stesso tempo da una necessità irrinunciabile di vicinanza. La fantasia di un rapporto sentimentale romantico e appagante è possibile solo nella narrazione dei romanzi. La sfiducia negli uomini è totale, perchè “non sono mai in realtà come si mostrano inizialmente”. Per questo vengono puniti, “uccisi” nei plot rdei romanzi, quando dimostrano la loro vera natura, che è, naturalmente, causa di dolore.
Già, l’uomo, il maschio… Temuto da Alma. Presenza/assenza che prende forma (e corpo, concupito senza pudori e assaporato dalla vitale Alba!) nella figura del dipendente, che si occupa della piscina (interpretato, come per le altre presenze maschili, con assorta ieraticità dal regista Lorenzo Castelluccio). Maschio che devasta la vita, nella figura del padre. Che procura dolore alla sorella Alba, abbandonata dal marito. Che regala gioia solo nella trame dei romanzi. E che, ironia della sorte e contraddizione della vita, salva Alma dal suo tentativo di suicidio e la accudisce con pazienza nella sua convalescenza ospedaliera.
Solo con la sua morte, il padre libererà infine l’anima di Alma. Potrà finalmente volare, dopo avere regalato con leggerezza d’animo la penna angosciosamente cercata e finalmente ritrovata.
Le musiche live di Carlo Zerri sottolineano efficacemente e colorano lo spettacolo di emozioni, spaziando dal Clair de lune di Debussy a True love (!) di Cole Porter, da Que reste t’il de nos amour di Trenet all’ Oblivion di Piazzolla.
Guido Buttarelli