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“La misteriosa fisarmonica della regina Loana”: Gianni Coscia ricorda Umberto Eco

Data:

Umbria Jazz Festival, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani. Lunedì 16 luglio 2018

Quella dell’amicizia tra il fisarmonicista Gianni Coscia (classe 1931) e lo scrittore, filosofo e semiologo Umberto Eco (di un anno più giovane) è una storia che risale al 1945, quando i due si ritrovano compagni di liceo, anzi, di più: compagni di banco. Nonostante le loro vite abbiano seguito poi strade diverse, il legame è rimasto, cementato anche dal comune amore per la cultura, e che si parli di letteratura o di musica fa lo stesso: i due si sono reciprocamente influenzati, scambiandosi passioni, idee e conoscenze a partire dagli anni dell’adolescenza. Eco, tra l’altro, oltre a essere un grande amante della musica colta – rivela Coscia – era un ottimo suonatore di flauto dolce.

L’idea di tornare sul palco – a ottantasette anni, portati magnificamente – per omaggiare l’amico scomparso nel 2016, a Coscia è venuta ispirandosi al quinto romanzo di Eco, dal contenuto fortemente autobiografico, intitolato La misteriosa fiamma della regina Loana, in cui uno dei personaggi (quello di Gianni Laivelli, miglior amico del protagonista Bodoni) è parzialmente ispirato allo stesso Gianni Coscia. Riferimenti al musicista a parte, il romanzo ripercorre la storia e la cultura dell’Italia che va dagli anni ’20 agli anni ’40 del Novecento, ed è quindi pieno di citazioni di libri, fumetti e dischi dell’epoca.

Oltre a ricordare Eco – la cui presenza virtuale nella splendida sala Podiani era simboleggiata dal borsalino, suo cappello preferito, appoggiato sopra a un pianoforte sistemato alle spalle del fisarmonicista – nel progetto “La misteriosa fisarmonica della regina Loana” Coscia propone al pubblico, in un romantico tentativo di salvarlo dall’oblio, lo straordinario quanto ormai pressoché dimenticato canzoniere popolare italiano del primo Novecento, compreso l’importante repertorio bandistico di cui spesso non si conoscono né titoli né autori delle canzoni. In un suggestivo paragone con la fiamma in possesso della regina del libro, in grado di conferire l’immortalità, a Coscia piace pensare alla sua fisarmonica come a “UNO SCRIGNO MAGICO ATTRAVERSO IL QUALE RENDERE IMMORTALI LE CANZONI”; canzoni, altrimenti, destinate a scomparire.

Nei suoi concerti Gianni Coscia riesce sempre a sintonizzarsi col pubblico, grazie all’approccio ironico e affabulatorio attraverso il quale, tra un brano e l’altro, si produce in affascinanti racconti di vita, monologhi, dialoghi (anche l’interazione fa parte del suo stile) e battute fulminanti. Un esempio, tanto per gradire: riguardo il tango, alla definizione un po’ castigata di “PENSIERO TRISTE CHE SI BALLA” (di Enrique Santos Discepolo), il Nostro, considerando la sensualità espressa da questa forma d’arte, preferisce quella di “MANIFESTAZIONE VERTICALE DI UN DESIDERIO ORIZZONTALE”…

Parole (tante) a parte, quando a parlare è la musica del suo “scrigno magico” il tempo si ferma, e si entra inesorabilmente in una dimensione magica di grande impatto emotivo. La voce della fisarmonica di Gianni Coscia è una carezza dolce che suscita nell’animo di chi ascolta un misto di romanticismo, malinconia, tenerezza e serenità. Un gusto melodico unico e sublime, sempre in punta di dita (solo quattro per mano, nel suo caratteristico stile esecutivo) e senza mai “alzare la voce”, molto simile a quello di un indimenticabile ospite abituale di Umbria Jazz, il grande pianista Renato Sellani (scomparso nel 2014), che con Gianni Coscia ha realizzato il bellissimo album Galleria del corso (2004), al cui interno c’è anche Laura, brano che Coscia ha eseguito nel matinée (il concerto si è svolto a mezzogiorno) perugino. Tra gli altri pezzi, scelti rigorosamente senza seguire una scaletta prefissata ma affidandosi all’ispirazione del momento, alcuni standard di un’Italia che non c’è più come Perduto amore (n cerca di te) e Mille lire al mese, un valzer bandistico senza nome né autore che Coscia ha intitolato Ritratto di mio padre (in omaggio al padre, anch’egli fisarmonicista), l’intramontabile classico jazz Stardust e anche Solitude, brano del Maestro Duke Ellington, tra i musicisti più amati da Eco.

Un’ora e un quarto di grandi emozioni regalate da un artista immune al trascorrere del tempo, ancora in grado di sognare e far sognare, con una poesia come non ce n’è più…

Francesco Vignaroli

Fonte foto Umbria24

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