L’Oro di Napoli alla Casa della Musica Federico I di Napoli

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Debutto in prima nazionale alla Casa della Musica Federico I, il primo gennaio 2019 lo spettacolo L’Oro di Napoli tratto dal romanzo di Giuseppe Marotta e rielaborato da Manlio Santanelli per la regia di Nello Mascia.

 Tra i protagonisti Cloris Brosca, Gigi Savoia, Gianni Ferreri, Rosaria De Cicco, Ciccio Merolla, Ciro Capano e lo stesso Nello Mascia. Uno spettacolo corale dove spesso tutti i protagonisti sono contemporaneamente in scena, rispecchiando la realtà quotidiana di Napoli in cui le vicende individuali vengono vissute dall’intera collettività come proprie: non c’è disavventura personale che non diventi all’istante di tutti. Questo concetto era vero all’epoca dei fatti in cui c’è l’ambientazione, quanto è vero oggi.

Nonostante sia un cast corale comunque ogni personaggio ha una sua boccata di respiro, e non è oppresso in una macina ma mantiene una sua unicità seppur intrecciata sempre a quella di un altro personaggio.

Ma l’Oro di Napoli non è soltanto questa condivisione di eventi, è anche e soprattutto la forza di sopportare le tante vicissitudini, che sono una costante della vita di chi è nato all’ombra del Vesuvio, e che può venire definita con una sola parola: pazienza. Lo spettacolo è un susseguirsi di situazioni grottesche, in grado di alternare momenti drammatici a momenti dedicati a strappare la risata. Come il tradimento della bellissima giovane moglie del pizzaiolo, del fresco vedovo, del boss del quartiere, delle due governarti, del guardaporta e via discorrendo senza voler svelare troppo.

A completare il cast Antonio D’Avino, Giancarlo Cosentino, Giovanni Mauriello, Massimo Masiello, Matteo Mauriello, Roberto Azzurro, Roberto Mascia e Rossella Amato. Le scene sono affidate a Raffele Di Florio mentre i costumi sono a cura di Annalisa Ciaramella.  Di fatto ci sono tantissimi cambi d’abito per quasi tutti i personaggi, nonostante la scena dietro sia sempre la stessa in tutti e due gli atti.

L’umanità non sembra mai essere cambiata, ieri come oggi, tutte le situazioni sembrano ripetersi decennio dopo decennio, cambiando forse i tempi ma mantenendo le stesse dinamiche, favoreggiando il detto “ la storia non cambia, si ripete”. Napoli non sembra poi essere tanto diversa da quegli anni, cosi come i napoletani, le paure, le gioie, le ambizioni, le delusioni son sempre quelle. L’oro non arrugginisce , ecco perché magari è rimasto immutato. Napoli ha gli stessi punti di forza e quelli deboli di quando nel film L’Oro di Napoli Sophia Loren recitava, e questo è l’affascinante peccato di Napoli.  Emblematiche sono le frasi del guardaporte che dipingono Napoli come una città di filosofi, che non vuol dire essere perditempo ma vuol dire dedicare la propria vita all’arte e al continuo ballare e cantare che non sono semplici e meri mezzi di distrazione.  Personaggi che si raccontano evocando qua e là una emblematica partita a scopa: l’interminabile partita che Napoli è costretta a giocare per l’eternità, in passato, presente e futuro, chiedendosi se finirà mai?

Marco Assante

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