In scena al Manzoni dal 10 al 27 gennaio 2019
A breve distanza dallo spettacolo di Mario Perrotta (In nome del padre), al Teatro Manzoni di Milano è raccontato e rappresentato un altro spettacolo che ruota intorno alla figura di un padre. E, anche in questo caso, in un progetto di trilogia (padre, madre e figlio), che della (nuova?) famiglia esplora emozioni e dinamiche.
Nella lettura di Perrotta si mostra l’angosciosa destrutturazione del ruolo paterno e la ricerca confusa di nuovi modi di interpretarlo. Nella pièce di Florian Zeller, invece, la figura del padre è invece in grave crisi per motivi esclusivamente fisici.
Il Padre è infatti la storia di Andrea, un uomo (Alessandro Haber) che mostra i segni sempre più evidenti, anche se intermittenti, di una malattia simile al morbo di Alzheimer.
La vicenda è vissuta e affrontata con grande dolore dalla figlia Anna (Lucrezia Lante Della Rovere), che si trova divisa e lacerata tra l’affetto per il padre e le sue crescenti necessità e l’amore forte e palpitante per il marito.
La intenzione registica esplicitamente dichiarata è quella di mettere il pubblico nella condizione emotiva di un malato di Alzheimer. Le scene sono dunque brevi e spezzettate, pensate come atti unici a se stanti, per riprodurre la mancanza di logica sequenzialità caratteristica di questo stato mentale. Con l’escamotage allucinatorio di far rappresentare il medesimo personaggio da attori diversi (con grande sconcerto e mormorii del pubblico) si restituisce la sensazione di confusione e smarrimento del protagonista. E’ una notevole prova attoriale per Alessandro Haber. Il personaggio infatti percorre un caleidoscopio di sensazioni e atteggiamenti. Brevi momenti di rabbiosa e impotente lucidità, fasi di allegrezza infantile, bui attimi di sconforto smarrito, orgogliose e vane rivendicazioni della propria intatta autonomia, strazianti rese di docilità, entusiasmi adolescenziali per la bellezza femminile. Il tutto in un ossessivo ripetersi di stereotipie, tra tutte lo smarrimento e la ricerca costante dell’orologio, ultimo strumento per orientarsi nella crescente mancanza di riferimenti affidabili.
Lucrezia Lante della Rovere restituisce le sensazioni di dolore, angoscia, impotenza di una figlia che vede sgretolarsi la personalità dell’amato padre ingegnere. E nel contempo deve fronteggiare e tenere conto degli atteggiamenti meno comprensivi e solidali (più lucidi?) del marito, cui è teneramente legata. Una battaglia di vita con chiaroscuri angoscianti, che danno vita anche al sogno/incubo della uccisione del padre (“era come se mi dicesse grazie”).
Il Padre è dunque il racconto di una vicenda tragica, affrontata con leggerezza amara e pungente, con ironia ed empatia nei confronti dello spaesamento del protagonista e delle sue contraddizioni.
Lo spettacolo è in scena al Manzoni dal 10 al 27 gennaio 2019, tappa importante di una lunghissima tourneè che da novembre 2018 a metà aprile 2019 visita con quasi 100 rappresentazioni 40 località diverse, da Asti a Enna. A testimoniare la solidarietà della compagnia con i malati e le loro famiglie, al termine degli spettacoli vengono raccolte donazioni in favore dell’Aima, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer.
Guido Buttarelli