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L.A.E.S. – Napoli Sotterranea: Una discesa nel ventre di Napoli

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Ci sono mille facce e sfaccettature per la città di Napoli, centinaia di storie e leggende e molte di queste hanno in comune il sottosuolo partenopeo. Si celano sotto i palazzi del centro storico miglia di cisterne e cunicoli di collegamento che sono uno spettacolo inaspettato da visitare. Purtroppo non sono conosciuti come ad esempio le catacombe di Parigi, e non tutti gli italiani e soprattutto i napoletani conoscono l’esistenza di questi luoghi magici, eppure bisognerebbe che tutti almeno una volta nella vita scendessero in questi luoghi, oltre per la bellezza artistica anche per capire quanta bellezza ci sia nel sottosuolo e quanto sia intrinseca di storia e gloria la città di Napoli, e lo è sempre stata..

La tradizione di Napoli per le cisterne nasce insieme alla città quando cinquemila anni fa la pietra tufacea presente nel sottosuolo veniva usata per costruire le case. Si vengono a creare così delle piccole cavità e grotte appena qualche metro sotto le strade dell’antica Neapolis( infatti Napoli nasce come colonia greca, di fatto significa nuova città, nuova polis) , sono poi i Romani che decidono di collegare tutte queste grotte per inondarle con le acque del Serino e avere un buon sistema idrico per la fiorente città.

Di fatto fu l’imperatore Claudio ad unire tutti gli acquedotti, partendo dall’attuale Avellino fino ad arrivare a Bacoli, provincia di Napoli, per un’estensione di ben 100 Km.  Dopo i greci e i romani si arriverà direttamente al 1600 con il dominio degli spagnoli su Napoli, ed infine ovviamente ai tempi della seconda guerra mondiale, con Napoli che sarà liberata nel 1943, come dimostrano alcune raffigurazioni all’interno del sotterraneo.  Un vero e proprio viaggio nella storia, all’interno di più epoche ed in una sola città.  Stupendo non trovate?

La LAES (Libera Associazione Escursionisti Sottosuolo) è un’associazione che si propone di valorizzare e di divulgare la conoscenza del sottosuolo napoletano, che rappresenta uno straordinario patrimonio storico e culturale, di una città a due livelli dove l’uno dipende dall’altro. L’associazione, costituita nel 1988, è nata per iniziativa del suo fondatore Michele Quaranta, ed è stata la prima associazione a proporre visite guidate nella Napoli sotterranea. Tutto è iniziato nel giugno del 1979 quando in una cavità sotto un palazzo ai Gradoni di Chiaia si incendiarono tonnellate di segatura e di rifiuti. I vigili del fuoco non riuscendo a domare l’incendio fecero sgomberare tutti i palazzi circostanti. Per giorni cercarono invano un accesso alla cavità in fiamme, fino a quando il futuro primo presidente della LAES segnalò una vecchia scala che era stata murata e che ricordava aver visto da bambino. Venne così trovato il passaggio, spento l’incendio e riscoperto un ricovero antiaereo dimenticato. Questo rifugio capace di ospitare 4000 persone, abbandonato nel periodo postbellico, grazie alla LAES è stato ora ripulito e reso visitabile.

È grazie ad associazioni culturali che in questi ultimi anni che lavorando duramente per rendere di nuovo agibili i cunicoli hanno restituito la possibilità al grande pubblico di poter visitare un pezzo di storia della città interamente scavato nel tufo. Contrariamente a quanto si possa pensare, il tufo non rende difficile la respirazione, anzi risulta essere un ottimo rimedio naturale per le persone affette d’asma e con problemi di respirazione. Sarebbe stato difficile da credere d’altronde che 4000 persone potessero state tutte insieme in posti cosi stretti se fosse stato difficile respirare. I cunicoli ad oggi sono stati anche ampliati e non sono stretti come un tempo, dunque anche persone claustrofobiche potrebbero addentrarsi in quest’avventura.

All’interno di questi cunicoli poi,  si formano figure leggendarie come quella dei Munacielli, gli addetti alla gestione delle cavità. I munacielli hanno inspirato anche Eduardo de Filippo nella sua commedia “Questi fantasmi”, infatti queste figure di notte si muovevano per la grotta arrampicandosi sui vari passaggi. Leggenda vuole che un uomo molto basso per non farsi riconoscere indossasse una mantella bianca e salisse nelle abitazioni per riscuotere i soldi e una volta salito si intrattenesse con la signora per poi scappare via senza farsi trovare dal marito, ma lasciando sempre dei segni per la casa, un po’ come avviene nella commedia di De Filippo.

Le cisterne trovano nuova linfa vitale durante le guerre dove vengono usate come rifugi contro i bombardamenti e durante questo periodo vengono riempite delle testimonianze dell’epoca grazie a incisioni sulle pareti. Finita la guerra poi le grotte subirono il triste destino di diventare discariche di macerie, nascoste agli occhi dei più e perciò ideali. Molti i furti, soprattutto dei vari sistemi igienici ( gabinetti e tubi), in fondo durante la guerra, il furto era lecito. I sistemi igienici poi erano ottimi e collocati sempre vicino agli ingressi, poiché la gente che scappava dalla guerra per trovare rifugio nel sottosuolo, nello scappare gli veniva sempre un bisogno impellente.

Ogni abitazione, nella città di Napoli, poteva attingere acqua dalla cisterna sottostante tramite un pozzo al quale aveva accesso il “pozzaro”, una classe di liberi professionisti che si muovevano con destrezza in questi antri camminando lungo stretti cunicoli e arrampicandosi su per i pozzi grazie a dei fori praticati a distanza più o meno regolare. Giù non arriva l’acqua piovana ma è vera e propria acqua di sorgente e tutti avevano diritto all’acqua, poveri e ricchi ed è questa la cosa bella di Napoli, non vi sono differenze dinanzi a cose cosi importanti.

Una storia che viene dal passato legata alla Napoli sotterranea. E’ l’inverno del 1943, Carmela Montagna 25 anni, capelli lunghi, occhi neri, nelle scale del ricovero di S. Anna di Palazzo, partorisce sua figlia. Dopo il parto, piuttosto che lottare ogni giorno con la paura dei bombardamenti, preferisce vivere sotto Napoli in quel ricovero di guerra a 40 m. di profondità. Dopo sei mesi la piccola vita di Anna fu stroncata dalla broncopolmonite, colpa dell’umidità che sfiora, oggi come allora, il 90%.

Questa collocazione di Napoli sotterranea arriva a ben 40 metri sottoterra e si sta davvero molto freschi e si respira un’aria pura e non rarefatta dall’inquinamento esterno.   Questi sotterranei poi risultano essere i più belli anche grazie alla collocazione, anche ai tempi della guerra, come oggi, via Chiaia era la via degli stilisti, dei ricchi e degli artisti per cui all’interno delle grotte troviamo bellissimi graffiti e scritte che fanno rivivere i sentimenti carichi di speranza e bellezza di quegli anni. I bambini all’epoca erano felici di scendere li sotto, perché sopra non si poteva giocare, c’era la guerra e non vedevano l’ora di scendere li sotto, questa è la purezza dei bambini che non è cambiata mai nel corso del tempo.

Se oggi in superficie troviamo che i ponti subito crollano, vediamo giù la magnificenza di quell’ingegneria, e di come oggi a distanza di 2000 anni e tutta la storia trascorsa siano ancora in buonissimo stato.

Marco Assante

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