Dal 30 gennaio, Giovanna Rei è al Teatro Diana di Napoli insieme a Maurizio Casagrande con lo spettacolo “Mostri a parte”, in tournée dallo scorso novembre. L’attrice partenopea veste i panni di Ursula, moglie del protagonista (Casagrande) e conduttrice televisiva di grande successo, fervente ammiratrice negli anni d’oro della sua carriera, ma oggi è la vera “star” di casa, cosi i ruoli si sono invertiti.
Il modello da cui prende spunto la commedia è indubbiamente un film cult come Frankestein jr. di Mel Brooks, di cui sono chiarissimi i rimandi: l’uso dell’espediente dell’eredità e l’impiego di un personaggio come Federigor, palese discendente del memorabile Igor, interpretato da Marty Feldman.
La pièce, però, non è una vera e propria parodia nel senso stretto del termine è più che altro una satira di tutto il mondo televisivo, facendo delle analogie tra il mondo del cinema e quello del mondo dello spettacolo. Frankestein jr. usava i meccanismi dell’horror classico, parodiandoli, “Mostri a parte” usa, invece, la parodia per criticare e condannare i meccanismi e le logiche dello show business televisivo. Non è dunque un “remake teatrale” ma trae spunto per trarne una storia del tutto nuova.
Con ilarità si racconta il quotidiano, quello che accade in questa società: viviamo tutti per un selfie, un like, per quelle apparenze che ci portano via dai veri valori, dall’essenza di questa vita, come suggerisce poi la canzone che canta Casagrande durante la fine del secondo atto.
E’ inutile fare preamboli, la pièce è una brillante riflessione sull’effimero e spietato mondo dello spettacolo dal punto di vista di una popstar in declino, che ha conosciuto il successo ormai 25 anni fa e mai più trovato. Un testo che fa tanto ridere ma al tempo stesso, induce lo spettatore ad analizzare l’odierna società, dove tutto è ridotto ad un selfie, ai like, dalla smania del successo, a quella vita virtuale che ti allontana dalla realtà, dai sentimenti, dai veri rapporti umani.
Il ritmo incalzante, il tipico humor partenopeo e un pizzico di cinismo sono gli elementi caratterizzanti di una messinscena in grado di far riflettere senza perdere il sorriso, perfetta per passare una serata all’insegna della spensieratezza a cui Casagrande negli anni ci ha abituato da sempre negli anni, ciò si evince soprattutto nel primo atto, molto forte e comico .
Molto forte anche il cast, giovane e pieno di mostri come la vampira, il cane lupo, la bambola assassina e il maggiordomo, che poi altro non sono che uguali ai personaggi televisivi odierni, in una sorta di critica cinica e divertente, i personaggi si incastrano perfettamente nel plot dello spettacolo
Il lieto fine è per le favole non per le storie vere e alla fine sulle note di “Thriller” di Michael Jackson troviamo la scritta sullo schermo “e tutti i mostri vissero felici e contenti” che però, vuole essere uno sprone “ricercare l’altra parte di noi stessi, quella pura e vera, per essere davvero felici”.
Marco Assante