“Posso lasciare il mio spazzolino da te?”, la black comedy di Massimo Odierna

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In scena dal 18 al 20 febbraio 2019 al Teatro de’ Servi di Roma

Cari lettori del Corriere dello Spettacolo,

oggi vi parleremo dello spettacolo teatrale “Posso lasciare il mio spazzolino da te?” in scena dal 18 al 20 febbraio al Teatro de’ Servi di Roma. Si tratta di una black comedy scritta e diretta da Massimo Odierna con quattro giovani e bravi attori: Martina Galletta, Luca Mascolo, Alessandro Meringolo, Luca Pastore. Uno spaccato di attualità che racconta il problema della disoccupazione giovanile con tutto ciò che inevitabilmente ne deriva, inquietudine, malessere, disperazione. Il tutto sotto una sapiente e mai banale regia. Un’aspirante attrice che lavora come badante si finge in dolce attesa per farsi sposare dal suo ragazzo disoccupato. Intrighi, equivoci, colpi di scena, meta teatro si traducono nello spettatore in risate e riflessioni amare su quella che sembra essere una realtà lontana ma che invece è quanto mai tangibile. Un mondo in cui ai giovani non interessa il futuro perchè non sanno cosa sia, l’incubo di vivere in una eterna precarietà con la frustrazione di non poter avere un lavoro dignitoso. Interessante la figura del medico della peste che sembra proteggersi dal baratro e esorcizzare il male con la sua maschera apotropaica.

“Posso lasciare il mio spazzolino da te?” fa parte di una trilogia del disagio, intitolata “Disalogy”, cui appartangono  anche lo spettacolo “Toy Boy”,  in scena a Roma il 16 e 17 marzo al Teatro Piccolo di Pietralata e  “Signorotte”, in cartellone dal 2 -5 maggio, sempre nella Capitale, allo Spazio18B. «Esiste per tutti un momento di crisi e di disagio — spiega Massimo Odierna — nel quale l’individuo si confronta con se stesso, con le proprie fobie e con il proprio tempo, in un’ epoca che sembra paralizzata e figlia dell’ ignoto. Disagio, però, vuol dire anche ironia, cinismo, eccesso, tutti aspetti che i personaggi della trilogia traducono con un linguaggio grottesco, sopra le righe ed esasperato, esso si trasforma dunque in linguaggio teatrale.»

Claudia Conte

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