AL Teatro Sala Umberto di Roma, dal 5 al 17 marzo 2019
Sul glorioso palco del Teatro Sala Umberto, dal 5 al 17 marzo, Enzo Iacchetti ha portato il suo Libera nos Domine, uno spettacolo che, voglio dirlo, è stato un po’ snobbato da chi usualmente scrive di teatro. Non lo è stato affatto dal pubblico che, e ne sono testimone diretto, anche in una giornata più difficile come potrebbe essere la pomeridiana del mercoledì pomeriggio (solitamente caratterizzata da un’età media molto alta), si è lasciato trasportare dal cuore dell’ “Enzino” nazionale. Eh si, perché a parte il fatto che lo spettacolo, nello stile del teatro canzone alla Gaber (per capirsi), è veramente bello, curato, coadiuvato da una tecnologia sorprendente, quello che si percepisce in sala è la sincerità, il cuore, l’entusiasmo e l’emozione di Enzo Iacchetti, che a tratti quasi non riesce a gestire, ma ci piace così. Energia pura è lo scambio tra lui ed il pubblico, che lo sostiene e lo incoraggia e si lascia a sua volta trasportare ben oltre il tempo dichiarato all’inizio dello show. L’autore, attore, conduttore e cantante di Castelleone (provincia di Cremona) ci mette il cuore e si capisce molto bene. Lo avevo capito già quando vidi un altro suo bello spettacolo sempre a Roma, qualche anno fa, “Chiedo scusa al Sig. Gaber”. Detto questo, non si capisce davvero questo snobismo nei suoi confronti. Iacchetti, con Libera nos Domine, affronta scherzando, ma nemmeno poi tanto, tematiche che sente fortemente e delle quali, volenti o nolenti, siamo tutti prigionieri. Lo fa con passione, con evidente sincerità e se non si è d’accordo su qualcosa, su qualche affermazione, non si può non riconoscere che le domande a cui tenta di rispondere, in ultima analisi con l’aiuto del Padreterno, sono spesso le nostre. Quesiti che fanno anche male e a cui forse la risposta è in un nuovo umanesimo, chissà. Non mancano le canzoni, belle, appropriate, qualcuna mai ascoltata prima, e videografie fantastiche, mozzafiato, di rara bellezza. Non manca, soprattutto, la voglia di comunicare, rabbiosa e delicata allo stesso tempo, appassionata e ironica, del suo interprete. Vera, che non termina con la chiusura del sipario ma prosegue nell’abbraccio affettuoso col suo pubblico dopo lo spettacolo. Fosse questa la risposta alle tante domande? Si, a me questo Iacchetti e questo spettacolo è piaciuto tanto e voglio dirlo.
Paolo Leone