Salvatore Esposito, l’attore napoletano conosciuto al grande pubblico per il ruolo di Gennaro “Genny” Savastano nella serie TV Gomorra, torna al cinema con il film L’eroe.
Opera prima del regista romano Cristiano Anania, il film è un noir che in un clima di costante tensione, svelerà un oscuro crimine. Dal 21 marzo al cinema distribuito da Mescalito Film. Classe 1985, Cristiano ha alle spalle una gavetta come assistente di alcuni registi e la realizzazione di molti corti, in particolare Pollicino, apprezzato dal circuito festivaliero internazionale.
Qui Anania si occupa di regia, soggetto e sceneggiatura e, nonostante le ristrettezze del budget, per il suo debutto ha potuto contare sulle interpretazioni di un gruppo di attori di talento, in primis Salvatore Esposito nei panni del protagonista e Cristina Donadio in quelli della nonna del bambino rapito.
Sebbene i due attori siano tornati insieme dopo Gomorra, aspettatevi qualcosa di molto diverso dal prodotto di enorme successo mandato in onda su Sky.
La trama racconta di Giorgio, ovvero un mediocre ma ambizioso giornalista trentenne. La sua vita cambia bruscamente quando il direttore del giornale decide di trasferirlo in una redazione di provincia. Proprio quando crede di aver trovato la sua nuova dimensione di vita, il direttore del giornale annuncia a Giorgio il suo licenziamento. Solo lo scioccante rapimento per mano di ignoti del nipote della più importante imprenditrice locale restituisce a Giorgio il suo lavoro di corrispondente. L’intero paese si mobilita alla ricerca del “mostro”.
L’idea del film nasce dalla necessità di raccontare una storia, allo stesso tempo realistica e metaforica, che tratti del rapporto sempre più malato e perverso generato dalla costante ricerca di informazione nella società contemporanea. Questo crescente ed inarrestabile meccanismo di “alimentazione” onnivora degli eventi ha generato una reale esplosione della domanda alla quale il mercato ha dovuto sopperire ampliando considerevolmente la propria offerta per soddisfare ogni tipo di richiesta. Oggi le notizie sono ovunque intorno a noi, e poco importa che esse siano attendibili, verificate o veritiere, l’importante è cibarsi dell’avvenimento per placare la dipendenza. Tutto questo crea dei mostri disposti a tutto, e inventare ogni cosa pur di avere del profitto personale e quei famosi 15 minuti di fama di cui parlava Andy Warhol e che oggi sembra essere più attuale che mai nei tempi attuali con l’avvento di tutte le nuove tecnologie. I nostri miseri interessi personali travolgono etica e morale, allontanandosi da ‘ciò che è giusto solo per ricavarci qualcosa.
Il mostro viene sbattuto con infamia in prima pagina, indagando con colpevolezza lo stile di una esistenza da rinnegare. L’opinione pubblica ha per istinto innato il bisogno di creare mostri ed eroi. I “mostri” ci rassicurano sul nostro essere persone migliori. Gli eroi, invece, servono a ristabilire l’equilibrio nella morale scalfita, affinchè tutto torni alla “normalità”. Questo è il meccanismo dove vittima e carnefice sono creati apposta per far sopravvivere e durare il meccanismo macabro e perverso.
Marco Assante