James La Motta: una vita contro la violenza

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James La Motta è un regista cinematografico e teatrale. Il suo impegno si rivolge in particolar contro la violenza di genere, il femminicidio, il bullismo… contro tutto quello che derime la libertà dell’essere umano. Questo lo racconta in Abused Child, come del resto in altri suoi lavori ed eventi…

Ciao James, dopo un po’ di tempo ti ritroviamo con alcuni nuovi progetti. Cominciamo da “Abused Child”… di cosa si tratta?

Ciao, ben ritrovati e grazie sempre di interessarvi ai miei progetti. Abused Child è un cortometraggio nato e girato nel 2017 a Matera con protagonista Anna Soares De Oliveira. Da allora ha raggiunto due carpet fuori concorso a Venezia e Roma; è stato poi finalista a Ferrara per il Ferrara Film Festival del corto, senza parlare poi di altre soddisfazioni, ma oggi è anche parte integrante di un progetto dal titolo Myself. E’ un corto denuncia contro la violenza di genere e sulle donne, non trascurando l’aspetto di uno short, usato anche come esperimento sociale, in cui vediamo una ragazza scalza che piange, stando in pieno centro, in agosto, a Matera. Inquadrandola con camera nascosta, la reazione della gente è stata che nessuno, ripeto nessuno si è mai fermato ad aiutarla. Pertanto Abused Child è diventato l’emblema e simbolo con cui porto avanti il mio impegno nel sociale, per esortare i giovani e non alla denuncia. Infatti con questo Short Movie, oltre a fare le proiezioni di rito, nei classici festival siamo arrivati ormai a circa 100 proiezioni tra spettacoli, convegni e workshop nelle scuole, dove proprio lì ho capito che bisogna far leva sui giovani. Infatti dopo le proiezioni molti ragazzi, come da progetto, sono coinvolti in un dibattito interattivo e 9 volte su 10 esce un caso di violenza… E la cosa aberrante è che la statistica è altamente veritiera.

Tu sei molto vicino alle tematiche del femminicidio e del bullismo, come le tratti filmicamente?

Filmicamente o teatralmente queste tematiche mi piace rappresentarle con testi potenti, ma senza alcuna didascalica violenza, perché per me la potenza è in uno sguardo, un occhio o addirittura in un silenzio lungo e assordante. E mi piace soprattutto fare un training con gli attori che poi vanno ad interpretare il determinato ruolo. Infatti io credo che sia molto più forte e che arrivi molto di più un corpo seminudo chiuso in se stesso che sussurra ripetutamente una battuta piuttosto che un urlo o un uomo che schiaffeggia una donna. La mia rappresentazione di cinema e di tali argomenti si racchiude in tre regole: mai didascalica, non violenta e credibile. Non mi interessa una bella recitazione, a me interessa quanta emozione si trasmette. Con me non si recita, ma si è. Cinema e verità senza i classici metodi…

Che cosa si potrebbe fare in concreto per risanare questi problemi che attagliano la nostra società?

D’istinto ti risponderei come una bambina di un corso che avevo in una scuola elementare: se potessi avere una bacchetta magica trasformerei tutti i cattivi in buoni. Penso che la linea che stiamo assumendo con le scuole con progetti come lo spettacolo  Myself, l’interazione e il parlare con i giovani, ma soprattutto ascoltarli sia buona cosa. Nel concreto io credo alle class_action e che le istituzioni, i centri antiviolenza, le leve competenti per tematiche del genere, dovrebbero unirsi di più, essere presenti nell’azione e meno nel presenzialismo da scoop o da articoli di giornale per finire in prima pagina… L’ascolto per me è fondamentale e penso che insegnando ai ragazzi una giusta comunicazione si eviterebbero molti atti di violenza.

Tu conosci da vicino Fabiola Bacci…

Con lei ho condiviso eventi che mi hanno portato a conoscerla molto bene e sensibilmente parlando siamo molto uniti. Una mamma che ha sofferto e sta soffrendo ancora tantissimo per quello che è accaduto a sua figlia Jennifer Sterlecchini. Si tratta di un fatto ormai di cronaca che parte da Pescara, luogo dell’accaduto, e finisce nelle aule dei tribunali. Fabiola è una madre leonessa ed è riuscita a raccogliere circa 40 mila firme e con la proposta di legge è riuscita a portare all’attenzione degli enti competenti “La proposta di legge per la certezza della pena”.

Per il resto, hai altri progetti per il futuro?

Per il futuro, spero di fare diventare Abused Child uno spot contro la violenza – dopo essere stato non più tardi di un mese fa al Senato della Repubblica per proiettarlo in un convegno, riscuotendo il giusto apprezzamento. E nell’immediato farò due eventi: uno il 14 Giugno a casa mia a Napoli, con una serata contro la violenza in tutte le sue forme, dove Fabiola sarà con noi proprio per dire “Un No alla Violenza”, evento che vede coinvolte con me tante associazioni. Il secondo sarà il 21 Giugno. Si tratta di uno spettacolo teatrale in collaborazione con Onda Web Radio, radio che è sempre in prima linea per il sociale, e con il Corriere di Pianura: una testata locale che divulga da tempo le iniziative che facciamo. E poi sarò via 2 mesi per realizzare altri corti. Concludo ringraziandovi ancora per la vostra disponibilità.

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