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Carmen: vita e morte di una donna libera. Va in scena a Trieste la magnifica opera di Bizet, resa al meglio nella sua drammatica potenza

Data:

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi, dal 21 al 29 giugno 2019

La storia di Carmen è la cronaca di un femminicidio.

L’idea è presente in modo esplicito sia nell’attento libretto di Henry Meilhac e Ludovic Halévy, sia nella magnifica partitura di Georges Bizet ma ora, finalmente, abbiamo le parole per dirlo.

Davvero accurato il nuovo allestimento con cui si conclude in grande stile la fortunata stagione dell’Ente Lirico triestino. Realizzato in coproduzione con la Kitakyūshū City Opera, si avvale della presenza del Coro “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” diretto dal M° Cristina Semeraro e delle coreografie di Morena Barcone. Belli i costumi di Svetana Kosilova.

La bella e vivace regia di Carlo Antonio De Lucia, autore del disegno luci e, con Alessandra Polimeno, di una scenografia lineare ed essenziale, lo mette in evidenza con chiarezza fin dall’inizio, quando nel primo atto Carmen (Ketevan Kemoklidze: 21, 23, 25, 29/VI, Katarina Giotas: 22, 27/VI) passa in rassegna i soldati, tutti in speranzosa attesa di essere da lei scelti: don José (Gaston Rivero: 21, 23, 25/VI, Dario Prola: 22, 27, 29/VI) seduto di lato, pulisce con calma, lentezza e cura esasperanti la propria spada e sembra incurante di quel che sta accadendo, ma scatta immediatamente di fronte alla provocazione della donna, la giudica sfrontata, la definisce strega, si considera salvato dalla lettera della madre, portata da Micaëla (Ruth Iniesta: 21, 23, 25, 27/VI, Miyuki Shirakawa: 22, 29/VI), in cui l’anziana donna gli raccomanda di comportarsi bene per poter così avanzare di grado e sposare poi la giovane messaggera, inizialmente oggetto delle attenzioni di Moralès (Clemente Antonio Daliotti), collega del soldato.

Ciò che fin dall’inizio José vuole distruggere, con costanza mascherata da un sentimento che sembra essere amore, è la luminosa forza della natura libera e indomabile di una donna, Carmen, da cui è attratto ma che al contempo disprezza perché incarna con evidente e vitale prepotenza tutto ciò che lui non è in grado di essere. La sua non è gelosia verso Zuniga (Fulvio Valenti), il comandante gradasso e farsesco, ma morboso desiderio di controllo e il possesso, ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenerlo, anche ad uccidere.

Grazie alla direzione limpida e pulita del M° Oleg Caetani, in felice sintonia con l’intelligenza registica di De Lucia, i tanti aspetti della vicenda, carica di contrapposizioni e di chiaroscuri, semplici ed evidenti, privi di qualsiasi ambiguità sono stati messi in luce con trasparenza dall’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, dando spazio agli equilibri interni ad entrambi i cast costruiti con cura sulla personalità artistica delle due protagoniste.

Se l’energia irrefrenabile di Carmen, intorno alla quale tutto e tutti loro malgrado indistintamente ruotano, nella prima rappresentazione è più contenuta risultando a tratti quasi aristocratica, nella seconda esplode in tutta la sua provocatoria e perturbante evidenza; di fronte ad essa, è impossibile restare indifferenti.

La donna, zingara intesa nel senso più nobile del termine, è sola per scelta, si accompagna solo se vuole e non ne fa mistero. Non si adegua mai per convenienza, ma per convinzione. Consapevole delle conseguenze di un tale comportamento, non soltanto è disposta ad accettarle senza compromessi, ma va loro incontro, scontrandosi a viso aperto con un destino annunciato.

Non a caso, forse l’unico a comprenderla nel profondo è Escamillo (Domenico Balzani: 21, 23, 25, 29/VI; Alexey Zhmudenko: 22, 27/VI),  che per mestiere affronta il pericolo nello scontro con il toro nell’arena, simbolo della lotta all’ultimo sangue con l’indomabilità della natura. Lui sì, uomo dotato di forza interiore, capace di accettarla per quella che è, sarebbe stato in grado di amarla davvero e di rispettarla, da pari a pari.

Nell’opera di Bizet emerge con naturalezza anche una fine analisi psicologica del comportamento della gente comune, che assiste senza intervenire all’inesorabile evoluzione della tragedia e qui evidenziato: nulla infatti fanno i soldati o le sigaraie, né i contrabbandieri (ben interpretati dal Coro della Fondazione Lirica Giuseppe Verdi preparato dal M° Francesca Tosi); ben poco gli uomini a lei più vicini, Le Dancaïre (Carlo Torriani) e Le Remendado (Motoharu Takei); soltanto le due amiche, Frasquita (Rinako Hara) e Mercédès (Federica Carnevale), sono sinceramente preoccupate e cercano invano di proteggerla.

La gelosia nei confronti di Escamillo, divenuto il suo nuovo amante, è soltanto una scusa. Carmen e José appartengono a mondi diversi e inconciliabili: la libertà, quella vera, non si può domare se non annientandola, perdendo così irrimediabilmente le possibilità, unite ai rischi, che essa offre.

Paola Pini

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi
dal 21 al 29 giugno 2019
Carmen
Musica di  Georges Bizet
Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
dalla novella omonima di Prosper Mérimée
Spettacolo in lingua originale con sopratitoli in italiano e inglese
Maestro Concertatore e Direttore Oleg Caetani
Regia e luci Carlo Antonio De Lucia
Scene Carlo Antonio De Lucia e Alessandra Polimeno
Costumi Svetlana Kosilova
Coreografie Morena Barcone
Maestro del Coro Francesca Tosi
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
in coproduzione con la Kitakyūshū City Opera
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Con la partecipazione del Coro “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” diretti dal Maestro Cristina Semeraro
Personaggi e interpreti
Carmen: Ketevan Kemoklidze (21, 23, 25, 29/VI), Katarina Giotas (22, 27/VI)
Don José: Gaston Rivero (21, 23, 25/VI), Dario Prola (22, 27, 29/VI)
Escamillo: Domenico Balzani (21, 23, 25, 29/VI); Alexey Zhmudenko (22, 27/VI)
Micaëla: Ruth Iniesta (21, 23, 25, 27/VI), Miyuki Shirakawa (22, 29/VI)
Frasquita: Rinako Hara
Moralès : Clemente Antonio Daliotti
Mercédès: Federica Carnevale
Zuniga: Fulvio Valenti
Le Dancaïre: Carlo Torriani
Le Remendado: Motoharu Takei
Photo Credit: Fabio Parenzan

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