Notice: A non well formed numeric value encountered in /web/htdocs/www.corrieredellospettacolo.net/home/wp-content/plugins/td-social-counter/shortcode/td_block_social_counter.php on line 1176

“Il ritratto negato”. Libertà all’Artista, libertà all’Arte

Data:

Il cinema polacco, forte di una tradizione legata alla famosa scuola Leon Schiller di Łódź, ci regala spesso film che sono dei gioielli di arte, tecnica e contenuto.
Dopo l’ultimo film visto, Cold War, diretto da Paweł Pawlikowski che sfortunatamente non si è aggiudicato l’Oscar 2019 per il Miglior Film Straniero, è uscito da poco nelle sale Il Ritratto negato – Powidoki- del regista Andrzey Wajda, suo è anche il soggetto mentre la sceneggiatura è di Andrzej Mularczyk.

Wajda punta il suo sguardo di Autore cinematografico sull’immagine dello squallore e dell’inutilità del realismo socialista, sul diritto dell’artista a creare liberamente, senza imposizioni, divieti, censure, minacce. E’ un appello alla libertà, un memento per tutti.
E’ il suo ultimo film, la sua eredità artistica, è il suo straziato ricordo di un passato personale e pubblico che lo ha accompagnato fino alla morte, avvenuta un mese dopo la presentazione del film nel settembre 2016 al Toronto Film Festival. Ci sono voluti ben tre anni prima che avessimo il piacere di vedere il film (immagino non trovasse distributori dato il suo ancor oggi delicato e difficile tema, come se quei tempi, quelle storie, quello squallore intellettuale, quella ottusa ideologia in cui si è trasformato il comunismo, dopo i tempi eroici e speranzosi della rivoluzione, debbano rimanere un retaggio del passato, da relegare in un cassetto o da tirare fuori a piccole dosi per non “disturbare” qualche nostalgico che ancora vaga per i salotti, le piazze, il mondo politico, più o meno travestito da qualcos’altro).
Il film è la biografia del polacco Władysław Strzemiński, pittore e teorico dell’arte che, nella Polonia sovietizzata del dopoguerra, viene cacciato dalla Scuola d’arte di Łódź dove insegna, la sua sala neoplastica installata nel Muzeum Sztuki nel 1948, è rimossa nel 1950 da Włodzimierz Sokorski, ministro della cultura del Partito polacco dei lavoratori, perché l’Artista si rifiuta di allinearsi all’estetica del realismo socialista, l’unica forma di arte permessa dal regime dittatoriale.
Aiutato dai suoi fedeli allievi, tra cui spicca Halina Ołomucki, una sopravvissuta ai campi di sterminio, é costretto a trovarsi un lavoro qualsiasi per continuare a sopravvivere, ma soffre di tubercolosi e la sua invalidità fisica, ha perso una gamba e un braccio durante la Prima Guerra Mondiale, e il suo continuo e coerente rifiuto ad allinearsi a un’arte fatta solo per esaltare l’ideologia al potere, rendono la sua vita una lenta discesa agli inferi.
E’ costretto perfino a leccare il piatto dove la sua padrone di casa gli ha prima versato la minestra, ma che poi, dopo aver saputo che il pittore non ha di che ripagarla, gliela porta via da sotto il naso.
E così gli rimangono solo le briciole, dopo una vita dedicata all’arte.
Il film, la cui ricostruzione d’epoca è talmente accurata che quasi proviamo angoscia, come se fossimo catapultati in quel periodo storico, in quelle povere case, negli uffici severi, nella scuola d’arte che si anima grazie alle lezioni del professore, negli ospedali che sembrano lebbrosari. E il suo raccontare la vicenda di Władysław Strzemiński è però misurata, mai urlata, mai esagerata, non casca mai nell’autocommiserazione e anche la recitazione del protagonista, Bogusław Linda sta tutta nell’intensità del suo sguardo d’ artista quando si posa sulle cose, sugli esseri umani, sulle situazioni, su quello che l’uomo “normale” non vede, per catturare le “immagini residue”, Powidoki, ovverosia tutto ciò che rimane nell’occhio umano dopo che la realtà si è dissolta per lasciare il posto alla verità. Ma in mezzo a tanta silenziosa disperazione, ecco che all’improvviso Wajda ci regala scene di una grande poesia e impatto visivo e drammatico, tanti fuochi accesi sulla neve, come quando l’ombra rossa di un gigantesco ritratto di Stalin dipinto su tela e che sventola per la strada durante una parata, invade la stanza di Strzemiński che sta dipingendo. E’ come un presagio, un ricordare quello che succederà, dopo.
O quando dal letto di ospedale chiede di andarsene perché deve fare una cosa importante.
Prenderà un mazzo di fiori bianchi, quelli che gli ha regalo Halina, li metterà in una bacinella piena di tempera blu e poi con quegli stessi fiori ora del colore degli occhi di sua moglie defunta, li porterà sulla sua tomba, trascinando le sue stampelle sulla neve. Una scena che non cade mai nel sentimentalismo, mai nel cliché, è semplicemente di una disarmante e semplice bellezza.
E il suo corpo per terra, tra un ammasso di manichini, come se anche lui si fosse trasformato in uno di loro, senza più vita e senza più parole, senza più sofferenza, è un’ immagine che difficilmente dimenticheremo.
Il film è una sequenza di immagini residue su quello che era la Polonia del dopo guerra, che dal tallone nazista verrà schiacciata da quello comunista, una nazione che ci ha regalato grandi artisti, registi, musicisti,poeti, uomini politici, perfino un Papa. Un Papa che ha sconfitto un mostro e a cui dobbiamo essere tutti grati.
Wajda, con questa opera che conclude la sua carriera, ci chiede, con l’umiltà, il talento e il coraggio che l’hanno sempre contraddistinto, di non dimenticare mai, perché dimenticare vuol dire vivere nell’indifferenza, e morire senza alcun pentimento.

Daria D.

Titolo originale
Powidoki
Paese di produzione
Polonia
Anno
2016
Durata
98 min
Genere
biografico
Regia
Andrzej Wajda
Soggetto
Andrzej Wajda
Sceneggiatura
Andrzej Mularczyk
Fotografia
Paweł Edelman
Montaggio
Grazyna Gradon
Scenografia
Marek Warszewski
Interpreti e personaggi
Bogusław Linda: Władysław Strzemiński
Bronisława Zamachowska: Nika Strzeminska
Zofia Wichłacz: Hania
Krzysztof Pieczynski: Julian Przybos
Mariusz Bonaszewski: Madejski
Szymon Bobrowski: Wlodzimierz Sokorski
Aleksander Fabisiak: Rajner
Paulina Galazka: Wasinska
Irena Melcer: Jadzia
Tomasz Chodorowski: Tomek
Filip Gurlacz: Konrad
Mateusz Rusin: Stefan
Mateusz Rzezniczak: Mateusz
Tomasz Wlosok: Roman

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati